Era successo in una delle mie solite mattine incasinate, una di quelle in cui afferri distratta giacca, cappuccino e tracolla dopo una sistemata quasi decente ai capelli.
Il tempo era sempre stato un tiranno, imperdonabile, non bastava mai e il prezzo era stato quasi sempre sacrificare la vita privata per la vita lavorativa.
Quando gli scrittori avevano le stagioni, io avevo i mesi, i giorni, le ore, i minuti e i perfino i secondi. Sentivo che nessuno avrebbe capito i miei stati d'animo, i miei sbalzi di umori, le mie incazzature, a parte me. Insomma io ero quella della luna storta, della giornata storta e delle storte che continuavo a prendere per le vie di Manhattan.
Solitamente alle otto del mattino ero già fuori casa e il mio rientro non era mai prima dell'ora di cena. L'unico lusso che ancora mi concedevo erano i miei bagni caldi al profumo di mirra e vaniglia, i miei adorati sigari, un bicchierino di acqua all'arancia francese e infine la tappa al supermercato ogni sera , anche se questo più che un lusso era una necessità .
La mia paura di cadere ancora una volta nell'amore mi teneva lontano da qualunque coinvolgimento emotivo, qualunque. Stavo alla larga dagli uomini sebbene non demordessero mai nei loro inviti, nelle loro proposte, e in certe dichiarazioni nei miei confronti che se non fossero state d'amore sarebbero sembrate d'horror...
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Le storie di Vladlena Cékova
Science Fiction"...La mia pelle era diafana, le mie gote rosse purpuree , i miei capelli nero ebano. So a chi starete pensando. E in effetti come la fanciulla dalla mela avvelenata anche io parlavo agli animali. Ma dimenticate pure la scena del bosco incantato, d...