2.17

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Al tocco leggero e sicuro di quella mano trasognai. Conoscevo quella voce, la voce di George Burt Boston. Ricordo ancora il primo incontro col commerciante che barattava a un tavolino rendez-vous di un certo tipo. Era un tardo pomeriggio e avevo appena finito il mio turno di lavoro. Infreddolita e bagnata dalla pioggia torrenziale che batteva violentemente sulle strade di Manhattan entrai nei locali del Cider Cafè. Il mio trench e i miei capelli erano gocciolanti. Era sempre così, finiva sempre per piovere quando non avevo con me un ombrello in borsa . Tolsi l'impermeabile e presi posto su una della panche di legno che arredavano la caffetteria. Era un posto caldo e accogliente, non molto grande, dove ingialliti ritagli di foto immortalavano personaggi famosi occupando centimetro dopo centimetro le pareti . Ci passavo spesso prima di tornare a casa la sera per liberare la mente e aggiungere nuovi e interessanti spunti all'ultimo caso a cui stavo lavorando.

Insieme alla specialità della casa , il sidro di Erik, c'era sempre dell'ottima musica di sottofondo, il jazz. "Vladlena è sempre un piacere averti qui."-"Grazie Erik ."-"Stai colando, ti preparo subito una tazza di fuoco di Ceylon , un infuso dal sapore piccante e dolce allo stesso tempo che i nativi d'America usavano per riscaldarsi." Ah i Nativi ... avevano sempre una soluzione per tutto pensai. Presi dalla mia ventiquattrore in cuoio la mia agenda per organizzare gli impegni settimanali al Dipartimento, quando il rumore delle perline dell'acchiappasogni appeso alla maniglia della porta d'ingresso catturò la mia attenzione. Un uomo sulla trentina in completo beige si sedette proprio di fronte a me puntando il suo sguardo verso la mia camicetta in stampa fiorita.

"Ciao George ti preparo il solito?" Erik lo accolse come era solito fare ,con estrema gentilezza e un delizioso sorriso. -"Sì, un Nero per me." Erik si premurò a servirgli un calice di nettare degli Dei dal corpo fluido e rosso brillante , morbido e vellutato, preoccupandosi di lasciare la bottiglia sul tavolo. Il suo portamento era eretto. Appoggiò la schiena sulla poltrona e scivolò con il bacino verso il tavolo. Poi divaricò le gambe senza mai allontanare da me il suo sguardo. Sbottonò la camicia e allentò il nodo della sua cravatta. Portava al mignolo un anello d'oro, i capelli castani lunghi e lisci erano raccolti a entrambi i lati. Le sue labbra erano carnose. Abbassai lo sguardo per non ascoltare quello che gli occhi di quell'uomo continuavano a dirmi e a chiedermi e ritornai al mio organizer. I suoi occhi fissi carichi di lussuria mi distolsero più volte dalla mia lettura.

"Erik ?"-" Sì, George. "-"Chi è quella?"-" Ah Vladlena dici? La dottoressa lavora per il Dipartimento di Polizia di Manhattan. Uno zuccherino, ma sta attento quando vuole sa anche graffiare. "-" Vedremo. "Se c'era una cosa che più m'infastidiva era essere contemplata così lascivamente da uno sconosciuto . Mi faceva sentire un oggetto, una bambolina nelle mani degli uomini e dei lo sporchi giochetti , non lo sopportavo.

Mi avvicinai con disinvoltura al bancone . "Chi è quell'uomo Erik?" Domandai rovesciando sulla tazza il tè. Erik sbottò in una risata. -"E' George Burt Boston un commerciante che lavora per una famosa casa di cosmetici francese, amante del vino e delle belle donne. Viene qui quando finisce il suo giro per i clienti a fine giornata per abbandonarsi ai vizi e al piacere."-" Mi sta puntando da quando è entrato. "-"Non smetterà di farlo fin quando non ti porterà ad andare da lui al suo tavolo."-" Ho intenzione di rilassarmi e di finire in pace il mio tè senza essere fissata in quel modo . Se è questo che vuole ci andrò." Lasciai Erik alle mie spalle e mi diressi verso il tavolo dell'uomo che vendeva bombolette e shampii sotto il buon nome della Francia.

"La smetta." Il suo sguardo si discostò finalmente da me posandosi sui dipinti ad olio affissi alle pareti. Il suo profumo parlava di lui, della sua arroganza e delle sue manie per il controllo . -"Sono fantastici non trova dottoressa?"Sorrise in silenzio frugando con gli occhi nella mia bocca. " La smetta le ho già detto. -"Non sto facendo niente". Disse e rise di malizia lanciando furtivamente occhiatine alle trasparenze della mia camicetta intrisa dalla pioggia.-" Le ho detto che deve piantarla. -"Solo se lei accetta di venire a letto con me stanotte." Risposi alla sua insolenza di maschio dominante , all'antica, con uno schiaffo.-"Non si permetta mai più dottoressa Cékova . "Vidi negli occhi di quell'uomo così tanta rabbia che sentii il mio sangue goccia a goccia farsi ghiaccio. -"Si è fatto tardi è meglio che vada adesso."-" E'stato un piacere anche per me Vladlena conoscerti ..."

Mi volsi e ritrovai quello sguardo, lo stesso di sempre. L'aspetto di figlio di Puttana non l'aveva mai perso. " Boston che diavolo ci fai qui?Sei nei guai?"-" Mi serve un posto per dormire solo per stanotte. Qualcuno è entrato nel mio appartamento."-" Come al solito non mi dirai nulla non è così?"-" Sì. La Polizia deve stare alla larga da me. -"Io non sono la Polizia, Boston."-"Lo so Vladlena, anche per questo sono qui." Rispose accarezzandomi prima le labbra poi il viso.-" Dannazione Boston sparisci e riappari."-" Sei l'unica persona al mondo di cui mi fidi Vladlena."-" D'accordo entra pure".

Era inutile , George Boston non mollava mai e otteneva sempre tutto ciò che voleva senza pensare mai troppo alle conseguenze...

Le storie di Vladlena CékovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora