Era la stagione degli Yankees, quando lo stadio si popolava dei suoi tifosi, i parchi pubblici di turisti e le piscine di bagnanti , la più bella dove si poteva respirare la vera essenza della metropoli.
D'estate New York si vestiva di verde, i cieli erano blu elettrico e il vento odorava di concerti. L'afa era una di quelle cose che più delle altre marcava la differenza tra il mio paese d'origine, la Russia, e il Nuovo Mondo. Avevo cambiato colore alle mie tende , riempito il frigo di cibi e bevande che oltre a idratare dissetavano e avevo potenziato il mio sistema di raffrescamento radiante a pavimento in modo che chi entrasse nel mio appartamento provava una sensazione simile a quella che si poteva sentire quando si scendeva in cantina dove le pareti avevano una temperatura inferiore a quella esterna.
Tirai sù i miei capelli appuntandoli con uno dei miei bastoncini di legno che collezionavo insieme alle matite e i segnalibri provenienti da ogni parte del mondo . Puntai il dito verso il mio acquario. La bocca a ventosa di Ares, il maggiore dei miei Plecostomus, lo seguì muoversi prima a destra poi a sinistra. Avevo battezzato tutti i miei pesci con i nomi delle più grandi divinità ed eroine della Magna Grecia. Zeus era il più grande dei miei Piranha seguito da Poseidone, Dionisio ed Achille l unico albino. Le femmine invece si chiamavano Afrodite, Era, e Persefone. Infine Ade, Diana e Atena.
La voce del promemoria impostato mi ricordò del mio appuntamento preso nel pomeriggio con il mio istruttore di jet ski per circumnavigare l'intera Manhattan in sella a potenti moto d'acqua. Per cui terminai di sorseggiare il mio latte di mandorla e mi recai alla cabina armadio. Se avessi indossato degli shorts troppo corti probabilmente il sedile della mia Caterina mi avrebbe ustionato per cui optai per dei pantaloni morbidi in lino e una camicetta leggera.
Mi ritrovai a fissare il mio corpo nudo allo specchio. La bambina paffutella che scorrazzava a piedi scalzi era diventata donna. Le mie forme cadevano morbide come due grandi gocce sul petto, la mia vita era sottile e i miei fianchi pronunciati. Per quanto riguarda il lato b l'avevo sempre trovato troppo basso, ma agli uomini piaceva comunque soprattutto agli automobilisti per la strada.
La mia immagine risultava imponente, ma la mia mente lo era molto di più.
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Le storie di Vladlena Cékova
Science Fiction"...La mia pelle era diafana, le mie gote rosse purpuree , i miei capelli nero ebano. So a chi starete pensando. E in effetti come la fanciulla dalla mela avvelenata anche io parlavo agli animali. Ma dimenticate pure la scena del bosco incantato, d...