Il cuore è un organo grande come circa un pugno chiuso. Quello di Ludvig doveva essere piuttosto generoso perciò pensai , mentre l'identità mascherata del serial killer prendeva forma dalla sua mano su un foglio bianco.
Non era affatto facile dare vitalità a un disegno. Per dare a un occhio, a uno sguardo, un'intensità che si avvicinava a quella originale non ci voleva soltanto abilità, ma anche un po' di intuizione da parte del disegnatore. Per fare un'identikit e riuscire a cogliere le sfumature che permettevano di personalizzare un volto, servivano tanta pazienza e la capacità di riuscire a trovare una sintonia con la vittima del crimine incarnando nelle proprie mani il colpevole del delitto. Al Dipartimento di Illinois il disegnatore bulgaro aveva la fama di calarsi cosi tanto nella parte del reo che immortalava nei suoi bozzetti che l'espressione che assumeva il suo viso mentre disegnava era quella del carnefice un momento prima, durante e dopo il delitto.
La mano era una delle prime cose che andava letta di un uomo una delle prime che avrebbe raccontato la sua storia e quella di Ludvig era la storia di uno zingaro artista. Le dita affusolate tratteggiarono prima il capo tracciando poi con la matita le varie pitture e smalti della maschera del presunto pluriomicida , una sorta di respiratore russet ben rifinita in etilene vinil acetato del tipo L200 , che la rendeva flessibile, confortevole , ed estremamente durevole nel tempo. Il maniaco ricercato non aveva scelto a caso la maschera che indossava.La maschera parlava di lui. La profondità degli occhi luminosi impersonava in realtà le cavità profonde che il becco ricurvo , il suo pene a sciabola, penetrandole avrebbe prepotentemente perforato.
Il tratto di Ludvig era calmo, delicato , lo sguardo disteso e rilassato come quello di uomo che maneggiava un neonato. Marcò prima le due profonde aperture a led che facevano da occhi , i due buchi per il naso e poi il grande becco ricurvo. E infine i tubi in metallo che rivestivano entrambi i lati della mascella inferiore e la rendevano stranamente inquietante .
Le sue due piccole perle nere si fecero sempre più accese, Ludvig era evidentemente eccitato. Lentamente le sue linee divennero sempre più scure e più forti lungo il becco e gli occhi. Se mi fossi spinta oltre il piano di lavoro da cui mi tenevo professionalmente a debita distanza mi sarei sentita puntare da qualcosa che dal basso si ergeva verso l'alto, il suo elegante pelato, fiero e rigorosamente a testa alta. Era fame e rabbia quello che lessi nei suoi movimenti nervosi a scatti e nel suo sguardo che incrociava il mio trafiggendolo come una monofilare curva, affilata sul lato convesso. La mano calcò sul foglio sempre più forte fin quando i rapidi chiaro scuro più e più volte si soffermarono al becco. Come un serpente che con la lingua localizzava la sua preda così Ludvig inchiodò i miei occhi ai suoi, facendo di me la sua vittima , penetrandomi e perforandomi l'addome colpo dopo colpo fino a quando il disegno non fosse finalmente ultimato. La sua fronte era sudata, le sue pupille dilatate.
"E'lui l'uomo che hai visto alla stazione di servizio Vladlena?" Mi chiese confuso, debole, dal sospiro affannato, al punto quasi di svenire. -"Oh Sì Ludvig. Proprio lui.Hai pensato a me come fossi stata la vittima non è così?" La sua mano ancora calda s'insinuò tra i miei capelli accarezzandoli. -"Mi dispiace non volevo turbarti."-" Stavi soltanto facendo il tuo lavoro Ludvig."-" Non so che cosa mi prenda tutte le volte. Per un attimo divento come loro. Vengo posseduto da loro Vladlena. Vengo posseduto dai criminali. O forse io possiedo un po'di loro. Mi sembrava d'impazzire così il mio terapeuta mi ha prescritto della marjuana medica quel tanto che basta per tenermi a bada."
La mia deformazione professionale mi portava ad analizzare tutto, una frase, un gesto, una parola o semplicemente un fatto. Qualunque fosse stata la belva che Ludvig teneva incatenata dentro di sé doveva essere molto feroce, grande, doveva fare davvero paura.
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Le storie di Vladlena Cékova
Science Fiction"...La mia pelle era diafana, le mie gote rosse purpuree , i miei capelli nero ebano. So a chi starete pensando. E in effetti come la fanciulla dalla mela avvelenata anche io parlavo agli animali. Ma dimenticate pure la scena del bosco incantato, d...