Quando la porta si aprì trovammo Parker seduto alla scrivania sulla sua vecchia poltrona nera di pelle, con la fronte corrugata e l'aria preoccupata.Il fumo della sigaretta di zio John, come eravamo soliti chiamarlo noi della UMII , ci travolse. Le mura del suo ufficio erano ingiallite, come i portafoto sulla sua scrivania , i titoli affissi sul muro e le tende in lamelle alle finestre. Dal posacenere sbordavano cicche e cartine di mentine, fumava troppo ultimamente. Johnathan era il cervello , il fegato e il cuore della Squadra. Il più anziano e saggio di noi. Portava addosso fieramente i suoi più che cinquanta anni come era tipico di un atleta. Perfino il suo viso manteneva sempre una certa giovialità. Nè i folti baffi nè le lenti erano riusciti a nascondere la sensualità delle sue labbra carnose e dei suoi grandi occhi gialli e profondi . Era il nostro capo , ma per me come per Julliette, Matthew e Charles era sempre stato molto di più. Avevo portato per lui, per Annie e i ragazzi dei deliziosi Lepeshki da Čeboksary, la città in cui ero nata e cresciuta fino al diploma nel cuore della Repubblica Ciuvascia. "Bentornata Vladlena, mettiamoci subito all'opera."Il suo saluto mi sembrò più risoluto del solito. -"Oh felice di rivederti anche per me Jonathan" sorrisi offrendogli il mio piccolo dono. Se Parker voleva vedermi nel suo ufficio con così tanta urgenza si trattava di sicuro di una consulenza sul Serial killer riguardo all'ultimo caso.- " E' il quarto uomo che fa fuori nel giro di due settimane, quel figlio di puttana. Gli ha tranciato e la testa, e l'ha fatto a morsi". Nei manuali dell'Università certi predatori venivano descritti come voraci e spaventosi, ma si sbagliavano. Erano molto, molto di più.
STAI LEGGENDO
Le storie di Vladlena Cékova
Science Fiction"...La mia pelle era diafana, le mie gote rosse purpuree , i miei capelli nero ebano. So a chi starete pensando. E in effetti come la fanciulla dalla mela avvelenata anche io parlavo agli animali. Ma dimenticate pure la scena del bosco incantato, d...