La danza del fuoco vibrava nell'aria con musiche inquietanti,insinuanti, sensuali a volte esplosive, cariche di passione e di magia, diffondendo nell'aria torbida scintille e pezzi di carta bruciata. La voce della fiamma sussurrava alle orecchie di un gruppo di barboni radunati attorno a un cassonetto sfiorando le loro facce.
Quando New York era alle prese con l'aumento sempre più preoccupante della povertà gli indigenti cercavano riparo dove potevano. Così,oltre agli edifici abbandonati e agli angoli delle strade, il Manhattan bridge, il ponte parallelo a quello di Brooklyn, faceva da casa ad un numero imprecisato di senzatetto.
Un forte odore di orina intriso al sangue dominava il quadrilatero che a noi della UMII era stato chiesto di perlustrare. Ancora caldi accartocciati su cartoni i corpi dei barboni trovati morti vestiti solo del liquido spermatico che interamente ricopriva la superficie fredda e infestata da parassiti sulla quale erano adagiati. I rifugi dei barboni erano quasi sempre posti conosciuti come poco sicuri, frequentati da persone violente e molestatori sessuali.
Legato a un lampione un carrello di supermercato, carico di pile di sacchi di plastica gonfi di lattine vuote raccolte a centinaia, per incassare i pochi centesimi del vuoto a rendere. Nel mezzo di un mucchio di stracci gettati alla rinfusa in un angolo buio tra due bidoni qualcosa si mosse da quegli strati di coperte. Un uomo terrorizzato e infreddolito gridava "No". Parker si chinò per scoprirgli un angolo del viso dal lacero passamontagna che indossava, quanto bastava per identificarlo.Io Matthew Julliette e Charles ci avvicinammo all'uomo seduto per terra con le mani sul ritratto di ginocchia con prudenza seguendo le nostre regole d'ingaggio su come avvicinare i barboni senza che si sentissero minacciati, e salvaguardando la propria sicurezza spiegando in modo semplice i loro diritti.
Noi della UMII eravamo una Squadra di cinque entomologi specialisti del crimine, ma uno solo doveva spingersi avanti, evitando di accerchiare l'interrogato. Nessuna insistenza, rispetto della privacy nè pressioni psicologiche. Alle nostre prime domande in inglese, un filo di voce sussurrò: "No entiendo". Fu allora che toccò a me continuare la conversazione, l'unica della squadra che azzardava un rudimentale spagnolo.
"No tenga miedo, no vamos a tener ningún daño. Es todo ha terminado ahora. Él conocía a alguien de aquí?"Chiesi al senzatetto rendendo il mio tono di voce più pacato possibile. "Un hombre con una máscara le dio una botella de beber ellas. Los vi con un hombre en mascarado que pasa una botella de mano en mano. Tenían un suministro de botellas y permaneció con ellos durante varias vueltas. Hasta que no se caen al suelo uno tras otro como bolos."Rispose con voce spezzata. E l'uomo in maschera ha fatto strike.Il maniaco delle casa delle lucciole cinesi aveva nuovamente fatto strage e razzia di un gruppo di malcapitati. Pensai. "La máscara que llevabael hombre era esto?"Aggiunsi.-" Es esta." Annuì. -"Ok nosotros le ofrecemos un lugar para dormir esta noche ."
"Il liquido contenuto nella bottiglia doveva essere un forte anestetico che mischiato all'alcol si rivela letale e il nostro presunto killer ne era a conoscenza, deve avere delle conoscenze nel campo della medicina."Suggerì Kirk il medico legale. "Tracce della bottiglia ragazzi?"-" Non ancora Parker rispose Matthew. -"Setacceremo tutto il ponte se sarà necessario. Dobbiamo fermarlo quel figlio di puttana. Vladlena voglio che tu e Julliette vi rechiate adesso dal dottor. Ferlese adesso. Non la passerà liscia , non deve passarla liscia..."
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Le storie di Vladlena Cékova
Science Fiction"...La mia pelle era diafana, le mie gote rosse purpuree , i miei capelli nero ebano. So a chi starete pensando. E in effetti come la fanciulla dalla mela avvelenata anche io parlavo agli animali. Ma dimenticate pure la scena del bosco incantato, d...