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Il maggiordomo più stravagante che avessi mai conosciuto, si muoveva con grazia ed eleganza con un'andatura quasi femminile. Fece strada indossando sul viso un'espressione di sdegno , credo per tutti gli animaletti imbalsamati e collezionati dal dottor Ferlese che superava minuziosamente durante il tragitto con passo lesto ,braccia all'aria alternando prima un fianco poi l'altro. 

Il corridoio che conduceva alla stanza del Dott Ferlese era un labirinto stritolante simile alla morsa di un serpente. Oggetti, oggetti di qualunque tipo a entrambi i lati delle pareti che ci  costrinsero a  incamminarci in fila indiana e con molta cautela. Mi soffermai su una macchina da scrivere verde oliva. I tasti erano inceppati. Se non fosse stato un appartamento avrei detto di essere ritrovata ad una delle lezioni di speleologia del dott. Vels solo un pò più in superficie . 

 A un certo punto non vedendomi più dietro di sé si fermò e si voltò mormorando : " Señorita , venite datemi la vostra mano."Non indugiate, faremo in un batter d'occhio , anzi d'ala ahahah e rise." Non compresi il motivo di quella risata, ma pensando a quanto fossero importanti per il dottor Ferlese tutti quegli oggetti e collezioni d'insetti, quanto facessero parte della sua vita , non esitai a porgergliela . 

"Confíate en mi pequeña estrella". Puntò alla fine del corridoio dove si trovavano le scale che conducevano allo studio del dottor Ferlese impugnando le mie mani.   "Non vi accadrà nulla. Ve lo prometto." Sentii la sua mano stringersi attorno al mio fianco forte. "Chiudete gli occhi ". Mi sussurrò con un tono della voce pacato e rassicurante.  Non avevo la più pallida idea di cosa stesse per succedere , ma sentivo di potermi fidare. Sentii il suo corpo avvinghiarsi al mio e saltammo. Saltammo per tre volte. Prima un salto piccolo, poi uno medio e un ultimo cosi ampio che ci portò direttamente al primo gradino delle scale. Rimasi basita. Doveva essere un atleta di salto in lungo, non avevo mai visto nessuno saltare a una tale distanza e con un tale slancio , con una tale forza. 

Finalmente salimmo le scale, il suo corpo era armonioso. Le sue cosce e i suoi glutei copiosi. La camicia candida e i pantaloni a cavallo stretto rilevavano le sue forme , il suo petto liscio, il fondoschiena e non soltanto quello.  Giungemmo nella stanza del dottor Ferlese. 

Le fiamme di un grosso camino acceso picchiettavano. Lo studio era sommerso da libri, strumenti d'entomologia classica, microscopi, provette. Sulla scrivania era riversato del materiale tipico della tassidermia . Il dottor Ferlese imbalsamava gli insetti quando stavano per morire imprigionando  in eterno la loro bellezza.

Le storie di Vladlena CékovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora