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Il vento e le note di quella malinconica famosa canzone su un Hotel dell'America furono i nostri compagni di viaggio. "Stai pensando a quello che sto pensando io?"-" Sì Matthew .Inevitabilmente." A guardarlo sembrava un bambino col suo lecca lecca in mano comodamente adagiato e coccolato dai sedili del mio fuoristrada. I suoi capelli castani cadevano come onde fluide sulle sue spalle.  "Sta' tranquilla . "Mi sussurrò posando i suoi grandi occhi nocciola e la sua mano delicatamente su di me. 

Matthew era il più solitario , taciturno e riservato di noi. Misterioso , intrigante e forte come il profumo che indossava, un nettare dalle note di cuoio che abbracciava accordi legnosi e ambrati.  Portava sul viso sempre uno sguardo, un blocco scolpito con linee pure e pulite che riportava alle vette nevose e ai ghiacciai. E un'espressione verso il prossimo del "non aprite quella porta ", del "non azzardatevi  a fare domande"del "stai alla larga da me o sarà peggio per te" anche se in molti dei suoi comportamenti si ritrovava spesso la sua vera natura di adolescente cresciuto troppo in fretta. Era stato abbandonato insieme alla madre a soli 10 anni e  forse per questo la sua vita sociale era piuttosto limitata. 

Intanto fuori dal finestrino l'aria di Primavera irrompeva nella grande Mela . Tornava la stagione del baseball quando il sole splendeva caldo, il vento soffiava freddo e l'inchiostro verde dei parchi pubblici e dei giardini botanici  attiravavai visitatori con i suoi spettacoli floreali. 










Le storie di Vladlena CékovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora