Capitolo 1

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Dieci ragazzi che fanno chiasso su un aereo? Ci sono. Una compagnia di amici che parte per divertirsi? C'è. Hostess che ci guardano male? Ahimè, anche quelle ci sono. Ridacchio tra me e me per il fastidio che stiamo suscitando negli altri passeggeri. Non ci possiamo fare niente: questi siamo noi, e noi facciamo sempre chiasso in questo modo. Per questo gli unici posti in cui è possibile trovarci sono le discoteche, i nightclub o i pub.

Mi alzo dal mio posto e vado verso Alessio, il quale è intento a leggere qualche strano libro di avventura.

Mi butto a peso morto sul sedile vuoto accanto a lui, facendolo sobbalzare.

«Io scommetto dieci dollari - oh, quanto mi suona strano dirlo! - che quell'hostess bionda verrà da noi per dirci di sederci ai nostri posti.»

Lui mi guarda confuso e divertito allo stesso tempo. «Nah» risponde. «Secondo me no.»

«Affare fatto?», gli porgo la mia mano.

Lui, senza dire nulla, la stringe con sguardo determinato.

Io e Alessio siamo amici da una vita, sin da quando eravamo dei bambini alla scuola elementare. Non mi ricordo bene come ci siamo conosciuti, ma siamo diventati inseparabili. Tutte le mie compagne avevano una migliore amica con cui scambiarsi consigli di trucchi e smalti, io avevo semplicemente lui, e parlavamo sempre di argomenti piccanti. Parlavamo di sederi di ragazze, di ragazzi, di tutto quello che interessava la vita sessuale. Si, lo facevamo alle medie, perché poi lui era andato in un altro liceo, abbandonandomi in quell'ambiente sconosciuto da sola. Mi aveva promesso mi avrebbe seguito in ogni dove, che non mi avrebbe mai abbandonata. Alle mie orecchie era suonata come la più romantica promessa d'amore, ma quando lui mi aveva tradita lasciandomi sola, gliel'ho rinfacciato così tante volte che alla fine dimenticavamo il motivo per cui stavamo litigando. Se ero innamorata di lui? Follemente. Ma poi, qualche mese dopo, ho scoperto che l'amore fa male e che si possono avere tutti i ragazzi che vuoi senza implicare sentimenti. Un affare migliore di questo? Ah, già. L'hostess.

Questa, infatti, si avvicina con aria calma verso di noi, poi prende un profondo respiro e ci intima di stare seduti ai nostri posti, poiché potremmo cadere e potremmo farci male. «Inoltre,» dice «stiamo per atterrare e dovrete obbligatoriamente tenere le cinture di sicurezza allacciate.»

Si allontana con la stessa calma dell'inizio, sotto lo sguardo attento e divertito dei miei amici.

Mi volto verso Alessio, guardandolo fiera e orgogliosa di me. Tendo la mano verso di lui e lui la guarda sconfitto.

«Non pensavo fosse così infastidita. È un'hostess dopo tutto. Sarebbe dovuta essere abituata a questo tipo di situazioni.»

«È inutile che cerchi giustificazioni, mio caro. Voglio i miei dieci dollari.»

Alex alza gli occhi al cielo, poi risponde: «Te li darò quando saremo a terra.»

Nemmeno il tempo di finire di dire questa frase, che dall'interfono degli altoparlanti esce la voce robotica del comandante che annuncia l'atterraggio imminente. Successivamente subentra l'hostess bionda che, guardandoci ad uno ad uno dritto negli occhi, comincia a illustrare le norme di sicurezza, sia in italiano che in inglese.

Mi alzo e ritorno al mio posto accanto a Valentina e Riccardo, i quali dormono l'uno appoggiato all'altra.
Mi butto - di nuovo - di peso, facendo sobbalzare la mia amica.

«Ma ti sembra il modo di sederti, questo?» sbraita togliendosi una delle cuffie.

La guardo e non posso fare a meno di ridere. «Sei così buffa!» dico con voce dolce, che proprio non mi appartiene.

Vale si accorge subito che la sto prendendo in giro e anche il suo fidanzato accanto a lei. Rick comincia a ridere, così lo seguo. «Siete due stronzi.»

* * *

«Allora? Che si fa appena arriviamo?» domanda Vale dopo alcuni minuti. Questa discesa verso terra sta durando un'eternità e io non vedo l'ora di mettere piede, finalmente, nel suolo americano per la prima volta nella mia vita.

«Intanto scendiamo dall'aereo» rispondo.
Vale mi dà un pugno sul braccio.

«Ehi!» mi lamento.

«Questo mi sembra più che ovvio, Sof.»

«Ritiriamo le valigie» propone Rick.

«Hai cominciato anche tu?»

«A fare cosa?»

«Il cretino. Siete impossibili voi due» sbuffa alzando gli occhi al cielo.

«A parte gli scherzi...» comincio assumendo un'espressione seria «...dopo che arriviamo...» creo suspense «saliamo sul pullman e poi andiamo alla nostra casa.»

«Basta, me ne vado» si arrende Valentina.

Riccardo mi da' il cinque e ridiamo insieme. Mi giro e faccio la linguaccia alla mia migliore amica mentre lei mi guarda storto, ma divertita.

«Sul serio» riprende Rick dopo un minuto di silenzio, mentre l'aereo è quasi giunto alla pista di atterraggio. «Cosa facciamo appena abbiamo sistemato i nostri bagagli e siamo pieni di energie?»

«Lo vedi che era una domanda seria e importante?» interviene Valentina, facendo lei - questa volta - la linguaccia a me.

«Non lo so. Andiamo in giro per la città, facciamo shopping, andiamo in spiaggia?» propongo.

«Potremmo andare in città visto che questa sera si dà inizio alla prima festa in spiaggia dell'estate» sorride Vale.

«Che ne dite, invece, di rimanere a dormire e basta? Non siamo ancora arrivati e già sono esausto.»

«Concordo con Riccardo» risponde Samuele, spuntando con la testa in mezzo ai sedili.

«Non dovresti rimanere al tuo posto, Sam?» lo rimprovero, imitando la voce stridula dell'hostess bionda.

«Non potevo fare a meno di ascoltare la vostra interessante conversazione visto che siete gli unici che parlano su questo aereo.»

Mi guardo intorno e realizzo che non ha del tutto torto. Gli unici che parlano lo fanno ad alta voce, ma dai miei amici nemmeno più un sospiro. Sono tutti incollati ai finestrini, alcuni incollati al proprio sedile per paura, altri per l'ansia, altri ancora scattano foto a destra e a manca.

«Comunque sia» riprende Samuele, mio amico da quando sono entrata nella compagnia, «oggi dovremmo veramente riposare. Ci dobbiamo abituare ad un fuso orario diverso, dobbiamo riprendere le energie! C'è abbastanza tempo per fare altre cose, nel prossimo mese e mezzo!»

«Oddio, sto per vomitare l'intero stomaco», cambio argomento. Il vuoto d'aria che sento nello stomaco mentre l'aereo scende sempre di più è impressionante. Ho già preso l'aereo altre volte, ma è stato anni fa. Non ricordavo fosse così traumatico.

«Stiamo per toccare terra! Indovinate che significa?» domanda la mia amica.

«Che potremmo utilizzare di nuovo il cellulare?» chiede Sam.

«No» interviene Giulio, uno dei più fighi del gruppo, che è seduto davanti a noi e probabilmente stava seguendo la discussione anche lui. Non abbiamo parlato un gran che da quando si è unito. Ma infondo è passata solo una settimana da quando l'ho visto per la prima volta. Recupereremo tutto il tempo perso, ne sono sicura. «Si da' inizio alla nostra vacanza da sogno»

Ad un tratto si sente uno scatto in avanti, segno che l'aereo ha toccato terra. Si alza un urlo seguito da applausi a cui partecipo anche io. Le hostess ci mandano occhiatacce mentre gli altri passeggeri sono contenti che questo torturante viaggio di dodici ore complessive sia finalmente finito.

A summer to liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora