Capitolo 8

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«Vale, vieni con me?»

«Sì. Prima, però, mi devo fare una doccia veloce.»

«Va bene. Muoviti.»

Apro l'armadio e guardo frustrata il disordine dei miei vestiti e quelli di Valentina che decorano l'interno del mobile.

Dopo che avevano pulito e avevano fatto la lavatrice, noi dovevamo sistemare la nostra camera. Perciò tutti i vestiti che giacevano sul letto, sul pavimento e persino nel bagno sono stati trasferiti nell'armadio, senza piegarli bene o appenderli alle grucce.

Ora regna un inferno: ci sono maglie mischiate a pantaloni, vestitini mischiati a costumi. Tutti i nostri vestiti sono confusi, non abbiamo più una metà tutta nostra. A volte non riconosco nemmeno i miei da quelli di Vale, infatti alcuni abiti sono simili tra loro ma sono di proprietarie diverse.

Dovevamo sistemare, invece abbiamo semplicemente nascosto le cose in modo che la camera sembrasse più o meno a posto.

Una settimana fa, la mattina ero stata svegliata da Luca, ma avevo deciso che prenderlo a pugni non era poi una bella idea. Gli avevo chiesto che cosa ci facesse in camera mia. Mi ha costretto ad alzarmi e mi ha detto che doveva parlare con tutti, per questioni organizzative.

Allora mi ero alzata, data una rinfrescata ed ero scesa giù, in attesa di scoprire cosa ci fosse di così importante da riunire tutti e parlarci di persona.

«Ragazzi, non abbiamo cameriere perciò, per stare in una casa degna di essere chiamata così, dovremo pulire» aveva detto.

Ci aveva spiegato che avremo dovuto fare noi le pulizie e quant'altro, che avremo avuto dei turni.

«Due volte la settimana, a gruppi di due, puliremo tutta la casa, da cima a fondo, sia internamente che esternamente. Queste due persone non saranno scelte a caso, ma lavoreranno insieme i rispettivi compagni di stanza. Perciò i gruppi sono: Alessio e Alessandro, Riccardo e Giulio, Samuele ed io, Sofia e Valentina e, infine, Marta e Giorgia. Stabiliremo poi l'ordine in cui i gruppi si susseguiranno.»

«Le nostre camere e le nostre cose personali, mi vuoi dire, le sistemeranno gli altri?» aveva chiesto Valentina.

A quel punto, Luca aveva risposto che le nostre camere devono essere sistemare dai rispettivi occupanti. E non solo due giorni alla settimana, aveva affermato, ma bisogna tenerla sempre sistemata, per la nostra comodità.

Il nostro turno di pulire non era ancora giunto: eravamo le terze della lista. Perciò ci toccherà pulire questo martedì. Le pulizie sono state programmate per martedì e venerdì mattina. Di conseguenza saranno i giorni che odierò di più, soprattutto domani visto che tra venerdì e martedì ci sono più giorni che tra martedì e venerdì. Questo significa più cose da pulire. Anche la nostra camera, perché, anche se Luca ha detto che bisogna sempre tenerla ordinata, io e Valentina preferiamo fare tutto in quelle due mattine la settimana che stressarci ogni giorno.

«La casa l'abbiamo pagata ed è nostro dovere prendercene cura» aveva concluso Luca lasciandoci tutti ancora mezzi addormentati in salotto.

Nel pomeriggio aveva detto che doveva incontrarci di nuovo tutti, ma alcuni erano in giro per la città perciò scrisse quello che aveva da dire nella chat di gruppo.

Aveva illustrato i costi del corso di surf, altri dettagli per quanto riguarda il pagamento delle scorte di cibo. Poi ha creato un nuovo gruppo, al quale aveva aggiunto gli istruttori, ed io ero più che felice di avere il numero di quel fico di Simone.

La sera avevamo organizzato un'altra festa in spiaggia e non mi sono ubriacata molto. Mi sono portata a letto un bell'americano e il giorno dopo lui era sparito lasciandomi un biglietto con scritto "Grazie per la serata, sono stato bene. Dietro trovi il mio numero, scrivimi. -J." Si chiama John e ha ventiquattro anni. È alto quanto me, ha gli occhi e i capelli neri. Non ha un corpo con muscoli evidenti, ma è comunque magro. Non l'ho più visto da quella notte. Non gli ho ancora scritto.

A summer to liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora