«Eccoci qui» esordisce.
Il palazzo di fronte al quale ci siamo fermati sembra un vero e proprio atelier di moda. Per un attimo mi chiedo se quello che penso sia la realtà, ma comunque decido di non chiedere nulla al mio accompagnatore.
Mi mette una mano sulla schiena per incitarmi ad entrare. Non appena lo faccio, però, mi pento di non essermi vestita più elegantemente o solo di non aver avuto l'occasione di poter andare a cambiarmi.
Diversamente da come pensavo, né l'ansia né il panico mi assalgono, ma al posto loro sale una crescente curiosità su quello che proverò. Non vedo l'ora di indossare uno di questi bellissimi abiti che sono addossati ai manichini.
Il salone è enorme, tutto in stile moderno, illuminato da numerosissimi lampadari di cristalli che danno al luogo un ulteriore tocco di classe.
Subito veniamo accolti da una ragazza, non molto più grande di me, che ci sorride e ci chiede se abbiamo bisogno.
«Salve e benvenuti. Avete bisogno di qualcosa in particolare?»
«Sì» risponde Simone. «Cercavamo un abito adatto ad un ballo di beneficenza.»
«Prego, seguitemi.»
Ci fa strada facendoci inoltrare tra i vari manichini che indossano svariati e bellissimi abiti. Ci conduce davanti una porta di legno chiusa, bussa due volte ed entra.
«Mi scusi se la disturbo, Mrs Red. È venuto a farci visita il figlio del signor Christopher, Simone»: è quello che sento dire alla ragazza verso una misteriosa Mrs Red. Solo che non sento nessuna risposta da parte della donna, solo un leggero stridio di una sedia sul pavimento e il rumore dei tacchi che presagisce l'avvicinamento della suddetta donna.
La porta viene spalancata con quasi rabbia, mentre da dietro essa appare una donna in carne dai capelli e dagli occhi castani stretta nel suo tubino rosso.
«Ti conosce?» chiedo in un sussurro a Simone, il quale per risposta mi regala uno dei suoi sorrisi sfacciati.
«Simone» esclama Mrs Red. «È da tantissimo tempo che non ci vediamo», lo abbraccia.
«Salve, Mrs Red» la saluta ricambiando l'abbraccio.
Mi sento di troppo, come la sua assistente che, con una punta di gelosia, sposta lo sguardo dall'abbraccio a me. Dopo che i due si staccano, riprende a guardare Simone con gli occhi a cuoricino, ignorando tutto il resto. Perché ho come l'impressione che lei sia pazzamente cotta di lui?
«Quante volte ti ho detto di chiamarmi Meredith? Dimmi, figliolo: che ti serve?»
«Deve per forza servirmi qualcosa per venirti a trovare?»
«Sì. Non vieni mai a trovarmi se non devi comprare qualche abito. Fammi indovinare» sorride «ti serve l'abito per il ballo?»
«Sì, ma questa volta me ne servono due» dice spostando lo sguardo verso di me.
La donna prende a guardarmi con uno sguardo di diffidenza, squadrandomi da capo a piedi mentre storce la bocca.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo nella mia testa, mentre di fuori sembro più calma possibile.
Mi sorride con un sorriso forzato e mi saluta: «Salve, signorina. Lei è?»
«Mi chiamo Sofia, sono un'amica di Simone» le sorrido cordialmente, per quanto mi riesce.
L'assistente mi fulmina con un'occhiataccia e non si preoccupa nemmeno di nasconderlo. La guardo facendo un sorrisetto malvagio e lei abbassa lo sguardo. Vorrei tanto poterle dire che se vuole Simone se lo può prendere, ma mi piace troppo stuzzicare la gente.

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A summer to live
Romance[Completa] Feste. Alcol. Sesso. È questo il suo stile di vita. Sofia è una ragazza di diciotto anni che è partita a Los Angeles per le vacanze estive dopo il diploma. A farle compagnia è la sua comitiva di amici, tra cui c'è anche la sua migliore...