Capitolo 36

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«Eccoti finalmente» sussurro nonostante non ci sia completamente nessuno nei paraggi.

Sono le tre del mattino ormai, perché dopo essere rimasta per un po' sul divano a fissare il televisore spento, sono andata in cucina e ho bevuto una strana bevanda energetica. Non mi importava cosa fosse, l'importante era che fosse fresca. Era una lattina, ma solo quella è bastata per ridarmi un po' di vitalità in più.

Così, colta da un'improvvisa ed elettrizzante voglia di fare qualcosa pur di non stare seduta, mi sono messa il costume da bagno e ho fatto - ho cercato di fare - dei tuffi dal trampolino in piscina. Inutile dire che, per quanto provassi a sembrare atletica, non sono riuscita a fare nemmeno un tuffo degno di essere guardato. In tutti sembravo una patata che cadeva in acqua. Ho riso tanto, da sola. Mi sentivo quasi pazza. Quella bevanda energetica mi aveva completamente stravolto.

Ma dopo qualche nuotata e qualche prova di apnea, le soluzioni miracolose di quel liquido sono scomparse. Quindi mi sono ritrovata seduta su una delle sedie a sdraio del cortile a fissare la stessa luna che qualche ora prima era stata spettatrice di un bellissimo teatrino.

Per non restare lì come una stupida, mentre nella casa stranamente aleggiava un silenzio assurdo, sono salita in camera mia, dove ho trovato Valentina intenta a scrivere qualcosa sul suo portatile.

Mi ha detto che non mi aveva sentita arrivare e che, di lì a poco, mi avrebbe mandato un messaggio. Le ho raccontato tutto della serata e lei è rimasta un po' a bocca aperta. Mi ha detto che avevo esagerato a rispondergli in quel modo e trattarlo così freddamente. Mi ha detto che aveva ragione lui e, inaspettatamente, le ho risposto che ero d'accordo. Mi ha chiesto perché, allora, non gli scrivevo un messaggio di scuse. A quel punto mi sono alzata dal letto sbuffando e le ho chiesto se per caso fosse impazzita. Mi ha guardata perplessa e confusa mentre uscivo dalla stanza.

Poi mi sono ricordata di Alessio, il quale mi stava aspettando sveglio da chissà quanto tempo. Gli ho mandato un messaggio che diceva di incontrarci sulla spiaggia sotto casa mia e poi, con il costume ancora umido, ho preso un telo e sono uscita dalla porta. L'ho aspettato per circa mezz'ora.

«Scusa, è che i ragazzi mi facevano domande e non riuscivo a scollarmeli di dosso.»

«Che domande?» chiedo curiosa.

«"Cosa succede a Sofia?", "Mi fai sapere se scopa bene?". Insomma, lo conosci Alessandro, puoi immaginarti cosa può dire.»

«Già» rispondo divertita. Perlomeno adesso ero in compagnia di qualcuno con cui poter scherzare apertamente. Non che Valentina non lo sia, ma certe volte è sempre così nervosa.

Forse è perché lei ti da filo da torcere mentre Alessio acconsente ad ogni cosa che dici?, mi chiede il mio subconscio. Forse è per questo che la ritengo la mia migliore amica, rispondo, ma non è vero che Alessio si comporta come un cucciolo addestrato.

«Allora... cosa è successo a quel ballo?»

«Come fai a capire che è successo qualcosa?» gli chiedo mentre porto le ginocchia al petto e vi poso sopra la mia guancia.

«Suvvia, Sof. Ci conosciamo da quando eravamo dei bambini innocenti. È ovvio che sappia quando qualcosa non va.»

Racconto anche a lui tutto l'accaduto e, come Vale, anche lui dice le stesse cose.

«Avete rotto le palle con queste accuse!» sbotto. «Prova a vedere le cose dal mio punto di vista: ho avuto le mie ragioni se mi sono comportata così, non credi?»

Lui ci riflette un minuto. «Sì, probabilmente sì.»

Non ho più voglia di continuare a parlare, e Alessio lo capisce al volo quando mi distendo e, per l'ennesima volta, guardo la luna. Questa luna sembra perseguitarmi, come tutti gli altri miei problemi, e sembra ridere di me. Sbuffo, parecchia irritata e incapace di rimanere ferma.

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