Capitolo 5

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«Andiamo?» chiede Alessio. Mentre pensavo a chissà cosa, non mi sono resa conto che il mio amico avesse finito di mangiare e mi stesse aspettando alzato accanto alla porta della stanza.

«Sì, certo. Non vedo l'ora di scoprire di cosa si tratta!» rispondo entusiasta.

Luca sembra essere sparito nel nulla, nel frattempo.

Seguo Alessio alla porta e, non appena giungiamo all'ingresso, noto proprio Luca guardare tutti col suo solito sguardo, ma questa volta - una delle rare volte - ha un'espressione felice in faccia.

«Vuota il sacco, manager» commenta Samuele. «Cosa ci avete nascosto tu e Alessio?»

«Be', ragazzi. Come ben sapete, in un anno siamo riusciti ad organizzare questo viaggio estremamente complesso. Inutile dire che abbiamo trovato parecchie difficoltà che ci hanno portati a vari scontri interni, ma tutto si è risolto per il meglio. Tutti abbiamo contribuito ad organizzare almeno una parte di questa vacanza, ma - a vostra insaputa - io e il mio amico Alessio abbiamo deciso di farvi una sorpresa.»

«Sì, ma ancora non hai detto quale» intervengo, annoiata da tanti discorsi inutili.

«Ci sto arrivando, Sofia. Cerca di essere paziente.»

Che antipatico, penso nella mia testa mentre gli faccio la caricatura.

«Abbiamo prenotato una serie di lezioni, che si alterneranno nel corso di queste settimane, di uno sport che sono sicuro piacerà a tutti voi pazzi, alla ricerca costante del pericolo. Ebbene sì, compagni miei...»

«Hai finito con questo tono da presentatore ai premi Nobel, signor Luca?» ride Vale, seguita da me che le batto il cinque. Ma lui ci ignora.

«Questo sport è il surf! E oggi comincerà la prima lezione. Ci recheremo in spiaggia per incontrare gli istruttori, i quali ci spiegheranno tutto il necessario per riuscire a cavalcare un'onda!»

Non appena Luca finisce il suo prezioso discorso, pieno di enfasi, nella casa si levano urla di gioia.

* * *

Dopo esserci chiusi la porta alle spalle, scendiamo per la stessa strada di ieri sera e ci ritroviamo nello stesso punto in cui c'è stata la festa, con i resti di legno bruciacchiato.

Camminiamo un po' lungo la riva fino a ritrovarci davanti a svariati negozi di attrezzature per sub o cose del genere che incorniciano la spiaggia. Mi guardo intorno e noto molte persone con mute d'acqua e pinne ai piedi, altri con semplici mascherine ed altre mentre affittano barche e gommoni.

Luca e Alessio deviano verso i negozi, poi si fermano davanti l'ingresso di un piccolo negozio dalle mura in legno e sospirano entusiasti. Poi i due coordinatori, affiancati da un uomo e una donna, parlano.

«Ecco i nostri istruttori, ragazzi. Lei si chiama Rebecca, è italiana ma vive qui da quando era una ragazzina. Lui, invece, si chiama Simone. Anche lui è italiano.»

«Ciao a tutti» salutano entrambi. «Andiamo subito al punto, a dopo le presentazioni. In questo negozio comprerete le mute da surf e le vostre tavole, guidati e consigliati da del personale esperto. Anche io ho comprato la mia tavola qui, anni fa, e vi assicuro che verrete trattati benissimo. Su forza, non rimanete lì con gli sguardi adoranti. Muovetevi!» conclude il ragazzo.

Dentro il negozio mi attende una commessa che mi aiuta nella scelta. La ringrazierei a dovere per avermi salvata dall'imbarazzo dell'indecisione e dell'inesperienza. Non ne capirei nulla senza lei. Ma sono troppo emozionata per solo aprire bocca; sento l'adrenalina già scorrermi nelle vene e non vedo l'ora di cominciare con la lezione.

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