Mentre cammino, mi salta alla mente una frase che mi è stata detta ieri sera. Diceva "ti amo".
Aspetta, penso, diceva "ti amo"? Chi è che mi ama? E cosa ho risposto io? Prima di questo ricordo solo quella sfilata, quindi deve essere successo in quei dieci minuti in cui sono sparita di cui parlava Giulio.
"Ti amo", penso. Ma chi diavolo mi ha rivolto queste parole? Chi mai potrebbe pensare che queste parole mi facciano effetto?
Ma ho questa sfrenata curiosità di sapere chi è che decido che chiederò ad Alessio se sa qualcosa.
Ma poi, ripensando più a fondo, rifletto e penso: cosa mi porterebbe venire a sapere chi è stato? Cosa ne conseguirebbe? Si rovinerebbe solo un'amicizia. Non potrebbe essere altro. Non penso che un ragazzo che non mi conosce o che mi ha parlato solo per una volta possa essere in grado di dire queste enormità.Perché dire "ti amo" è una cosa importante, una cosa che non si deve dare per scontato. Sono due parole semplici e, appunto, due parole ma contengono uno dei più importanti significati al mondo. Uno che non mi conosce abbastanza bene non mi può dire questo. Non si possono pronunciare queste due parole messe assieme se non lo si pensa davvero. Anche se mi è già capitato, mi è capitato di tutto.
Non voglio che si rovini un'amicizia o quel che è, e non voglio avere un altro peso sulle spalle da sopportare. Altre lamentele, altre suppliche. E poi vorrebbe una spiegazione del perché sono così. E poi vorrebbe un'altra spiegazione del perché non voglio dirlo.
A questo punto, quando mi conviene scoprire chi mi ha detto "ti amo"? Può essere stato solo un malinteso, una persona ubriaca che biascica parole a caso. Chiunque me l'abbia detto credo che abbia notato che io ero ubriaca, abbastanza ubriaca da non ricordare niente. Perciò, chiunque me l'abbia detto, non era abbastanza sicuro di dirmelo visto che non me l'ha detto quando ero lucida.
Oppure possono essere state solo delle parole che ho sentito nel corso della serata da altre persone che, magari, non c'entrano nulla con me.
Se fosse vero questo, che qualcuno mi ha detto "ti amo", allora aspetterò che me lo venga a dire quando sono cosciente e quando mi ricorderò del momento e della situazione in cui sono state liberate nell'aria.Arrivo in spiaggia dove trovo Alessandro il quale mi squadra da capo a piedi e sorride.
«Dov'è Alessio?» chiedo senza aspettare che mi saluti. Il suo modo di salutare, a quanto pare, è squadrare le persone per intero.
«È in acqua. Vuoi che ti accompagni?»
«Non ho bisogno della guida turistica, so arrivarci anche da sola, grazie» ribatto con tono antipatico.
«Lo sai che ogni volta che mi respingi, rendi la caccia ancora più interessante?»
Lascio perdere le sue parole e mi dirigo verso e onde che increspano la superficie dell'acqua.
«Sofia!» esclama Alessio venendomi incontro.
«Ehi, Ale.»
«Scommetto che sei qui in cerca di risposte.»
«Esatto.»
«Non ti preoccupare, non è successo nulla di imbarazzante. Mi hai solo chiamato al cellulare verso le cinque del mattino e mi hai chiesto di salire in camera di Giulio perché mi dovevi dire una cosa importante. Sono entrato, ma tu non avevi nulla da dirmi. Mi hai chiesto di restare un po' accanto a te e poi mi hai chiesto di non andarmene. Mi hai praticamente costretto a dormire nel letto insieme a voi.»
«Oddio» rido.
«Non ti imbarazzare» risponde sorridendo «ti ho vista in condizioni peggiori.»
«Non ho fatto nient'altro?»
«Mi hai afferrato per un braccio e lo hai preso per un peluche. Mi hai fatto i grattini sul petto come se fossi un gatto e, fammi pensare» fa finta di cercare di ricordare «e poi mi hai detto che mi volevi bene» conclude.
Non appena finisce di dirlo, sposta lo sguardo dai miei occhi, dove è stato fin ora, e lo posa su un punto indefinito davanti a lui. A cosa sta pensando?
«Non mi stai dicendo qualcosa» constato.
«Come fai a... scusa, ma che cosa ti dovrei nascondere?» chiede abbastanza nervoso. Ma cosa gli prende?
Decido di non indagare oltre. Tanto prima o poi verrò a saperlo.
«Umh... niente.»
Lui scoppia a ridere e questo mi lascia ancora di più perplessa, con una confusione addosso che non riesco a cacciare via. Mi sta sicuramente nascondendo qualcosa ma non vuole dirmelo. Non riesco a capire perché dovrebbe fare una cosa del genere, ma, come mi sono già detta, non indagherò oltre.
«Ritorniamo a casa? Fa caldo qui dentro.»
«Va bene» accetto.
Avvisiamo Alessandro e Luca del nostro ritorno, poi lui mi prende per mano e cominciamo a camminare, parlando di divertenti episodi della sera prima.
Mi prende per mano e mi trascina fuori. Il venticello mi sfiora appena la pelle, ma si sta veramente meglio di dentro.
«Sembri strano oggi» dico quando arriviamo in veranda, dove troviamo Giulio, Sam e Rick che puliscono.
«Perché?» ride, di nuovo nervoso.
«Non lo so.»
«Perché è innamorato» interviene Giulio.
Rifletto su quello che ha detto per un attimo, e le parole mi escono sole dalla bocca.
«Sei innamorato?!» esclamo contemporaneamente a lui che dice: «Sono innamorato?!»
«Oh, calma!» risponde lui ridacchiando. Ci invita a sedere sulla sedia a sdraio accanto a lui. Io corro subito, Alessio rimane immobile per alcuni secondi.
«Che cosa stai dicendo?» chiedo più curiosa che mai «Alessio è innamorato?»
Rifletto meglio su quella frase "Alessio è innamorato".
Scoppio a ridere. Lui è innamorato? Il ragazzo a cui non frega niente dei sentimenti delle ragazze? Il ragazzo che va a letto con la prima bona che capita? Il ragazzo menefreghista e intoccabile?
Non può essere.
«Sì, non te l'ha detto?»
«Giulio» interviene il diretto interessato con voce seria e ferma. Come se lo stesse ammonendo per qualcosa. «Chi ti ha detto di parlare? I cavoli tuoi mai?»
«Ma dite sul serio?» rido ancora io.
«Smettila» mi rimprovera Alessio. Allora la cosa è veramente seria!
«Scusa.»
Lui si siede accanto a me. Si tiene a distanza e sembra che trattenga il respiro.
«Di chi sei infatuato, bel mio amicone?» gli chiedo guardandolo dritto negli occhi.
Lui fa di tutto per non guardarmi.
Mentre aspetto la sua risposta, fa che non sia Marta, fa che non sia Marta, continuo a ripetere nella mia testa.
«Di nessuno» risponde.
Butta fuori l'aria, come a prova di quello che pensavo. Si rilassa i muscoli, allenta la pressione della mascella serrata e cerca di riacquistare il suo solito temperamento.
Il suo comportamento oggi mi sta facendo impazzire.
«Dimmelo! Lo sai che a me puoi dire tutto!» ribatto. Mi volto verso Giulio e gli chiedo: «Chi è questa misteriosa ragazza?»
«Ecco» mi interrompe Ale «È una misteriosa ragazza. Non te lo posso dire.»
«Ma lui lo sa!» mi lamento indicando Giulio. Non sapevo che fossero così tanto amici, questi due.
Lui alza le sopracciglia in continuazione come per sottolineare il fatto che lui sia l'unico a conoscenza di questa ragazza.
«Ti senti importante?» gli chiedo, divertita.
«In effetti sì.»
«Che stronzo!» rido. Mi avvicino a lui e gli do' un colpo sul braccio.
«Ahi!»
«Te la sei cercata» rispondo fiera di me.
Lui mi fissa per un secondo con uno sguardo talmente serio che penso che stia per insultarmi. Ma poi si alza, mi afferra da dietro in modo da bloccarmi le braccia.
«Cosa stai facendo?» urlo.
Le sue mani sono sulle mie. Sono così morbide, hanno una forma così bella che, Dio, vorrei che mi toccassero in ogni punto del mio corpo, di nuovo.
Il battito del mio cuore accelera; mi sto innamorando delle sue mani. Sono così dannatamente perfette!
Sono talmente concentrata sulle sue mani, sul modo in cui toccano le mie, che a mala pena mi accorgo che mi sta per buttare in piscina.
«No, no, no, no!» urlo. Un attimo prima che mi butta in piscina. Dannazione.
Mi butta con una tale potenza che quasi sbatto con il sedere sul fondo della piscina. Mi ci vuole un po' per orientarmi e per risalire su, ma quando lo faccio mi ricordo che ho indosso una maglietta bianca. Perciò adesso è trasparente. Il che vuol dire che mi si vede il reggiseno. Anch'esso bianco. Oh, Cristo.
Faccio finta di non essere arrabbiata, come ho visto fare in un film, e gli porgo la mano per farmi aiutare ad uscire.
Lui, ignaro del mio piano, afferra la mia mano. Ma quando lo fa, io lo trascino dentro con me.
Appena riemerge, circa un secondo dopo, mi guarda divertito, basito e sorpreso.
«Come hai osato?» mi chiede scandendo tutte le parole.
«Ti stai rinfrescando?» lo prendo in giro.
Quando lui si avvicina, prepotentemente e fissandomi negli occhi, Alessio parla.
«Ehi, voi due! Non pensate di aver già combinato abbastanza guai?»
«Cosa?» chiedo io
«Uscite dall'acqua. Farà pure caldo, ma vi ricordo che lì c'è un miscuglio disgustoso di alcol e vomito.»«Oh, santo cielo!» esclamo prima di sguazzare nell'acqua e uscire dalla piscina.
Solo quando usciamo mi accorgo che anche Giulio ha la maglia bianca. Che è diventata trasparente. Dà ampio spettacolo dei suoi pettorali e addominali. Cavolo.
«Scusa, Ale» sento bisbigliare a Giulio.
Non lo so: ogni secondo in più che passo qua mi sembra di capirci sempre più di meno.«Almeno potreste aiutarci a pulire invece di fare solo baccano!» si lamenta Sam.
Gli rispondo facendogli la linguaccia e lui alza gli occhi al cielo. Alle sue spalle, Rick ridacchia.
«Vieni, ti faccio asciugare.»
Alessio mi prende per mano, di nuovo, e mi conduce al piano di sopra, dentro il suo bagno. Mi porge un asciugamano e poi esce chiudendo la porta. Io mi spoglio, mi tolgo tutto. Mi asciugo per bene il corpo e poi mi ci lego la tovaglia. Esco dal bagno.
«Hai qualcosa da prestarmi?»Sono troppo pigra per percorrere i pochi metri che mi dividono dalla mia camera. Si era capito?
«Oh, sì. Scusa.»
Si dirige verso l'armadio e lo apre. Tira fuori una maglia e un paio di pantaloni di tuta. Mi sembra di rivivere la stessa situazione di poche ore fa, con l'unica differenza che questa volta sono con Alessio, nella sua camera.
Sta per porgermeli, quando la sua mano si avvicina al mio viso. Mi accarezza le guance, mi fissa dritto negli occhi e poi la sua mano lentamente scende lungo la mia spalla. Mi accarezza con così tanta delicatezza che sembra che stia toccando un bambino. Poi fissa le mie labbra, mentre la sua mano si sposta lungo la mia vita, mi afferra, mi avvicina a sé e mi bacia. Per un attimo resto immobile, colta di sorpresa dal gesto. Ma quando realizzo il tutto, approfondisco il bacio. Lascio cadere l'asciugamano, le sue mani a questo punto cominciano ad accarezzare ogni parte del mio corpo. Si toglie la maglietta freneticamente, con foga continua a baciarmi mentre gli tolgo i pantaloni.
«Cosa stiamo facendo?» ansimo.
«Stiamo per farlo, no?» risponde ansimando anche lui. «Mi sembra ovvio.»
«Non possiamo» ribatto.
«Cosa? Perché?» mi chiede fermando il tutto per un attimo.
Mi fissa negli occhi con sguardo confuso.
«Devo andare» rispondo, rimettendo l'asciugamano intorno al mio corpo. Raccolgo i vestiti che lui aveva preso per me da terra, vado in bagno e me li metto. Lui rimane lì, in boxer in mezzo alla stanza, senza dire una parola.
«Dove devi andare?» mi chiede appena esco dalla piccola stanza.
«Che c'è? Sei per caso il mio fidanzatino geloso? Non mi sembra.»
Lui mormora qualcosa, qualcosa che non riesco a decifrare.
«Che c'è?» chiedo di nuovo.
«Niente, lo volevo solo sapere, da amico.»
«Oh» rispondo. «Devo uscire con una persona. E...» controllo la sveglia sul comodino «sono parecchio in ritardo. Non mi ero accorta che si fosse fatto così tardi. Devo andare, ciao» lo saluto.Esco dalla camera portando su un braccio i miei vestiti bagnati e strizzati. Nel corridoio incrocio Alessandro.
«Ehi, bambola. Avete appena scopato?»
«Cosa? No!»
«Ti fa così schifo farlo con lui?» mi chiede. Sto per rispondere quando riprende: «Sì, hai ragione. Anche io penso che non sia bravo a letto. Senti, se vuoi qualcuno che ci sa davvero fare, allora», mi si avvicina, sento il suo fiato sul mio viso «perché non vieni con me? Ti farò passare la più bella serata che tu abbia mai vissuto.»
Sta per baciarmi, ma io rimango immobile. Cosa stai facendo, Sofia? Tiragli uno schiaffo! Non restartene lì impalata!
Quando sento il suo respiro sulle mie labbra, quando lui è talmente vicino che se ci fosse un soffio di vento le nostre labbra si incontrerebbero, dico: «Devo andare.»
Lo dico così piano che non mi sono sentita nemmeno io, lo dico con una voce così tremante che lui potrebbe pensare che sono spaventata da lui.
Sentivo il suo odore, penso mentre vado in camera mia, sentivo il suo respiro così fresco sulla mia pelle accaldata. Una delle sue mani mi toccava il fianco, l'altra mi toccava la guancia.
Sentivo i suoi occhi sui miei che si spostavano sulle mie labbra.
Per un attimo tutto il mondo si è fermato, provavo strane emozioni, ma non capisco di che natura fossero o il motivo di tutto.
Mi piacciono veramente le situazioni pericolose? Mi piacciono gli atteggiamenti lascivi e maliziosi e perfino inquietanti dei ragazzi come Alessandro?
A volte mi chiedo se sono semplicemente io che vado a cercare tutte le situazioni più brutte, tutti i casi più pietosi che esistano. E se fosse veramente così, questo risponderebbe a tutto quello che mi è successo in passato.
Cosa mi è preso?, mi chiedo.
Ma, appena arrivo in camera, faccio scomparire tutto, tutti i pensieri che mi incasinano la testa, per pensare a cosa mettermi per uscire.

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A summer to live
Romance[Completa] Feste. Alcol. Sesso. È questo il suo stile di vita. Sofia è una ragazza di diciotto anni che è partita a Los Angeles per le vacanze estive dopo il diploma. A farle compagnia è la sua comitiva di amici, tra cui c'è anche la sua migliore...