Capitolo 63

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Non riesco a prendere sonno, per quanto io mi sia dibattuta e girata e rigirata in continuazione nel letto, sotto il sottile lenzuolo, temendo di svegliare Valentina. Non vorrei mai farlo, perché ancora non sono pronta per parlare, non so cosa dirle, non so se chiederle scusa perché il mio fottuto orgoglio me lo impedisce.

Non potremo far finta di niente per sempre, anche perché io tengo a lei, nonostante sembri il contrario. Non l'ho solo usata - dannazione, pensarlo rende le cose ancora più spaventose -, lei non è stata solo la mia ancora, o il mio appiglio o qualunque cosa sia stata per la me egoista.

Lei è stata anche un'ottima amica, quello che io, a quanto pare, non sono stata per lei. Mi ha regalato sorrisi, divertimenti, avventure. È stata lei a salvarmi, e io non la voglio perdere.

Voglio chiarire ogni cosa con lei, ma non adesso, non ora, non oggi. Devo mettere da parte il mio orgoglio, devo mettere da parte la persona orribile che sono stata, per poter finalmente parlare.

Esco fuori nel balcone, accendo una sigaretta e aspiro il fumo. Bene. Brava, Sofia, stai riempiendo ancora di più il tuo corpo di schifezze e di marcio. Vuoi farne un'altra scusa, delle sigarette?

E così rimango qui, appoggiata con i gomiti alla ringhiera del balcone, mentre il vento filtra ogni minima particella dell'aria, facendola smuovere, e facendo smuovere anche i miei capelli sciolti.

Mi vanno parecchie volte negli occhi, e poi dietro le spalle, come se il vento non avesse ancora deciso da che direzione soffiare.

Ma questo silenzio così assurdo, così tranquillo mi fa liberare la mente da tutti i pensieri e mi fa concentrare esclusivamente su quello che vedo e su quello che sento.

Osservo distrattamente in lontananza, dove i tetti di numerosi palazzi sbucano aldilà degli alberi, leggermente coperti dalla nebbia che aleggia su tutto, questa mattina.

Guardo gli alberi muoversi, i loro rami seguire la direzione del vento e alcune foglie che lottano per rimanere attaccate al loro ramo.

Noto come l'acqua della piscina sottostante si increspi leggermente, dando vita a numerose e piccole onde che si infrangono tra loro.

Vedo un ombrellone poco stabile barcollare da un punto ad un altro, quasi come se fosse spinto da una qualche presenza soprannaturale.

Poi, scossa da un leggero brivido di freddo, ascolto attentamente tutti i rumori che mi circondano.

Come prima cosa, sovrastante su tutto, il soave e dolce e tranquillo suono delle foglie che si agitano. Poi lo strano verso costante del cantare di alcuni uccelli, il rumore dello scorrere delle ruote delle auto sull'asfalto ancora caldo, il rumore di alcuni cani che abbaiano, quasi come se stessero comunicando a distanza, il rumore delle onde del mare che giunge quasi sordo.

Tutti questi suoni che si ripetono in continuazione alle mie orecchie, mentre i miei occhi non smettono di cogliere ogni singolo particolare che vi si presenta davanti.

E poi, la luce avanza lentamente nel cielo, pronta ad inondarlo con la sua splendida felicità, nonostante la nebbia copra ancora il sole.

Il paesaggio adesso appare più vivido ai miei occhi, più definito, mentre ogni briciolo dell'oscurità della notte viene spazzata via.

Mi sento tranquilla, in questi momenti. Come se tutto per un attimo fosse dimenticato dalla mia mente, rendendomi spensierata.

I pensieri vanno via insieme alle preoccupazioni e ai programmi per la giornata appena cominciata.

Mentre il vento mi accarezza dolcemente la pelle, riesco solo a sentire una dolce pace. Non riesco a pensare a niente.

I miei occhi guardano, le mie orecchie ascoltano e il mio naso annusa. Ma la mia mente è momentaneamente spenta, non riesce a fare altro che analizzare il panorama.

E mi piace quando succede così, perché mi sento libera, come se potessi spiegare le ali e volare via, lontano dalla mia vita.

È come se mi estraniassi dal mio corpo e vedessi le cose in maniera diversa. Come se vedessi per la prima volta l'incantevole bellezza nella natura e del mondo, nei minimi dettagli.

È strano come certe cose siano sempre e costantemente davanti i nostri occhi ma non ci fermiamo ad osservarle, seppure siano magnifiche come nessuna altra cosa.

Ho sempre pensato che la natura sia la cosa più bella in questo mondo, con la sua semplicità e complessità allo stesso tempo.

Non so precisamente cosa la mia mente stia cercando di dire, ma so con precisione che appena mi fermo ad osservarla, incantata, senza nessun cellulare, senza nessuna persona accanto, sola nella mia persona, mi sento felice. Una felicità duratura che mi spinge a guardare alla vita con un po' più di ottimismo.

Osservo lo sbattere insistente delle ali di un uccello che mi passa accanto dirigendosi verso il suo nido. Si rintana su un albero non troppo distante, e lo posso sentire cinguettare, mentre si muove tra i rami.

Il vento, impetuoso, non ha ancora smesso di soffiare, e i fiori e le foglie continuano a generare un suono tranquillizzante.

Porto giù il mio sguardo, osservando di nuovo per bene la veranda sottostante e realizzando come sembra così calma e silenziosa rispetto al solito. Come se fosse stata abbandonata a se stessa.

Mi concentro sugli alberi, sul loro verde smeraldo, non so per quanto tempo ormai.

Poi guardo all'orizzonte dove posso vedere un'indistinta macchia bianca nella nebbia ancora persistente. Ogni tanto qualche raggio riesce a filtrare uno strato più sottile di particelle acquose dell'aria e mi acceca.

Mi guardo un'altra volta intorno e vedo come solo cinque minuti fa tutto fosse più scuro, come tutto fosse ancora avvolto da un alone di nero.

Ogni minuto che passa viene tolto uno strato del velo della notte, fin quando la nebbia va via e il sole comincia a splendere luccicante su tutto.

È allora che ritorno dentro, in camera mia, e mi butto di nuovo sul letto, mentre i raggi del sole riescono a passare anche attraverso le fibre della scura tenda.

Il dolce rumore del vento adesso sembra solo un lontano ricordo, e le mie orecchie si beano del silenzio assoluto della stanza, fuorché il respiro lento e regolare di Valentina.

Rimango ancora un altro po' sul letto, intenta a fissare il soffitto. Ancora con la mente libera dai pensieri. È una rara e preziosa cosa, questa, e ogni volta che capita vorrei che si dilungasse per sempre, quel lasso di tempo, così da non dover tornare a pensare al casino e alla tempesta che è la mia vita. Infine chiudo gli occhi.

Domani si ritorna a casa.

A summer to liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora