Capitolo 52

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Mi sveglio accanto ad Alessio, qualche ora dopo, mentre mi guarda senza battere ciglio. Mi sta tenendo stretta, con il suo braccio sotto il mio collo a tenermi la spalla. La mia testa è sul suo petto e le nostre gambe sono incrociate tra loro.

Non potrei sentire più caldo di così.

«Che hai da guardare?» chiedo spostandomi da lui, assonnata. Guardo l'orario e sono a malapena le tre di notte.

«Nulla, mi piace guardarti dormire.»

«È una cosa inquietante e una cosa che fanno solo le coppiette. Non lo fare mai più.»

«Io l'ho sempre fatto, con te.»

Lo guardo allibita. «Perché?»

«Perché mi piaci.»

Mi fissa negli occhi mentre lo dice, ma subito dopo abbassa lo sguardo, come se avesse qualcosa da nascondere. Poi si gira su un fianco dandomi le spalle.

Non parliamo più. Penso che si sia già addormentato. Non ho idea di cosa voglia dire con quella frase, ma decido di non dargli peso. Era assonnato come me, e poi Alessio ne dice tantissime di stupidaggini.

Mi stendo anche io su un lato, ma non riesco a dormire. Vorrei tanto farlo ma qualcosa mi tiene sveglia e non riesco a capire di che si tratta.

Così rimango a fissare fuori dalla finestra la luna illuminare il mare per un tempo illimitato, fin quando la suoneria del mio telefono che squilla mi desta dai miei pensieri. È Simone. Che ci fa ancora sveglio?

Rispondo.

«Pronto?»

«Ehi, Sof. Speravo fossi sveglia

«Sono le tre di notte, perché sarei dovuta essere sveglia?»

«Be', lo sei. È questo quello che conta, no?»

«Sì, ma solo perché non riesco a dormire. Come mai sei sveglio?»

«Sono tornato ora a casa da una festa. I miei amici mi hanno praticamente costretto ad andarci. Ero passato davanti casa vostra oggi, ma non c'era anima viva. Dove siete andati a finire tutti? Siete già partiti?»

«No, siamo in giro. Perché eri passato?»

«Be', hai presente il messaggio che ti ho mandato l'altro ieri?»

«Non mi ricordo di tutti i messaggi che mi inviano.»

«Ti dicevo che ti avrei voluto portare in giro per Los Angeles, ricordi?» lo dice con voce titubante, come se ne fosse imbarazzato.

«Ah, sì. Adesso ricordo.»

«Mi avevi detto che mi avresti chiamato ma non lo hai fatto più. E ieri sera eravamo entrambi troppo ubriachi per ricordarci di questo piano. A proposito, ti sei ripresa dalla sbronza?»

«Non del tutto, ancora. Non ho avuto nemmeno tempo per riposarmi.»

«Ah, capisco.»

Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, nei quali nessuno dei due ha idea di come continuare la conversazione. Per un attimo temo che si sia addormentato a telefono.

«Sof, con chi parli?» biascica Alessio cercando una presenza accanto a lui nel letto. «Torna a letto, voglio abbracciarti e tenerti con me per sempre.»

«Sei con Alessio?» chiede Simone, finalmente.

«Sì. Dormi Ale» mi rivolgo al mio amico.

Lui emette un mugugno di lamento, poi sembra tornare a dormire.

«Se ti ho disturbata posso chiamarti anche domani mattina.»

A summer to liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora