Capitolo 37

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Dopo aver spero la porta di casa, entrando nel salotto, vedo gli abitanti disposti intorno al tavolo, tutti rivolti verso il nostro manager.

«Sofia, finalmente sei arrivata» mi chiama Luca.

«Sì, eccomi qui.»

«Devi sederti accanto a me durante il discorso.»

«Il discorso?»

«La discussione.»

«Ancora non ho ben capito cosa c'entro io.»

Una volta che siamo tutti attenti, Luca si alza in piedi e comincia a parlare, proprio come se si trovasse di fronte ad un pubblico e lui sta per esporre la sua tesi su un determinato argomento.

«Ciao, ragazzi. Siamo qui per...»

«Cos'è? Un funerale o un matrimonio?» lo prende in giro Alessandro, interrompendolo.

Ma Luca continua. «Siamo qui per parlare di un argomento importante. Come tutti voi sapete - e come sanno parecchie persone lì fuori, grazie agli articoli di giornali e siti web -, sabato scorso è accaduto l'impensabile alla nostra amica Sofia, qui presente, e ad Alessio. Sono stati arrestati e trattenuti alla centrale di polizia per lesioni personali a seguito di una rissa nella discoteca in cui tutti noi eravamo. So che è già passato del tempo da quell'episodio, e a tratti sembra anche che sia quasi dimenticato dalle nostre menti. Non voglio spendere troppe parole, ma mi sembra giusto parlarne. Questo episodio è stato dovuto all'alcol, all'erba. Cose che tutti noi qui dentro - ad esclusione di alcune persone - ingeriamo ogni fine settimana per poterci divertire. Anche io, pur essendo il coordinatore di questo gruppo e quello, diciamolo, responsabile, ne faccio uso talvolta. Dopo l'ansia di quei interminabili momenti, in cui eravamo preoccupati per la sorte dei nostri amici qui di fianco a me, avevo immaginato che non ci sarebbe stato bisogno di parlarne apertamente, che i fatti stessi vi avrebbero fatto riflettere sull'uso spropositato che ne facciamo. Ma quando, precisamente ieri sera, ho visto la maggior parte di voi ubriachi persi e incoscienti mi sono reso conto che, invece, ce n'era bisogno eccome. Ed è per questo che siamo qui, adesso. Voglio incitarvi a bere di meno. Non dico di non bere affatto - per quanto questo sarebbe certamente salutare per il nostro corpo -, ma quantomeno di regolarsi con la portata di alcol che decidiamo di ingerire. Perciò - concludo frettolosamente perché abbiamo la lezione di surf - non ubriacatevi tanto da non ricordare cosa avete fatto la sera precedente. Non bevete cocktail forti, abbiate rispetto del vostri limiti e non superateli. È fondamentale perché quello che è successo non si ripeta, e per far sì che altri episodi che potrebbero essere di conseguenza accadano. Perciò bevete responsabilmente.»

Il discorso lascia tutti con le facce serie. Le parole che ha speso hanno senso, e penso che debbano essere rispettate, ma non penso che molti di noi lo faranno.

Comunque sia, non appena il discorso termina, tutti si alzano e in pochi minuti rimaniamo siamo già pronti per il surf.

* * *

«Buon giorno» salutano entrambi i nostri istruttori.

Alcuni di noi ricambiano il saluto, altri, come me, preferiscono fregarsene altamente.

Adesso Alessio mi sta vicino, e Simone lo nota, lo nota come scherziamo stuzzicandoci a vicenda. Nota come l'ho ignorato per quasi una settimana mentre io sono felice e spensierata con i miei amici. Sento il suo sguardo bruciarmi sulla pelle.

Poi Valentina - con la quale sono andata all'Aquarium of the Pacific (ho seriamente temuto che i pesci potessero uscire da quegli acquari delimitato da vetro così sottile!, che Valentina ha fatto l'ora successiva a ridere) e con la quale ho deciso di fare una passeggiata lungo Long Beach per poi tornare a casa -, mi mette un braccio sulla spalla e mi tira con sé.

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