Capitolo 27

133 8 0
                                    

You said:
Ehi, a che ora passi oggi?

Simone said:
Pensavo di venirti a prendere verso le dieci, così potremmo andare un po' in spiaggia e poi mangiare qualcosa al volo prima di andare a fare shopping. Ricordati che sono pur sempre un uomo e che per me lo shopping è una tortura.

You said:
Allora perché lo fai?

Simone said:
Perché non voglio rovinarmi la reputazione. Sai, se indossassi un sacco di immondizia per il ballo non mi faresti fare proprio una bella figura.

You said:
Che spiritoso, davvero. Guarda che il tuo futuro su quel ballo dipende solo da me. Potrei decidere di non venire più.

Simone said:
E io potrei benissimo cercare un'altra ragazza. Non sei l'unica donna presente nei dintorni.

You said:
Benissimo. Allora cerca un'altra donna all'altezza perché io non vengo più.

Simone said:
Perfetto, sto già cercando.

You said:
Meraviglioso.

Simone said:
Va bene il piano?

You said:
Sì, ti aspetto per le dieci. ;)

* * *

Non appena il campanello suona, mi precipito giù dalle scale, ansiosa di fare finalmente compere e mettermi in pari con i preparativi. Sarà un pomeriggio faticoso, e se lo sarà per me non oso immaginare per quel povero cristo di Simone.

«Ehi» lo saluto aprendo la porta.

«Ciao» ricambia il saluto. «Pronta?»

«Penso di sì, tu?»

«Sì. Hai bisogno di un vero aiuto in fatto di stile. Sul serio, non voglio che tu mi rovini la reputazione. Sono un uomo di rispetto e di onore, io.»

«Oh, ma fammi il piacere.»

Mi conduce al lato passeggero e, come ha già fatto ieri, mi apre lo sportello per farmi salire.

«Qual è la nostra meta?» chiedo curiosa.

«Un negozio in cui va sempre mia madre. A detta sua vende abiti meravigliosi. E non ti preoccupare» mi guarda mettendosi la cintura di sicurezza «offro tutto io.»

«Cosa? Non posso lasciartelo fare.»

«E invece lo farò. Lascia fare tutto a me, me la so cavare bene.»

«Ne dubito. Mi concerai peggio di un sacco di immondizia.»

«Come, prego?»

«Niente, niente» ridacchio seguita da lui.

Il viaggio in macchina ha inizio, come sottofondo le canzoni che passano dalla radio e come sfondo la città e il mare.

«Prima però» esordisce dopo qualche minuto di silenzio, «volevo andare in spiaggia.»

«Sì, me l'avevi detto.»

«Allora penso che ti sarai portata un costume dietro.»

«Un costume? Per cosa?»

«Cosa si può fare con un costume, secondo te? Avevo intenzione di fare un bagno.»

«Che cosa?» esclamo preoccupata «ma tu non mi avevi detto nulla a proposito!»

«Pensavo fosse abbastanza chiaro.»

«Senti, per me chiaro alla mattina non è nemmeno il mio nome, okay? Dovevi specificare.»

«Ma secondo te cosa mai avremmo potuto fare per ore in una spiaggia? Farci arrostire come due spiedini di carne?»

«Come posso sapere cosa tu hai in mente!»

«Okay, calma. Resterai sotto l'ombrellone mentre io mi rinfrescherò con l'acqua limpida del mare.»

«Cosa? Non puoi farmi questo.»

«Colpa tua che non ti sei portata un costume.»

«Quanto sei antipatico: non potevo sapere che tu volevi fare un bagno, non dare la colpa a me.»

Lui tace, non dice più nulla fin quando non arriviamo in spiaggia. Parla con un ragazzo e affitta un posto di ombrellone. E poi d'improvviso comincia a spogliarsi. E come si spoglia: aggrappa la sua maglia da sotto e alza le braccia per sfilarsela da sopra la testa. E nel farlo scopre i suoi muscoli, che si fanno ben notare. Oh, cavolo. Rimango imbambolata quando poi, una volta tolta, i suoi capelli rimangono in aria, scompigliati in modo sexy. 

A summer to liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora