Capitolo 26

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«Buon giorno.»

Mi strofino gli occhi, cercando di abituarli alla luce e all'idea di rimanere aperti per tantissimo tempo, oggi.

«Buon giorno» risponde Valentina, la quale è ancora a letto, come me. «Di buon umore oggi?» mi chiede voltandosi a guardarmi.

«Perché dici così?»

«Perché di solito non dici mai "buon giorno".»

Faccio una piccola risata, chiudendo gli occhi e concedendo loro di poter riposare ancora un altro po', altri cinque minuti magari...

«Su, forza.» Valentina mi afferra un braccio attraverso il quale mi trascina verso di sé. 

«Che c'è?» dico in tono molto lamentoso.

«Alzati, dobbiamo andare a fare colazione.»

«Non puoi chiamarmi quando è ora di pranzo?» chiedo aprendo un occhio.

«No, alzati. Oggi sei di buon umore, non posso rischiare di farti svegliare un'altra volta con il timore che tu non possa essere più così.»

«Ma cosa blateri! Io sono sempre di buon umore.»

«Sei sempre così aggressiva!»

«Non è vero!» esclamo aprendo pure l'altro occhio.

«Cosa ha questo Simone?» chiede più a se stessa che a me, mettendosi a sedere.

La guardo con uno sguardo perplesso e confuso. E anche un po' curioso su dove vuole andare a parare.

«Ha per caso una pozione?»

«Pozione? Ma di che parli, Vale? Ti sei per caso drogata ieri sera?»

«Voglio anch'io la pozione della felicità» dice ancora una volta tra sé e sé, senza aver ascoltato quello che le ho detto.

Sbuffo buttandomi il lenzuolo sulla testa, stanca di star a sentire le stupidaggini che dice la mia migliore amica di prima mattina. Non ho nemmeno il tempo di chiudere gli occhi che il lenzuolo mi viene strappato di dosso.

«Ehi, ma che fai?»

«Dai, alzati! Dobbiamo andare a fare colazione. Inoltre ho sentito dire che c'è qualcuno veramente figo di sotto.»

«Cosa? Dici sul serio?» dico tirandomi su a sedere.

«Sì, ho sentito delle voci nel corridoio poco fa.»

«Allora sarà meglio che mi vada a fare una doccia, così posso rimorchiare qualche bel ragazzo.»

«Ancora? Ma non sei stanca di avere ragazzi dietro che ti fanno la corte?»

Ci rifletto su un attimo. Infondo Vale non ha tutti i torti. Dovrei per caso sopportare altri appuntamenti? No, per favore. Non ne posso più.

«Allora mi preparo solo per godere della vista di quei tali modelli.»

«Ecco la mia Sofia! Che ti era successo?» mi chiede mentre io mi alzo dal letto sbadigliando.

Sbuffo ancora una volta, prendo un cuscino e glielo lancio, colpendola in pieno viso.

«Come osi!» urla lei.

Io scoppio a ridere come se non ci fosse un domani mentre lei si prepara a tirarmi lo stesso cuscino. Ma prima che lei riesca a farlo, io mi butto di nuovo sul letto e glielo tolgo dalle mani. Al che mi alzo velocemente, in cerca di una via di fuga. Nel farlo afferro pure l'altro cuscino dal letto, non si sa mai. Non che ci siano solo questi due cuscini nella stanza, ma non penso che Vale riesca a pensare ai dettagli in questo momento.

Non sapendo dove scappare, apro la porta e mi fiondo fuori dalla camera; cerco di valutare in quale camera potrei nascondermi, ma lei mi troverebbe subito. Perciò mi affretto a scendere le scale, mentre Valentina mi rincorre dietro urlando di tornare da lei.

«Torna qui, brutta stronza!» urla, infatti, di nuovo.

Non appena si accorge che sto scendendo giù, smette di correre, abbassa la voce e dice: «Dove stai andando? Hai dimenticato che c'è qualcuno molto figo giù? Non possiamo scendere in pigiama!»

«Non mi importa!» rispondo ridendo.

A quel punto lei ricomincia a correre e io rido al solo pensiero di come reagirà chiunque ci sia al piano di sotto vedendola con un paio di pantaloncini con le paperelle stampate e una canotta con i fiorellini. Menomale che io punto sempre su qualcosa a unica tinta.

Scendo giù dalle scale, alternando lo sguardo tra dove metto i piedi e dietro di me, per vedere se Vale mi raggiunge.

Lo sta per fare quando io sbatto contro un corpo solido, ma morbido. Sbatto con una tale intensità che perdo l'equilibrio e cado, ma quel corpo solido fa lo stesso ed io mi ritrovo sopra di lui.

Sposto lo sguardo verso Valentina che sta ridendo come una pazza, vendicativa.

«Questi li prendo io» dice togliendomi i cuscini dalle mani.

«Scusa, bella, ma non so se ti sei accorta che sei sopra di me.»

Oh, vero. Il corpo solido. Mi volto e mi irrigidisco alla vista del viso di Alessandro che mi guarda con uno sguardo a metà tra l'eccitato e l'arrabbiato.

Mi alzo immediatamente, nello stesso momento in cui Vale mi colpisce al fianco con il cuscino.

«Ahia!» mi lamento.

A summer to liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora