Lui soffia sul mio collo, ci affonda la faccia. Le mie mani stringono e graffiano la pelle della sua schiena, il mio viso che cerca disperatamente il suo.
E poi due sospiri, sbuffi, qualsiasi cosa siano, inondano la stanza, mozzando del tutto i nostri ansimi e mugugni.
Simone si accascia sul mio corpo, sfinito, con il viso ancora in mezzo ai miei capelli sparsi sul cuscino.
Sento tutto il peso del suo possente e muscoloso corpo schiacciarmi sul materasso, quasi mozzarmi il respiro.
Mi dimeno un po' e lui, capendo, si sposta e si butta di tutto peso accanto a me. Tiene gli occhi chiusi mentre lo guardo. Poi sposta un braccio verso il mio capo invitandomi a poggiarlo sul suo petto.
Rimaniamo in questa posizione per un tempo indeterminato.
«Ti va di ritornare sul tetto?» mi chiede sussurrando nell'orecchio, come a non voler rompere il silenzio e la calma intorno a noi.
Mugugno in risposta, e lui capisce al volo che sono troppo esausta per poter muovere anche solo un muscolo.
«Va bene, va bene. Vuol dire che non ti dirò più quello che ti volevo dire.»
«Non puoi minacciarmi così» dico con la guancia spiaccicata sul suo pettorale. «Lo sai che la curiosità potrebbe uccidermi. Perché ti serviva un panorama come quello per potermi dire qualcosa? Questo letto è il miglior panorama che abbia mai visto.»
«Volevi dire il mio corpo» risponde.
«Può darsi. Sono così stanca...!» sospiro. Mi muovo nel letto. «Che ore sono?»
Simone volta il capo all'indietro per poter vedere la sveglia sul comodino. «Sono le quattro meno un quarto del mattino. Direi che abbiamo fatto tardi.»
«Io adoro la notte.»
Rimaniamo in silenzio per un altro po', fin quando non riprendo la conversazione.
«Cosa volevi dirmi?» chiedo guardandolo negli occhi. Lui guarda le mie iridi verdi.
«Niente, lascia stare» risponde dopo essere rimasto per un po' col fiato in gola, come se stesse decidendo se parlare o no.
«Non dire stronzate. Dimmelo e basta.» Riporto la mia testa sul suo petto, mettendomi comoda, mentre lui riprende ad accarezzarmi i capelli lunghi e castani.
«Te lo dirò, ma tu non arrabbiarti.»
«Cos'è, mi hai forse tradita?» ridacchio appoggiandomi sul gomito.
Mi rendo conto che non c'è nulla da scherzare - soprattutto sull'argomento che ho scelto - quando il suo sguardo rimane piuttosto serio.
«Simone, mi stai spaventando. Di cosa si tratta?»
Lui si alza a sedere, appoggiando la sua schiena alla testiera del letto. L'unica fonte di illuminazione della stanza è la luce della luna piena che campeggia lassù nel cielo, i cui raggi penetrano attraverso la portafinestra della camera di Simone.
Sembra agitato, e questo rende agitata anche me. In un attimo comincio a pormi mille quesiti, su cosa io possa aver mai fatto di sbagliato, o di così profondamente cattivo da rendere il suo viso quasi spaventato.
«Sofia...»
Sbuffo. Adesso mi sto innervosendo. «Parla e basta.»
«Va bene» sospira abbassando lo sguardo. Qualche secondo dopo ritorna sul mio. «Tu mi piaci, Sofia. E no, non mi interrompere, non dire una sola parola. Fammi parlare.» Dopo che si accerta che la mia bocca resterà chiusa, continua: «Mi piaci per davvero. Da tanto... ma che dico?, da troppo tempo non provavo questi sentimenti e queste emozioni che provo ora. Ti ho detto di non parlare!» esclama quando mi vede sul punto di ribattere.

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A summer to live
Roman d'amour[Completa] Feste. Alcol. Sesso. È questo il suo stile di vita. Sofia è una ragazza di diciotto anni che è partita a Los Angeles per le vacanze estive dopo il diploma. A farle compagnia è la sua comitiva di amici, tra cui c'è anche la sua migliore...