Capitolo 42

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Simone mi viene a prendere alle sette del mattino con una limousine di un nero lucido che spicca nel paesaggio tranquillo e colorato di fronte casa.
Lo sportello si apre e da dietro esso sbuca la sua figura alta e possente, che mi guarda sorridendo, con uno sguardo fiero di sé.

«Ciao!» lo saluto fingendo entusiasmo.

Mi annoia, mi annoia tantissimo andare in quello stupido posto, qualunque esso sia. Avrei voluto rimanere a dormire per tutto il resto della mattina, al posto di alzarmi così presto. Un orario irragionevole contando il fatto che ieri la festa è finita tardi, nella notte.

Mi rivolge un sorriso per saluto, mentre mi osserva chiudere a chiave la porta di casa, mentre cerco di non dare a vedere la fatica che mi porta questo borsone in spalla che pensa minimo cinque chili. Valentina dice che mi sono portata troppe cose per due giorni e una notte, ma non le ho dato ascolto. Forse avrei dovuto farlo, invece.

Comunque sia, Simone viene in mio aiuto, offrendosi di mettere lui il borsone nel bagagliaio. Non so cosa aspettarmi da questo viaggio, non ho completamente idea di che tipo di abiti avrei dovuto portare, così ho portato tutti i tipi possibili.

«Come va?» mi chiede quando siamo entrambi seduti sui comodissimi sedili in pelle nera. Questa auto trasuda ricchezza da ogni centimetro.

«Bene» rispondo osservando il vetro oscurato che ci separa dal conducente, dandoci la nostra privacy. Non mi piacerebbe che le mie conversazioni vengano origliate da qualcuno che non conosco e che non voglio conoscere. «A te?»

«Tutto bene. Eccitata?»

«Assonnata piuttosto. Non ho le energie sufficienti nemmeno per pensarci. E poi non ho completamente idea di cosa faremo.»

«Oh, dimentico che tu non hai provato il brivido di volare in deltaplano.»

«In questo momento voglio solo dormire. Perché siamo in questa auto lussuosa? È in grado di salire su per la montagna?»

«Ti direi che l'ho presa per concederti lo spazio per distenderti e riposare, ma era inclusa nel prezzo. E comunque non sarà lei a portarci la su.»

«E cosa?» chiedo dopo uno sbadiglio.

«Ci fermeremo a valle e poi prenderemo la funivia.»

«Oh» rispondo semplicemente.

«Puoi distenderti e dormire, se vuoi.»

«Dici sul serio?» chiedo con un po' di emozione nella voce.

«Sì. Ci vorrà qualche ora prima di arrivare.»

Non so se essere annoiata per il fatto che ci vorrà così tanto o essere felice perché avrò più tempo per risposare. «Grazie al Cielo» dico infine.

Simone ridacchia e l'ultima cosa che vedo prima di chiudere gli occhi è il suo sguardo che mi percorre da capo a piedi.

Decido di non sdraiarmi, comunque, in quanto risulterebbe troppo maleducato. Decido di rimanere seduta accanto a lui.
E dopo solo pochi minuti mi addormento, cadendo in un sonno profondo.

* * *

Quando mi risveglio sento il motore della limousine spegnersi, e il consecutivo ticchettio. Appena apro gli occhi vedo tutto lateralmente, come se mi fossi addormentata sdraiandomi. Ma non è così, perciò che...

Sento Simone ridacchiare e questo mi fa realizzare la situazione.
Sono semplicemente scivolata con la testa sul suo petto, mentre dormivo.

«Buon giorno» mormora scostandomi una ciocca di capelli dal viso e posizionandola ferma dietro il mio orecchio. Il tocco leggero delle sue dita mi fa rabbrividire.

A summer to liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora