Capitolo 16

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«Sofia!»

«Che c'è?» rispondo con voce tremolante.

«Stavi urlando. Hai fatto un incubo?»

«Sì...» dico un po' confusa. Non mi ricordo bene cosa stavo sognando. «Penso di sì.»

Mi guardo intorno e vengo travolta dalla luce del sole che riempie e illumina la stanza.
Io sono ancora nuda sotto le coperte, proprio come Alessio e sul letto ci sono ancora le nostre biancherie intime e, a terra, la precauzione usata.

Lui si poggia sul gomito e sostiene il suo viso con la mano, mentre mi guarda con uno sguardo a metà tra il preoccupato e il felice.

«Che c'è?» ripeto.

«Niente, è che mi sono preoccupato sentendoti urlare, e poi hai ancora un'espressione stravolta, come se avessi visto il diavolo in persona.»

«Oh» rispondo semplicemente. 

E in un attimo tutto il sogno mi si ripresenta davanti gli occhi. Cerco di scacciarlo via, inorridita, ma riprendo di nuovo a tremare e, preoccupato più di prima, Alessio mi si avvicina, mette un suo braccio sotto il mio collo e mi stringe a sé. Mi da un bacio sulla fronte cercando di calmarmi.

«Si può sapere che cosa hai sognato?»

Nemmeno il tempo di assimilare per intero la domanda fattami, che la porta della camera si spalanca mandandoci una folata di aria fresca.

«Vi siete divertiti vero, ieri sera? Ho trovato questi giù, di fronte al divano. Be' in realtà li hanno già visti tutti quindi tutti sanno cosa sia successo in questa casa ieri sera. Avrei voluto esserci anche io così magari avremmo fatto una cosa a tre.»

Mi tiro subito su il lenzuolo a coprire il mio nudo petto e me lo stringo bene. Alessio rimane immobile, diventa paonazzo come se i suoi genitori lo avessero colto a guardare un porno in camera sua.

Che cavolo ci fa questo qui?

Realizzo quello che ha detto e noto che in mano ha la camicia di Alessio e la mia maglietta bianca con i bordi di pizzo.

«Vuoi chiudere quella porta?» urla Alessio, una volta ripresosi dalla momentanea immobilità.

«Certo» risponde. Chiude la porta ma lui rimane dentro.

«Idiota, intendevo che tu te ne andassi via da questa stanza.»

«Oh, non prima di avermi raccontato tutta la storia in dettagli e avermi fatto dare una sbirciatina al magnifico corpo che la tua ragazza nasconde.»

«Non sono la sua ragazza» puntualizzo.

Lui si avvicina fino a quando non riesco a vedere dettagliatamente ogni suo singolo tatuaggio. Lì realizzo che mi sta per strappare il lenzuolo di dosso, perciò allungo un braccio e gli do' uno schiaffo in pieno volto.

Lui si ritira automaticamente e mi guarda furioso.

«Che c'è? La dai a tutti ma non vuoi darla a me?» mi provoca.

«Alessandro, vattene via da qua!» urla in mia difesa Alessio.

«Okay, va bene» urla lui sulla difensiva «ma la tua maglietta me la tengo come souvenir.»

Esce dalla stanza lasciando sia me che Alessio con un'espressione sconvolta in faccia. Cosa?, penso, si è tenuto la mia maglietta?

«Questo ragazzo è uno psicopatico» esclamo, «sto per vomitare.»

Alessio annuisce concordando con me.

«Se non mi ridà la maglietta lo uccido. Con cosa me ne vado da qua? Me ne devo andare senza maglietta?» mi dispero in cerca di una soluzione. Mi alzo mentre dico queste parole e trascino il lenzuolo con me, scoprendo il corpo di Alessio, il quale si infila i boxer.

Cammino avanti e indietro per la stanza, vado in bagno, mi sciacquo il viso e ritorno vicino al letto.

Raccolgo la mia biancheria e i miei pantaloncini. Ritorno nel bagno e mi vesto freneticamente. Ritorno in camera di nuovo e butto il lenzuolo sul letto, anche se la metà finisce per terra. Sbuffo, mi calo e la ributto in aria, questa volta cadendo sul letto.

Alessio si è vestito pure, ora mi guarda perplesso.

«Che c'è?» sbotto.

«Perché sei così agitata? Guarda che posso anche prestarti una mia maglia.»

Oh.

Rimango a fissarlo e poi scoppio a ridere e non so esattamente se è per esasperazione, imbarazzo o divertimento.

«Giusto.»

Lui si alza, apre l'armadio rivelando il caos che lo sovrana. Cerca un po' e infine tira fuori una maglietta bianca a maniche corte con una scritta in nero che recita: "I'm your playboy"

«Che egocentrico» lo prendo in giro.

Lui mi afferra le guance e mi lascia un delicato bacio sulle labbra.

Gli sorrido e le uniche cose che riesco a vedere sono i suoi occhi azzurro intenso, che mi ricordano il mare della spiaggia sottostante che adoro, e il suo sorriso che mostra denti bianchissimi e perfetti. Gli lascio un altro bacio sulle labbra, questa volta più marcato e poi mi allontano.

Vado verso la porta mentre mi sistemo la maglia dentro i pantaloni. Infilo le mie scarpe e scendo giù, seguita da Alessio.

Non appena Luca, Samuele, Giorgia e Giulio sentono i miei piedi sbattere sugli scalini, si girano verso di noi e ci guardano scendere.

«Che c'è?» esclamo. «Non mi avete mai visto scendere le scale?»

«Andiamo a fare colazione fuori, ti va?»

* * *

«Prendiamo due cornetti alla crema e due cappuccini, grazie.»

«Sarò da voi tra un minuto.»

Alessio mi ha portata in un bar che si affaccia sulla spiaggia a fare colazione; ci siamo seduti ad un tavolino all'aperto, sotto un albero. Certo, mi sarei voluta fare una doccia e cambiarmi prima di andare in un luogo pubblico ma lui ha insistito e per evitare che mi prendesse a mo' di sacco di patate per la strada, ho acconsentito. D'altronde, sto morendo di fame.

La nostra ordinazione arriva in un batter d'occhio servita da un cameriere abbastanza fico, che mi fissa e mi sorride. Faccio lo stesso mentre Alessio ride.

«Aspetta» lo fermo mentre sta per prendere in mano la tazza. «Foto tumblr.»

Afferro il mio cellulare e scatto una foto.

«Da quando sei su Tumblr?» chiede ridacchiando.

«Da tanto tempo.»

«Perciò sei una Tumblr-girl?»

«Una che?» rido. «Sono semplicemente su un social. Non penso sia così importante da dedicarci questi secondi preziosi mentre il cibo si raffredda.»

«Riesci sempre a zittirmi, dannazione.» 

* * * 

«Mi è piaciuta questa notte con te» mi rivela, passeggiando verso casa.

«Anche a me.»

Come tutte le notti passate così d'altronde.

«Quando vuoi, sempre a disposizione» sorride malizioso, una volta fermatosi di fronte la porta.

Mentre la apro dico: «Lo stesso vale per me», gli faccio l'occhiolino.

Appena la apro mi ritrovo davanti, al di là del corridoio d'ingresso, Valentina e Marta.

«Oh, ciao Marta!» la saluto facendole notare che sono appena tornata da chissà dove con la sua cotta.

«Sof» mi saluta Vale, invece, con tono ancora assonnato.

Marta mi fissa con un'espressione assente. Le sta bene per aver rotto le palle ad un mio amico.

«Devo andare, Luca mi aspetta da una parte. Ci vediamo Valentina. Ciao Sof» conclude dandomi un bacio provocante sulle labbra.

«La vuoi smettere di fare così?!» urla la ragazzina e poi corre subito di sopra.

Io, Vale e Alessio ci guardiamo per un attimo perplessi, ma poi ridacchiamo.

Una volta chiusasi la porta, Valentina mi sorride e mi chiede: «Allora? È nato qualcosa tra te e quel bel giovanotto?»

«Oh, per favore» rido «Non parlare come mia nonna!»

«Non parlo come tua nonna!» ride anche lei «Non cercare di cambiare discorso.»

«Ma secondo te sono un ragazza a posto che si fidanza con il proprio amico d'infanzia? Ma dai, ma tu ti immagini me fidanzata?»

«Oh che delusione. Pensavo che finalmente avevo un ragazzo su cui tormentarti!»

«Guarda che tu mi tormenti già su tutti i ragazzi con cui sto, persino quelli con cui parlo, a momenti anche su quelli che mi guardano. "Oh, guarda: quel ragazzo ha respirato la tua stessa aria! Sono sicura che ti metterai insieme a lui tra qualche tempo!"» la prendo in giro imitando la sua voce.

«Non è vero!» contesta ridendo «Io non faccio così!»

«Oh, lo sai perfettamente che fai sempre così. Ma non capisco cosa ci trovi di bello nell'essere fidanzati.»

«L'amore è bello!»

«Oh, ma per favore! Lo sai cosa ne penso! Dopo quello che ho passato, non voglio fidanzati per almeno altri vent'anni. Forse, addirittura, mai più.»

Lei rimane in silenzio, ricordando quello che le ho raccontato, tutti i dettagli di quegli orribili tempi trascorsi. Preferisco non parlarne e lei lo sa, per questo rimane in silenzio per due minuti.

«Sai?» mi richiama all'attenzione «ti devo raccontare una cosa.»

«Che cosa?» dico con poco interesse, mentre accendo la tv.

«Ieri sera, mentre ero in giro con Marta e Giorgia - non chiedermi perché loro, semplicemente Rick mi aveva abbandonata per Sam - ho baciato un ragazzo americano.»

«Cosa?» mi giro verso di lei «Sul serio?»

«Sì» risponde con una nota di insicurezza nella voce «Ma ho paura che Riccardo lo scopra. Non mi sembra giusto nei suoi confronti.»

«Oh, ma smettila di colpevolizzarti. Ripeti questa cosa ogni singola volta, ma dimmi se per una di queste volte non ti sei davvero divertita a farlo, dimmi se non hai mai provato quell'adrenalina che il trasgredire ti dona. Non è fantastico?»

«Sì, hai ragione» mi sorride, ma nei suoi occhi ancora il dubbio, la paura e il rimorso.

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