Capitolo 33

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«Pronto?»

«Simone sono io, Sofia.»

«Ehi, Sofia. Che succede?»

«È successo un casino. Non so se potrò esserci oggi al ballo.»

* * *

Qualche ora prima...

«Bello, dammi un'altra Margarita!» urlo al barista.

Si mette di fronte a me e lo prepara, esibendosi in acrobazie con le bottiglie di alcol.

«Ecco a lei, signorina» urla tra la folla.

«Vale!» urlo totalmente ubriaca.

«Te ne sei presa un altro? A me niente?» mi guarda facendo la finta offesa. «Dammene un po' del tuo.»

«Scordatelo!» lo allontano da lei, poi lo bevo in un solo sorso. Questo gesto mi fa salire un conato di vomito, ma resisto.

Quando apro gli occhi tutto intorno a me gira, si capovolge e si contorce. Sarò al... quinto Margarita. Merda, domani starò da schifo e ho quel cazzo di ballo.

Comincio a ballare a ritmo della musica, scatenandomi e dimenandomi. Urlo dalla gioia, ma non sono sicura che sia solo questo.

«Ehi, ti va di andarci a fare una canna?» mi chiede Samuele.

«Vengo anch'io!» urla Riccardo.

«Senza di me non vai da nessuna parte, amore.»

«Ci sono anche io!» urla spuntando da non so dove Alessio. Ormai non so più nemmeno dove sono io.

Usciamo fuori dall'affollata discoteca solo per entrare nell'affollato retro dove ci sono decine e decine di persone che fumano.

«Le ho già pronte.»

Samuele ne passa una l'uno e poi così facciamo anche con l'accendino, ce lo passiamo.

L'accendo e il fantastico sapore mi inebria la mente e i sensi. Inspiro e butto fuori il fumo che esce in una folata bianca.

È davvero droga questa? Oh santo cielo, dove l'hanno presa?

Gli altri stanno parlando tra di loro ma io non sento più niente, vedo solo il mondo girare più del dovuto e la vista che comincia ad appannarsi.

«Ehi, piccola» mi si avvicina Alessio.

«Che vuoi Ale?» gli chiedo piagnucolando. Il cervello mi sta andando in pappa.

«Sai? Ieri mi sono comportato così da stronzo solo perché mi piaci, Cristo.»

«Oh, smettila di dire cazzate.»

«Ero geloso, non si vedeva?» chiede strascicando le parole.

«Ma per favore», cerco di ridere ma mi esce solo uno sbuffo divertito. I miei occhi non stanno più aperti.

«Hai ragione, sto dicendo un casino di cazzate.»

Si siede accanto a me sul muretto, entrando a far parte definitivamente del mio mondo barcollante. Gli altri sono già scomparsi dalla mia mente.

Inspiro, butto fuori.

«Cazzo, Sof.»

«Che c'è?»

«Pensi che sia logico che io provi qualcosa per qualcuno?»

«Io penso» dico alzandomi cercando di non cadere a terra anche con i sandali, visto la mia ferita al piede. «che tu ti sei fatto troppo. Togli quella canna dalla bocca.»

A summer to liveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora