Capitolo 22

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Mi strofino gli occhi, incapaci di ambientarsi alle condizioni di luce. Ho la testa che martella, un senso di nausea impressionante e una stanchezza immane che si fa padrona del mio corpo.

Un telefono suona; cerco di riconoscere la suoneria ma non è la mia.

Cerco di alzarmi o quantomeno di aprire gli occhi, ma il mal di testa me lo impedisce. E poi quella suoneria si spegne. Al posto suo una voce.

«Sì?... No, sono ancora a letto... lo so che è tardi ma sto morendo dal mal di testa... si, okay. Ciao.»

Cerco di identificare la voce.

Giulio? Cosa ci faccio nello stesso letto di Giulio?

Questa volta mi volto, incurante delle fitte di dolore in tutto il mio corpo. Quando lo faccio mi rendo conto che sono nuda sotto il lenzuolo e che ho i capelli tutti arruffati.

Quando mi giro, pronta a confermare l'identità della persona che mi sta accanto, trovo Alessio.

Aspetta... Alessio?

Dietro di lui c'è Giulio che sta tentando di alzarsi.

Cosa cavolo è successo dentro questa camera?

Cerco di ricordarlo ma tutto ciò che riesco a visualizzare sono dei fermi immagini e dei pezzi di conversazione... ma nessuno riguarda questa camera.

Oh, devo finirla di ubriacarmi così tanto. Ogni volta che mi risveglio passo sempre l'intera giornata a prendere aspirine e indagare sulla sera precedente.

Mi porto le mani alla testa, non solo per il dolore ma anche per la disperazione. Non abbiamo costituito una specie di orgia, vero?

Non vorrei proprio alzarmi e trovare qualche altro corpo dormiente disteso a terra.

«Oh, buon giorno» mi dice Giulio una volta notato che sono sveglia.

«Buon giorno» dico, ma mi esce una voce talmente rauca che nemmeno un rospo.

«È stato bello ieri sera» mi confessa, tutto sorridente e imbarazzato. Peccato che io non mi ricordi un accidente di quello che è successo ieri sera.

«Ehm...?»: gli faccio capire che non so a cosa si riferisce.

«Che c'è?» mi domanda invece lui.

Possibile mai che non ci arriva?

«Non mi ricordo niente di quello che è successo ieri...»

«Oh» risponde lui, rimanendo immobile con la maglietta bloccata sui pettorali.

«Che è... successo?» provo a chiedere, sentendomi un poco stupida.

«Be'...» comincia. «Siamo andati a letto. L'abbiamo fatto. Tutto qui» dice con tranquillità e freddezza. Fin troppa tranquillità e freddezza. 

«Oh. E perché... Alessio è qui?»

«Mi hai praticamente obbligato a restare.»

Alessio si risveglia. In realtà non so da quanto tempo stia ascoltando. Sono sicura che sia abbastanza per fare una figura di merda.

«In che...» provo a domandare, ma una fitta lancinante alla testa mi fa perdere la voce.

«Le aspirine» dico in un sospiro.

«Non ne ho qui in camera» risponde Giulio.

«In camera mia ci sono. Secondo cassetto del comodino. Subito.»

Odio i mal di testa da post-sbronza. L'unica cosa che potrebbe mai fermarmi dall'ubriacarmi è proprio questo. È una tortura dover stare male dopo una cosa così bella.

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