Capitolo 9.

3.8K 204 158
                                    

"Sai, Fagio, potrei farti la stessa domanda, ma si da il caso che io sappia già la risposta." sussurrò lui con un tono di voce che mi fece capire che probabilmente stava sorridendo. "All'inizio avevo pensato che non fossi riuscita a sopportare la distanza che ti divideva dal tuo principe, ma poi dato che ti aggiravi per i corridoi furtivamente come se stessi per combinare qualcosa di grosso ho capito che mi sbagliavo."
Sospirai e scossi la testa. "Allora mi hai seguito per tutto il tempo?"

"Sì e no. Sei passata davanti alla mia camera ed ero a sedere fuori, nel corridoio. Tu non mi hai neanche visto e mi sei passata davanti. Io ho solamente colto l'occasione. Ho pensato che sarebbe stato più divertente vederti cacciare nei guai piuttosto che starmene seduto per terra a far niente." fece una risatina soffocata che trovai a dir poco irritante e poi proseguì, abbassando il volume della voce sempre di più. "Quindi ora mi sembra opportuno che tu mi dica a cosa ho preso parte. Stiamo andando a fare uno scherzo all'Uomo Ratto? Sarebbe fantastico! Lo sai che se mentre dorme gli immergi una mano nell'acqua, poi lui si pisc..."

"Stephen! Smettila di parlare a vanvera!" lo sgridai. "Io sto andando nel dormitorio dei ragazzi e tu non verrai con me."
Diedi uno strattone alla mia mano che immediatamente si tolse dalla sua, facendolo fermare davanti a me. "Cos'è? Ti mancava la puzza dei loro piedi? O forse non riesci ad addormentarti senza tutto quel russare continuo?" chiese visibilmente infastidito.
"Smettila di fare lo scemo e ascolta quello che ti dico." sussurrai fredda e dura. "Io, Minho e Newt andiamo a cercare Thomas e continueremo a farlo tutte le notti fino a che non lo troveremo. Ho bisogno che tu te ne torni in camera tua e fingi di non avermi visto."
Lo sentii ridere lievemente e poi sbuffò. "Mi piace come piano. Okay, andiamo a cercare Thomas."

Mi prese nuovamente per mano e mi trascinò all'avanti. Puntai i piedi a terra e lo obbligai a fermarsi. "Mi hai sentito? Io vado a cercare Thomas, tu torni a dormire, Steph."
"Adoro quando mi chiami in quel modo, pasticcino." replicò lui, fingendo di non sentire la mia frase. Cercai di rimanere impassibile e finsi che il tono di voce che aveva usato per pronunciare quella frase non mi avesse scosso per niente.
"Stephen, ti prego." bisbigliai, stanca di ripetere le cose un miliardo di volte prima che le afferrasse. Mi stava facendo perdere tempo e se dovevo iniziare a discutere con lui di certo ci avrebbero scoperti.

"E dai, ti prego! Prometto che non ti accorgerai neanche della mia presenza." mi supplicò, scuotendo la mia mano come farebbe un bambino alle prese con uno dei suoi capricci.
Mi portai la mano sulla fronte e la massaggiai cercando di ragionare e riprendere il controllo necessario per non urlargli in faccia. Mi stava venendo il mal di testa e sapevo che non l'avrei fatta franca: lui avrebbe potuto continuare a punzecchiarmi all'infinito, fino a che non avrei ceduto e di certo la mia pazienza si stava esaurendo a vista d'occhio.

"E va bene!" sbuffai esasperata, roteando gli occhi al cielo. "Ma fai un passo falso e sei fuori."
Lo sentii esultare silenziosamente, poi riprese a camminare nel buio, silenzioso come un'ombra.
Quando arrivammo nella stanza dei ragazzi, ci fermammo pochi secondi a osservarla per accertarci che fosse effettivamente la camera 368. Chissà cosa sarebbe successo se avessimo bussato a quella sbagliata!

Dopo aver controllato svariate volte, decisi anche di sbirciare attraverso la serratura per sicurezza. Il mio tentativo fallì miseramente e non vidi altro che buio e alcune macchie più nere di altre. Ma nonostante questo, il forte rumore di respiri intensi e il profondo russare, mi rassicurarono abbastanza da battere le nocche della mia mano destra tre volte sulla porta.
Attesi in silenzio, trattenendo addirittura il fiato. Potevo sentire il corpo di Stephen irrigidirsi ad ogni secondo che passava. Quindi dopotutto era agitato anche lui.

Passarono secondi, che poi si tramutarono in minuti, ma la porta rimaneva sempre chiusa e il silenzio regnava sovrano. Alzai il braccio indecisa e feci per battere il pugno sulla porta almeno un'altra volta, quando però un suono mi fece pietrificare sul posto. Sentii prima un forte rumore, come di un oggetto che cadeva al suolo, e poi una voce profonda e assonnata che imprecava. Nonostante a dividerci ci fosse una spessa parete in cemento e una porta, riuscivo comunque a riconoscere quell'inconfondibile accento nelle parole pronunciate dalla persona aldilà del muro, infatti non mi stupii quando Newt ci venne ad aprire.

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora