Capitolo 33.

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Decisa finalmente ad alzarmi da terra, presi un bel respiro e sforzai le gambe per sorreggermi in modo saldo, senza tremare. Mi portai alcune ciocche di capelli dietro le orecchie, poi mi passai i palmi sulla faccia, come per svegliarmi da quello stato di depressione, e infine indugiai le dita sulle labbra, stuzzicandole e allungandole titubante. Ero veramente pronta ad affrontare tutto quello? O meglio, ero sicura di riuscire a sopportare tutto, senza crollare più? Questa volta mi ero concessa di lasciarmi andare, ma sapevo che, una volta girato l'angolo, avrei dovuto reprimere ogni sentimento o pensiero negativo.

Una volta girato l'angolo avrei dovuto cavare fuori tutta la forza e il coraggio, che ero sicura si fossero rintanati in qualche luogo nell'ombra della mia anima. Una volta girato l'angolo, non si tornava più indietro. 
Quanto avrei voluto avere la forza di Stephen. Il ragazzo stava vivendo il lutto delle sorelle con una tenacia d'animo di cui io non sarei mai capace. Aveva tenuto i suoi sentimenti per sé, nonostante la rabbia e la frustrazione. E avrei giurato che si sentisse in colpa per la loro morte. Ero cerca che si ritenesse l'unico responsabile. Perché non aveva fatto abbastanza. Perché non le aveva salvate in tempo.

Scossi la testa, sentendo ribollire dentro di me la rabbia nei confronti delle W.I.C.K.E.D. Non solo per colpa loro Newt aveva vissuto tutti quegli anni nella menzogna, lavorando inconsciamente a un qualcosa che avrebbe potuto curarlo, ma che ancora non esisteva; anche Stephen aveva sofferto le conseguenze delle scelte immorali della W.I.C.K.E.D. Sacrificare dei bambini in nome della scienza e del progresso. Quand'è che avevano perso la loro umanità?
Chiusi gli occhi e cercai di calmare la tristezza che ora si stava trasformando velocemente in rabbia.

Il discorso era lo stesso: una volta girato quell'angolo non c'era più spazio per i sentimenti. Dovevo essere forte e rimanere concentrata sull'obbiettivo principale: fuggire dalla W.I.C.K.E.D. sani e salvi. Annuii come a confermare i miei stessi pensieri e rilasciai alcuni sospiri per calmarmi ulteriormente. Mi sistemai i vestiti e a testa alta svoltai nel corridoio da cui ero venuta, urlandomi di dovercela fare.
Il tragitto di ritorno sembrò tre volte più veloce di quanto lo avessi percorso in precedenza e questa cosa non mi piacque, poiché arrivai ben presto all'entrata del magazzino delle armi e fui costretta a fermarmi accanto al muro, colta da un'improvvisa mancanza di coraggio.

Perché mi sentivo così in imbarazzo a mostrarmi ai miei amici, soprattutto a Stephen, considerato lo stato in cui ero quando lo avevo abbandonato in corridoio?
Cercai di riflettere su cosa mi stesse trattenendo dall'entrare in quella stanza, ma non appena udii delle voci all'interno di essa, non riuscii a trattenermi dall'origliare.
"...altro." disse una voce, inconfondibilmente quella di Brenda. "Pensa all'inferno che ha passato Newt. A tutte le decisioni che ha dovuto prendere. Per forza nel suo caso l'Eruzione sta avanzando così rapidamente. È stato stimolato troppo, molto più di una persona qualunque che vive la propria vita giorno per giorno."

Corrugai le sopracciglia. Ecco il vero motivo per cui l'Eruzione stava avanzando così velocemente in lui. Era ovvio, perché non ci avevo pensato prima? L'Eruzione si sviluppava nella Zona di Violenza che coincideva con il cervello, perciò più questo si utilizzava – sforzandolo per risolvere problemi, prendere decisioni e anche cercare costantemente di trattenersi dallo scoppiare in una crisi isterica –, più la malattia si faceva strada in esso.

Nonostante avessi individuato il problema principale, ovvero l'eccessivo utilizzo celebrale di Newt, non potevo fare nulla per cambiarlo. Insomma, come si poteva chiedere a una persona di smettere di pensare? Soprattutto in una situazione tale a quella in cui ci eravamo cacciati noi! Al momento la concentrazione e il pensiero critico erano fondamentali, se volevamo uscire dalla W.I.C.K.E.D. sani e salvi. Forse però la situazione sarebbe potuta migliorare una volta raggiunto un posto più sicuro e calmo. Lì ero sicura che il ragazzo avrebbe potuto rilassarsi e perciò riacquistare, anche in piccola parte, l'equilibrio mentale che ultimamente aveva perso.

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora