Capitolo 45.

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Dopo che Thomas aveva perso i sensi era piombato sull'appartamento un silenzio imbarazzante. Nessuno voleva accennare a nulla, perciò Hans semplicemente procedette nel rimuovere anche i chip nella testa di noi altri. L'operazione fu alquanto veloce e priva di dolore, dato che uno ad uno Hans ci sedò con un'iniezione locale.

Dopo esserci sottoposti al piccolo intervento decidemmo di cogliere quell'occasione di tranquillità per fare un pisolino: Minho si sistemò su una poltrona posizionata a poca distanza dal lettino su cui era steso Thomas e gli ci volle ben poco per cadere tra le braccia del sonno, dato che dopo pochi minuti era già possibile sentirlo russare con insistenza; Brenda e Jorge invece si misero a chiacchierare un po' con Hans e poi si appisolarono su un divano mezzo rotto, ma abbastanza spazioso per contenere entrambi; io e Stephen invece sembravamo gli unici a non voler cedere alla stanchezza, nonostante questa si stesse lentamente impossessando di noi, e continuammo a rimanere in silenzio per diverso tempo, come eravamo soliti fare, seduti vicini e fissando il vuoto.

"Sei sicuro di non sentire male?" domandai corrucciandomi e alludendo alla sua ferita sulla gola.
"Sì, sono sicuro. Smettila di chiedermelo." mormorò il ragazzo, lasciando l'ennesima carezza sulla testolina di Hailie che si era appena appisolata sulle sue gambe.
"Perché lo hai fatto?" chiesi, curiosa della risposta.
"Oh, ancora? Mi sembra di averti già risposto." disse secco, soffocando uno sbadiglio. "Ci sono tanti motivi: hai salvato Hailie, hai salvato me..." si interruppe, arrossendo leggermente.
"E...?" lo incalzai, aspettando quella frase con ansia.

"Ti piace proprio sentirtelo dire, non è vero?" rise lui, lanciandomi un'occhiata divertita. "Ti ho salvata anche perché mi sono affezionato troppo a te. Sai, quella storia della sorella..." disse in modo vago.
"Oh, andiamo, Steph. Sai fare di meglio." lo stuzzicai, dandogli una leggera gomitata sul braccio.
"Vuoi veramente risentire tutto il discorso?" chiese sbalordito, sbuffando.
"Non ce n'è bisogno." lo informai. "Sai, ci sono tre semplici parole che riassumono tutto."
"Quali? Puzzi come un cesso?" disse in modo serio, causando in me una risata.

"Prima di tutto, quelle sono quattro parole. Secondo, no, non intendevo quelle. E terzo, io volevo semplicemente sentire un 'ti voglio bene'." spiegai.
"Oh, grazie." mormorò lui, portandosi una mano sul cuore e imitando la mia voce senza successo.
"Non me lo dirai mai, vero?" domandai ridacchiando.
"No. Prima mi dovranno torturare." constatò lui.
"Bene così." bisbigliai sentendo le mie palpebre diventare pensanti. "Vorrà dire che lo prenderò come un suggerimento." mormorai, appoggiando la mia testa sulla sua spalla.




Sentii il mio corpo muoversi lentamente e quando aprii gli occhi in modo stanco misi a fuoco il volto di Thomas che mi stava squadrando con occhi quasi sollevati.
"Tom?" mormorai con la voce ancora impastata dal sonno. "Come stai? Senti ancora male a..."
"No, no..." bisbigliò lui ridacchiando. "I miei amici là sotto sono a posto."
"Oh..." borbottai schiarendomi la gola e mettendomi a sedere contro la parete. "Senti mi dispiace per..."
"Grazie per averlo fatto." mi interruppe lui. "Voglio dire, sì, suona ambiguo, ma ti ringrazio per avermi fermato e mi volevo anche scusare per aver cercato di tagliarti la gola." spiegò imbarazzato, grattandosi il collo.

"Tom, ti stavano controllando." lo giustificai. "Non potevi fare nulla per cambiare quella situazione, purtroppo. Quando la W.I.C.K.E.D. vuole che tu faccia qualcosa, non hai scampo."
"Ecco, a proposito di questo: ora ho capito." mi informò. "Ho capito perché hai fatto quello che dovevi fare nella Zona Bruciata, ho provato sulla mia pelle cosa significa essere obbligati a fare qualcosa contro il proprio volere, e ho anche realizzato che mi sono comportato da vero stronzo." spiegò con calma, guardandomi con la testa bassa e facendo così risaltare le occhiaie presenti sotto i suoi occhi.

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora