Capitolo 64.

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Stavo ormai camminando senza meta da minuti quando, senza neanche sapere come avessi fatto ad arrivarci, mi ritrovai davanti la porta del Salone.
Esitai un poco davanti alla maniglia, indecisa se incrociare nuovamente le braccia e tornarmene a passeggiare oppure entrare e riunirmi ai miei amici.
Solo nel momento in cui sentii una grassa risata provenire al di là della porta, mi decisi ad aprire quest'ultima e a entrare. Dopotutto ero sicura che passare un po' di tempo in allegria con i miei amici prima che il piano contro la W.I.C.K.E.D. venisse attivato non fosse poi una cattiva idea.
Chiusi la porta alle mie spalle e questa volta, a differenza della prima, nessuno mi degnò di uno sguardo. Solo una persona si era girata e aveva puntato lo sguardo su di me: Stephen.

Il ragazzo era seduto su una poltrona mal conciata, completando la cerchia che si era venuta a formare tra i miei amici. Minho, seduto a terra, stava raccontato qualcosa probabilmente di divertente perché dallo sguardo degli altri potevo leggere allegria e gioia, al contrario di Violet che, presa dall'amore sfrenato per il Velocista, non riusciva a distaccare gli occhi dalle sue labbra perdendosi così ogni parola che usciva da queste.
Solo Hailie sembrava non trovare divertente l'aneddoto che l'asiatico stava narrando, dato che il suo volto era corrucciato in un'espressione annoiata. La bambina ben presto si stancò di prestare attenzione al Velocista e prese a saltellare attorno a Teresa, alzando le braccia in aria e emettendo suoni e parole senza alcun senso apparente.

Stephen catturò nuovamente la mia attenzione quando, alzandosi dalla poltrona, si mosse in mia direzione. Decisi di muovermi anche io per non rimanere immobile nel punto in cui ero e ben presto ci riunimmo.
"Dove eri finita?" domandò lui come prima cosa, analizzandomi come se già cercasse di trovare una risposta da sé.
"Ciao anche a te." ribattei, cercando di sviare quella domanda.
"Eri con Gally?" continuò lui, come se non avesse nemmeno sentito ciò che gli avevo appena detto.
Sospirai e incrociai le braccia al petto. "Sì, ero con lui."

Pensai che a quella mia risposta Stephen avrebbe dato di matto, ripetendomi quale persona immatura e superficiale fosse Gally, ma al contrario il ragazzo reagì in modo totalmente diverso. Il suo volto rimase impassibile, come se non avesse nemmeno sentito quel nome e il suo corpo non si irrigidì per niente. Sembrava quasi che non gli importasse di quell'informazione.
O forse la risposta che gli avevo dato non era ciò a cui voleva arrivare? Forse voleva che gli dicessi altro? 

Rimasi in silenzio in attesa di ascoltare le altre tipiche domande che il ragazzo era solito rifilarmi quando necessitava delle spiegazioni, ma in quel caso, Stephen non aprì bocca e rimase a fissarmi con un'espressione di attesa. "Allora?" domandò il ragazzo dopo un po', alzando un sopracciglio. "È tutto qui?"
"Tutto qui cosa?" mormorai, ripetendomi che era impossibile che sapesse ciò che era successo. D'altronde come poteva saperlo o anche solo immaginarlo? 
"Oh, andiamo, pasticcino." sbuffò lui, alquanto scocciato dal mio comportamento. "Devo veramente tirarti fuori parola per parola oppure mi concedi di sapere cosa è successo?"
"Cosa credi che sia successo?" risposi io, ponendogli un'altra domanda.

"Ho domandato prima io." ribatté lui secco. "Cosa è successo?"
"Nulla." borbottai scocciata. Non poteva rispondermi in modo così acido. Odiavo quando si comportava da superiore, come se sapesse tutto di tutti, come se mi stesse facendo un favore parlandomi. Era lui che si era alzato e che era venuto a cercarmi! Io non avevo nulla da raccontargli, o meglio non volevo, perciò non poteva pretendere di sapere tutto sul mio conto, soprattutto quando lo chiedeva con un tono del genere.
Se era così scocciato da me, allora perché continuava a cercarmi?

"Pensi veramente che io sia così stupido?" domandò il ragazzo, con un tono quasi offeso. "Pensavi che me la sarei bevuta così facilmente come tutti gli altri, non è vero?" continuò poi ridacchiando. "Be', pasticcino, no. Io non ci casco."
"Di cosa stai parlando?" borbottai. "Posso capire che Gally non ti piace, ma ti stai comportando da bambino viziato e non so neanche di cosa stai parlando." continuai, esasperata dalla sfumatura soffocante che aveva preso quella conversazione. Non intendevo litigare con qualcun altro. Avevo già troppi problemi a cui pensare e, anche se ero convinta che la mia mente si sarebbe divertita volentieri a stuzzicarmi con un'altra cattiva situazione, non intendevo aggiungerne di altri.

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