Capitolo 29.

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{Dopo la gif sopra le mie ovaie sono esplose definitivamente. Aggiornamento: La me del 2022 è ancora d'accordo con questa affermazione.}

Quando finalmente ripresi i sensi, un forte mal di testa mi accecò, obbligandomi a portare le mani sulle tempie nel tentativo di calmarlo, anche se in minima parte. Sentii una voce parlarmi, ma non capii né da chi provenisse, né se fosse reale o solo il frutto della mia immaginazione.
Lentamente aprii gli occhi, sbattendoli poi subito dopo nel tentativo di abituarli alla luce accecante che mi aveva perforato come una spada. Nel frattempo – dopo aver compreso che quel mal di testa non sarebbe sparito così semplicemente – decisi di mettermi almeno seduta, ma non appena lo feci sentii la terra sotto di me cedere e caddi nuovamente stesa, ma prima che il mio corpo facesse impatto con il terreno sentii delle braccia sorreggermi.

Lentamente riaprii gli occhi e la prima cosa che vidi fu quel bianco accecante che mi ricordava solo una cosa: la Stanza Bianca. Decisa a non confondere i miei sensi più del dovuto, smisi di fissare le pareti incolori e alzai lo sguardo, decisa a capire chi fosse colui che mi stava ancora tenendo tra le braccia.
Non appena vidi quegli occhi azzurri e i capelli inconfondibilmente bianchi, non mi ci volle molto a capire di chi si trattasse. Per un attimo vedere il suo viso dal basso mi riportò indietro ad un flashback, quando eravamo appena entrati nella Zona Bruciata: io ero svenuta e lui mi stava trasportando in braccio senza neanche sapere chi fossi.

Mi ricordavo di aver alzato lo sguardo e di averlo osservato a lungo, disegnando nella mia mente i suoi lineamenti del viso ben definiti, la pelle pallida con qualche arrossatura qua e là, il mento pronunciato, le sopracciglia folte e scure, le labbra leggermente carnose e i capelli stranamente privi di colore. Non mi ero scordata la sensazione strana che avevo provato stando tra le sue braccia. Ero sicura che il primo sentimento che avevo provato allora era stato terrore, poi confusione e poi di nuovo paura che potesse farmi del male. 

Ma in quel momento, invece, l'unica cosa che riuscivo a sentire al di sopra del mal di testa era sollievo nell'avere un viso familiare accanto, ma mischiato anche a un po' di delusione nel constatare che quel viso familiare purtroppo non appartenesse a Newt. Il che sarebbe stato quasi impossibile, dato che l'ultima volta che l'avevo visto era stata prima di svenire ed ero sicura che lo avessero trascinato senza problemi dentro la stanza per fargli riacquistare la memoria.

A questo pensiero chiusi gli occhi e sospirai delusa per non essere riuscita a salvarlo, a portarlo con me. Me lo avevano sottratto da sotto il naso e non ero riuscita a fare nulla per cambiare le cose. Mi sentivo impotente e inutile.
"Ti sei svegliata, finalmente." constatò Stephen, rivolgendomi un sorriso sollevato.
"Già..." borbottai uscendo lentamente dai miei pensieri. "Da quanto sono svenuta?"
"A dire la verità da poco... Sarà passata solo mezz'ora." spiegò lui spingendomi verso l'alto in modo che riuscissi finalmente ad alzarmi.

Mugugnai per lo sforzo perché il mio corpo sembrava essere ancora assonnato, ma alla fine riuscii a mettermi a sedere senza cadere di nuovo a terra.
Mi portai la testa tra le mani e la scossi leggermente, chiudendo gli occhi e sbuffando.
"Ti fa ancora male?" domandò Stephen. "Ti hanno colpito talmente forte che un elefante al posto tuo sarebbe ancora stordito e svenuto." disse divertito. "Adoro quando fai la matta. Prima sembravi veramente un toro inferocito, hai spaventato pure me." ammise alzando le mani in segno di resa.

Gli lanciai un'occhiataccia furibonda. Come faceva a scherzare in un momento simile? I nostri amici erano chissà dove a contorcersi per il mal di testa e a piangere sui propri ricordi, mentre noi eravamo confinati in una stanza completamente bianca senza poter far nulla per aiutarli.
"Ecco, vedi? Parlavo proprio di questo. A volte mi terrorizzi." continuò lui.
"Smettila." sbuffai, cercando di alzarmi lentamente in piedi. Vedendomi con le gambe traballanti e l'equilibrio instabile, il ragazzo accorse in mio aiuto, facendomi appoggiare alla sua spalla e sorreggendomi. "E comunque sì, mi fa ancora male la testa, ma non è questo il punto."

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora