Capitolo 39.

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Aprii gli occhi lentamente, svegliata dal dolore alla schiena che il dormire per terra aveva causato. Sapevo fin dal principio che non era poi una così ottima idea rimanermene seduta sul pavimento, aspettando che il sonno venisse a prendermi, ma la mia pigrizia aveva cancellato ogni mia voglia di alzarmi e stendermi su un divano qualsiasi.
Sbadigliai e quando sollevai le mani per stropicciarmi gli occhi, mi accorsi di essere avvolta in una coperta calda e morbida. 

Alzai gli occhi e mi guardai attorno con occhi assonati per riuscire a capire chi fosse stato l'autore di quel gesto: Minho stava dormendo nel divano con le braccia incrociate e le gambe stese oltre il bordo del divano, coperto anche lui da una coperta corta, che gli riscaldava solo metà corpo; Thomas era ancora recluso al suo piccolo angolino, rannicchiato nella sua poltrona; di Brenda non c'era traccia, quindi potevo ipotizzare che fosse semplicemente andata a dormire nella stanza dove avevamo sonnecchiato il giorno precedente; Newt invece se ne stava seduto a terra, non molto distante da me, con la bocca leggermente aperta e le braccia incrociate al petto, come a proteggersi dal freddo. 

Non mi ci volle molto a capire che l'autore di quel gesto potesse  essere solamente lui che pur di ripararmi dal freddo, aveva rinunciato a coprirsi. La cosa che mi stupì più di tutte fu che fosse rimasto a dormire per terra come me, nonostante nell'altra stanza ci fossero almeno altri due divani a disposizione. Sapevo per certo che il ragazzo non fosse malato di pigrizia come me, perciò se aveva preferito dormire su un suolo duro e scomodo invece che su un soffice e accogliente cuscino, un motivo ci doveva pur essere.
Sorrisi quando lo vidi muovere il naso, arricciandolo e distorcendolo come se qualcosa lo stesse infastidendo, dandogli prurito. Dopo pochi secondi il volto del ragazzo si rilassò nuovamente, distendendosi in una pura espressione di calma e tranquillità.

Distolsi lo sguardo e sbadigliai nuovamente, muovendo la testa da un lato all'altro nel tentativo di scrocchiare le ossa del collo e far sparire il dolore e la rigidità dei miei muscoli almeno in parte. Mi grattai la testa distrattamente, ma non appena feci per alzare il braccio sinistro, mi accorsi di un peso sopra la spalla. Mi voltai lentamente e notai che anche Stephen si fosse addormentato accanto a me, ben pensando di utilizzare la mia spalla come cuscino e il mio braccio come peluche da abbracciare e stritolare fino alla morte.
Sbattei gli occhi stanca e raddrizzai lentamente la schiena nel tentativo di liberarmi un po' dalla sua presa ferrea, ma ottenendo l'effetto totalmente contrario.

Forse era per questo che Newt era rimasto a dormire nella stessa nostra stanza, a quanto pareva non si fidava ancora del ragazzo dai capelli bianchi perciò preferiva dormire per terra invece che su un divano, pur di riuscire a controllarlo. Sbadigliando un'altra volta per la stanchezza, decisi di abbandonare ogni mio altro tentativo di distaccarmi da Stephen e semplicemente di tornarmene a dormire, dato che sembravo l'unica a essere sveglia ad eccezione di Jorge che però era intento a pilotare la Berga. 

Sbadigliai per l'ennesima volta, accorgendomi che ogni volta che chiudevo gli occhi facevo sempre più fatica a riaprirli: ero talmente tanto stanca da riuscire a malapena a pensare lucidamente. Sentii la mia testa farsi pesante e senza neanche accorgermene la appoggiai su quella di Stephen. Avrei voluto alzare il collo ed evitare di utilizzare il ragazzo a mia volta come cuscino, ma per quanto mi sembrasse strano, la sua testa risultava essere abbastanza morbida e soffice, probabilmente a causa dei suoi capelli folti.
Proiettando nella mia mente la pacifica immagine di un Newt dormiente e cullata dal suo leggero russare in lontananza, mi lasciai cadere nell'ombra dei miei sogni.




Sentii chiamare il mio nome in lontananza, ma decisi comunque di ignorarlo. Sbuffai e sbadigliai, aspettando di riaddormentarmi, cosa che però non accadde mai, dato che qualcuno iniziò a scuotermi, obbligandomi ad aprire gli occhi una volta per tutte.
Spalancai le palpebre, pronta a insultare chiunque avesse osato svegliarmi dal mio bellissimo sonnellino, ma non appena vidi il suo volto a due palmi dal mio, la mia rabbia sparì, come se fosse stata portata via dal vento.
Newt mi stava osservando con un'espressione addolcita, come se avesse appena visto un cagnolino sbadigliare per la prima volta. Mi sorrise alzando solo un angolo della bocca, facendomi venire in mente solo quanto sarebbe stato bello baciarlo, senza mai riprendere fiato.
Il mio sole... Pensai sorridendo. 

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora