Capitolo 63.

2.3K 147 164
                                    

Gally mi aveva condotto lungo una serie di corridoi e scale, ma alla fine eravamo arrivati in un luogo abbastanza appartato rispetto al resto delle stanze maggiormente utilizzate. Il ragazzo si sporse in avanti e allungò la mano verso la maniglia di una porta, spalancandola e rivelando solo delle ombre nere. Gally mosse velocemente il braccio verso la parete destra e con le dita toccò qualche interruttore, facendo scattare le luci nella stanza che si accesero con un soffice ronzio timido. La stanza si rivelò molto più ampia di come me l'ero immaginata, ma d'altronde pensai che fosse normale la sua grandezza, dato che per allenarsi Gally necessitasse uno spazio vasto e sgombro. 

Infatti, questa volta la stanza era vuota di ogni tipo di arrendamento e più pulita del Salone. Forse proprio il fatto che nessuno l'avesse quasi mai utilizzata aveva comportato l'assenza di cartacce e altre tracce di oggetti utilizzati, anche se il pavimento aveva raccolto la sua bella collezione di polvere.
Gally si mosse con sicurezza verso l'interno della porta e con noncuranza si tolse di dosso la felpa, lanciandola su una sedia in plastica che prima non avevo notato e rimanendo così solo con una maglia a maniche corte.

"Pronta?" domandò il ragazzo, correndo a chiudere la porta e subito dopo tornando al centro della stanza. Gally saltellò su se stesso, mettendomi un forte senso d'ansia e allo stesso tempo di nostalgia. I suoi movimenti mi ricordavano troppo della mia prima notte nella Radura, quando i Radurai avevano organizzato una festa in mio onore. Credo che il primo passo per conquistare i Radurai fosse stato proprio il fatto di aver battuto Gally dentro il cerchio con una mossa così semplice e allo stesso tempo intelligente. Da lì la strada per stringere amicizia con i ragazzi si era rivelata sempre più semplice, a parte i soliti problemi con quelle due o tre teste di caspio.
"Pronta a fare cosa, scusa?" ribattei facendo un passo indietro e incrociando le braccia al petto.
"Combattere ovviamente." spiegò Gally come se fosse la cosa più ovvia. 

"Ma tu devi insegnarmi. Io sono qui per imparare a combattere, non per combattere e morire subito." ribattei preoccupata. Veramente voleva che combattessi contro lui senza nemmeno sapere da dove partire e cosa fare?
Se era vero che Gally aveva avuto tutto quel tempo per allenarsi, dubitavo che la mia resistenza avrebbe superato i primi cinque secondi.
"Per insegnarti devo prima capire a che livello sei, quali sono i tuoi punti deboli e quali quelli forti, come ti muovi e la prontezza dei tuoi riflessi. Devo capire cosa devo migliorare in te, e cosa devo invece potenziare o soffocare del tutto." spiegò il ragazzo facendo un passo verso di me. "Non avrai mica fifa, vero?"

"Io? Fifa? Di te?" sbuffai sgranando gli occhi. "Mai."
"E allora dimostralo. Fatti avanti, pivella." propose il ragazzo, lanciandomi uno sguardo pieno di desiderio e fierezza.
Inghiottii il groppo di saliva che si era venuto a creare e, mettendo da parte l'insicurezza e la preoccupazione di non essere capace, mi concentrai al massimo, cercando di focalizzarmi su tutte quelle volte in cui ero stata capace di affrontare un nemico.
Non poteva essere poi così diverso, giusto? Ripensai ai movimenti che avevo attuato nel primo combattimento nella Radura, ben consapevole però, che Gally non sarebbe caduto due volte nello stesso tranello.

Gally è forte, ma non veloce. Sfrutta questa cosa a tuo favore nel combattimento. Risentii le parole di Newt nella mia testa e ciò mi creò un senso di stordimento e improvviso dolore. Ricordare di un periodo così lontano, ma allo stesso tempo vivido come fosse ieri era distruttivo, se mischiato alla consapevolezza che non avrei più potuto costruire ricordi così belli e significativi con Newt.
La mia mente entrò in uno stato di trans momentanea e mentre sentivo il tocco di Newt scivolare via dal mio viso e la sua mano abbandonare la mia, una tristezza incontenibile mi avvolse il petto.

"Ehi, cos'era quello?" sentii Gally chiedere, la sua voce distante come se fossimo divisi da un vetro infrangibile. "Stai bene?"
Chiusi gli occhi, sperando di riuscire a soffocare il dolore che quel ricordo aveva causato e allo stesso tempo nascondere la mia tristezza. Presi un profondo respiro e poi, quando sentii la mano di Gally sulla mia spalla, spalancai nuovamente gli occhi, fuggendo però il suo sguardo.
"Benissimo." pronunciai quasi sottovoce. "La polvere che c'è in questa stanza mi da solo un po' fastidio." mormorai sfregandomi il volto e sperando che l'intorpidimento se ne andasse con il ricordo.

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora