Capitolo 72.

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Da quando Minho mi aveva caricata sulla sua schiena dovevo ammettere di sentirmi meglio. La testa aveva lentamente smesso di girare e la mia vista si era fatta più chiara, permettendomi di distinguere le sagome dei miei amici che si muovevano veloci davanti e di fianco a noi.
Anche la gamba aveva smesso di pompare quel dolore acuto che avevo provato fino a quel momento, riducendosi a qualche fitta sopportabile di tanto in tanto e a un continuo bruciore fastidioso.

Essere trasportata di peso da Minho – dovevo ammetterlo – era molto comodo e piacevole, ma allo stesso tempo mi sentivo in colpa per il ragazzo che doveva fare il doppio della fatica a correre con il mio peso addosso. Ma nonostante questo non avevo intenzione di dirgli nulla, nemmeno per proporgli di appoggiarmi a terra: non volevo essere un peso per gli altri e sapevo che con la mia gamba ferita li avrei rallentati e basta.

Durante il tragitto fortunatamente non avevamo trovato compagnia e il gruppo stava procedendo sicuro, con passo veloce. Di certo, con Teresa alla guida e tanti occhi concentrati in caso di attacchi, non avremmo dovuto avere grossi problemi. Svoltammo diverse volte e scendemmo una rampa di scale. La ragazza a un certo punto si bloccò, fermandosi per un attimo e decise di imbucare quella che chiamò 'piccola scorciatoia' attraverso un vecchio sgabuzzino che ci portò in un altro lungo corridoio buio.
Poi altre scale. Destra e poi sinistra, sempre immersi nella quasi totale ombra, se non fosse stato per le luci al neon che di tanto in tanto decidevano di rifarsi vive.

Nonostante il grande fiatone – quello di Minho soprattutto – il gruppo non aveva mai rallentato il passo, restando sempre all'erta. Non facemmo mai una sosta, non ci fermammo mai per riprendere fiato, non lasciammo nemmeno spazio all'esitazione nel seguire le indicazioni di Teresa. Tutti volevamo arrivare al più presto al Labirinto e uscire velocemente da quel posto.
Arrivammo in fondo a un altro corridoio, questa volta totalmente immerso nelle tenebre, e vidi a mala pena le sagome di Teresa e di Thomas in testa al gruppo girare a destra. Anche Minho raggiunse ben presto gli altri due ragazzi, ma fece appena in tempo a fare tre passi e a notare che qualcosa non andasse che qualcuno, sbucato dal nulla all'improvviso, gli saltò addosso, afferrandolo per le spalle e buttandolo a terra.

In meno di un secondo mi ritrovai anche io a cadere dal ragazzo. Ruzzolai a terra senza riuscire a fermarmi e quando tentai di puntare i piedi a terra per tentare di rialzarmi, una fitta si impossessò della mia gamba, facendomi mugugnare dal dolore. Mi misi a sedere e strisciai lentamente contro la parete, portandomi i palmi sopra la ferita, ma senza osare toccarla troppo. Alzai lo sguardo offuscato temporaneamente dal dolore e mi guardai attorno cercando di capire cosa fosse appena successo. Delle grida e dei versi irruppero nella stanza e, anche solo ascoltando quelli, riuscii a capire che delle guardie ci avessero attaccati. 

Era abbastanza buio e riuscivo a malapena a vedere la sagoma Minho che, a pochi metri da me, si divincolava a terra nel tentativo di togliersi l'uomo – o donna – che lo aveva attaccato.
Afferrai titubante l'arco che avevo in spalla e cavai una freccia, puntandola immediatamente sulla corda, ma questa voltai esitai prima di scoccarla.
La mia vista non era delle migliori e inoltre il buio non mi aiutava. Avevo veramente intenzione di scagliare quella freccia nella speranza di beccare la persona giusta? Come facevo a sapere che non mi stavo sbagliando e che la figura che credevo appartenesse a Minho, in realtà fosse della guardia? Non potevo semplicemente tirare a sorte.

Poi un lampo di genio mi colpì. "Minho!" gridai in direzione del ragazzo. "Sei sopra o sotto?" chiesi semplicemente.
Il ragazzo ci mise un po' a rispondere e per un attimo temetti che non mi avesse sentito, ma nel momento in cui aprii nuovamente la bocca per parlare, il ragazzo urlò: "Sotto!"
A quel punto non ebbi più motivo di starmene ferma: sollevai l'arco, presi bene la mira verso l'ombra che si muoveva a scatti sopra di Minho e scagliai la freccia.
Non sentii il suono di questa incastrarsi nella pelle della guardia, ma la vista della figura che si accasciava a terra mi bastò a capire che avessi centrato il segno.

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora