Capitolo 53.

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Dopo aver detto quelle parole sentii la mia voce rompersi e le lacrime farsi sempre più prepotenti, riempendomi gli occhi e offuscandomi la vista. Abbassai immediatamente lo sguardo: non volevo che Newt mi vedesse in quello stato, dato che l'unico che doveva essere consolato era solamente lui e non io, e cercai in tutti i modi di ricacciare indietro le lacrime –spalancai gli occhi, presi dei grossi respiri, serrai le palpebre per qualche secondo –, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu aumentare il groppo nella mia gola.
"Eli." mi chiamò Newt dolcemente, con un tono quasi divertito. "Non cercare di nasconderti. Ti conosco abbastanza bene da capire quello che provi, non devi sentirti in imbarazzo. Soprattutto di fronte a me, Fagiolina."

Quando lo sentii chiamarmi con quel soprannome non riuscii più a trattenere le lacrime, ma per fortuna solo poche di quelle che avevo in serbo riuscirono a fuggire, subito catturate e cancellate dal palmo della mia mano. Sapevo che l'intento di Newt fosse quello di farmi sorridere o per lo meno di alleviarmi un pochino di sofferenza, ma sfortunatamente per lui nulla di quello che sarebbe uscito dalle sue labbra mi avrebbe fatto spuntare un sorriso genuino, almeno non in quel momento.
"Okay, ho rovinato tutto, vero?" domandò incerto, ogni pizzico di divertimento cancellato per sempre dalla sua voce.
"No, no." mormorai, alzando lo sguardo e rivolgendogli il sorriso più sforzato che avessi mai fatto. "Tu non riusciresti mai a rovinare nulla." 

"Be' intanto ho rovinato l'ultimo momento che ho con te." borbottò, evidentemente in collera con sé stesso. A quelle parole spalancai gli occhi e incatenai il mio sguardo al suo.
"No, diamine." replicai, attirando immediatamente tutta la sua attenzione. "Questo non è... l'ultimo momento. I-Io tornerò a trovarti."
Questa volta fu Newt a spalancare gli occhi, invaso da una paura improvvisa. "No. Assolutamente no, non lo farai." sussurrò, mettendomi le mani sulle spalle e avvicinandomi a lui, poi iniziò a parlare ancora più basso, come se non volesse far sentire agli altri le sue parole. "Eli, non puoi. Non starò qui per molto. Ho incontrato un gruppo di persone molto simili a me e stanno progettando di scappare e andare a Denver oggi stesso. Io andrò con loro."

Feci per aprire la bocca e ribattere, ma Newt mi interruppe subito. "Lo so che ti sembra di non capire, ma ora non ho più tempo per spiegartelo. Te ne devi andare, ti prego."
Mi morsi il labbro. Era veramente arrivato il momento? Così presto? Sentii le lacrime spingere nella gola.
Quello era l'ultimo istante che potevo veramente passare insieme a Newt e non avrei permesso a delle cavolo di lacrime di rovinarlo. Volevo ricordare Newt come 'il ragazzo biondo della Radura' ed ero sicura che anche lui volesse la stessa cosa, ma non ci riuscivo. Cancellare le brutte memorie o i pessimi ricordi che avevo affrontato insieme a Newt era impossibile, ma non era questo che mi spaventava, no. 

Ero terrorizzata all'idea di dimenticare il punto forte e centrale della mia vita: avevo paura di dimenticare Newt. Sapevo che la mia memoria non fosse fatta di ferro e inevitabilmente, passato qualche anno, questa avrebbe iniziato cancellando i primi dettagli del suo volto, come le sopracciglia, il naso o le orecchie. Poi lentamente avrei anche iniziato a dimenticare il colore dei suoi occhi o il modo in cui ogni volta, nel mezzo di un luogo pieno di persone, questi cercavano solo me, oppure anche il modo in cui ogni volta, soli io e lui in una stanza, questi analizzavano ogni minima parte del mio corpo, facendomi sentire bella e desiderata. Trascorsi altri anni, il mio naso si sarebbe dimenticato del suo buon odore e il mio cuore avrebbe cancellato per sempre la sensazione di tranquillità e serenità dopo un suo abbraccio. 

Altri anni ancora e se ne sarebbero andati anche il sapore e la morbidezza delle sue labbra sulle mie, la sensazione di essere al sicuro tra le sue braccia, il suo modo di stringermi a sé e di baciarmi ogni volta come se fosse l'ultima. E alla fine non mi sarebbe rimasto più nulla di lui, solo un vecchio e sbiadito ricordo di chi era per me e di cosa avevamo fatto insieme, se non nemmeno quello. "P-Posso..." iniziai, sentendo la mia voce rompersi subito. Mi schiarii la gola e continuai. "P-Posso darti un..." 

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora