Capitolo 28.

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Seguimmo nuovamente l'Uomo Ratto nel labirinto di corridoi, ma questa volta purtroppo il silenzio era venuto a mancare, sostituito dalla fastidiosa voce di Janson che mentre camminavamo descriveva il percorso come fosse una cacchio di guida turistica. Forse era talmente tanto calmo, felice e sollevato della nostra decisione di 'collaborare' con loro che aveva talmente abbassato la guardia da non considerarci più come pericolosi.
Pff, povero piccolo ingenuo. Pensai tra me e me, evitando di ridacchiare di gioia.
Per evitare di scoppiare a ridere di gusto per la vendetta che a breve avremmo attuato, mi concentrai sulle sue parole, riuscendo persino a stare attenta ai suoi discorsi.

L'Uomo Ratto spiegò che quella struttura non aveva molte finestre per via del tempo spesso impetuoso e delle gang di persone infette che vagavano all'esterno. Menzionò la violenta tempesta della notte in cui fummo portati via dal Labirinto e raccontò come il gruppo di Spaccati aveva superato il perimetro esterno per osservarci salire sull'autobus.
Mi ricordavo fin troppo bene quella notte. Il terrore nel vedere Thomas venire scaraventato via da una donna che, anche senza sapere di tutta la storia dell'Eruzione, avevo identificato come pazza o malata. Mi ricordavo della sensazione attanagliante allo stomaco, del desiderio che lei sparisse all'istante e ci lasciasse andare via in pace, e subito dopo la brutta e terribile sensazione che avevo provato quando le ruote erano passate sopra la donna. L'autista che non aveva nemmeno rallentato. 

Stentavo a credere che fosse successo solo pochi mesi prima: sembravano anni. "Come vorrei che chiudessi il becco." disse Newt con disprezzo. E, con mia sorpresa, l'Uomo Ratto lo fece veramente, senza rispondere a tono o rimproverarlo. Stette semplicemente zitto, ma con ancora quel sorrisetto fastidioso dalla faccia.
Quando arrivammo nell'area in cui eravamo stati il giorno precedente, l'Uomo Ratto si fermò e si rivolse a noi con un'espressione seria. "Spero che oggi collaborerete tutti. Sarebbe il minimo da parte vostra."
Il minimo? Il minimo da parte vostra è che ci lasciaste in pace. Pensai evitando di replicare ad alta voce alla sua affermazione.

"Dove sono gli altri?" chiese Thomas, evitando così possibili commenti di disprezzo da parte degli altri.
"Gli altri Soggetti si stanno riposando nei dormitori per..." prima che l'uomo potesse finire la frase, Newt era già scattato, abbandonando la mia mano e afferrando malamente l'Uomo Ratto per il bavero del camice bianco, sbattendolo contro la porta più vicina.
"Chiamali di nuovo Soggetti e ti spezzo l'osso del collo, carogna!" gli urlò contro.
Spalancai la bocca, incapace di reagire in altro modo. Non avevo mai visto il ragazzo così violento e pieno di rabbia. Forse il suo comportamento era dovuto principalmente all'Eruzione, ma prima che Janson gli desse la cattiva notizia, non lo avevo mai visto mostrare così tanto i segni del virus.

Due delle cinque guardie si fiondarono su di lui in un istante, lo allontanarono da Janson e lo scaraventarono a terra, puntandogli i lanciagranate in faccia.
Feci per correre a ripararlo da eventuali granate elettriche, ma la voce di Janson mi pietrificò sul posto. "Aspettate!" gridò l'uomo. "Aspettate."
Si ricompose, sistemandosi la camicia e la giacca stropicciate. "Non mettetelo fuori combattimento. Concludiamo quest'operazione una volta per tutte."
Newt si tirò su lentamente, con le braccia alzate. "Non chiamarci soggetti. Non siamo cavie. E di' ai tuoi amici del caspio di calmarsi. Non ti avrei fatto del male." spiegò con il tipico sorrisetto di chi l'aveva appena avuta vinta, indietreggiando e tornando al mio fianco. "Non molto." aggiunse poi, sbeffeggiando le due guardie. 

Lanciai uno sguardo a Newt in modo preoccupato, ma lui non sembrò neanche vedermi perché continuò a fissare l'Uomo Ratto con odio, per poi fissare Thomas in cerca di un suo intervento.
Il ragazzo era rimasto in disparte rispetto a noi e non sembrava neanche aver visto la scenata che Newt aveva appena fatto, dato che se ne stava con lo sguardo abbassato sulle sue scarpe e che il suo pollice era intento ad accarezzare il labbro inferiore. 
Riuscivo sempre a capire quando Thomas era assorto nei suoi pensieri, ma dopotutto non era un mistero, data la sua espressione.

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora