Capitolo 11.

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Dopo essere rimasta qualche secondo a fissare la porta chiusa del dormitorio di Newt e Minho, decisi che era ora di andarmene e tornare nella mia stanza, prima che il sonno mi cogliesse impreparata e mi facesse addormentare in piedi.
Ripresi così a camminare svogliatamente per i corridoi bui, accompagnata solamente dal rumore dei miei respiri, mischiato a quello dei miei passi. Stranamente mi ricordavo abbastanza bene la strada e per le prime svolte il mio senso dell'orientamento sembrò finalmente voler collaborare, ma dopo poco la memoria di fece confusa e mi ritrovai in un corridoio che non mi sembrava di aver mai percorso prima.

Mi guardai attorno spaesata e spaventata. E se non fossi riuscita a tornare in tempo? Okay, Elena... Calmati. Hai tutta la notte per ritrovare la tua camera. Pensai, respirando pesantemente per tranquillizzarmi.
Decisa a non perdermi d'animo girai su me stessa e iniziai a ritornare sui miei passi. Continuai così fino a che non trovai un corridoio che mi sembrò abbastanza familiare – cosa alquanto difficile da dire data la somiglianza di tutti i corridoi – e da lì ripresi il cammino. Pensai a tutte le svolte che avevo fatto fino a quel momento e cercai di ricordarmi tutto il percorso che mi ero ripetuta per arrivare fino alla camera dei ragazzi. Da lì sarebbe bastato semplicemente rifarlo al contrario e invertire le svolte a destra con quelle a sinistra.

Mi sembra che fosse qualcosa tipo: destra, sinistra e... di nuovo sinistra? No, no forse era destra. Allora... mi ricordo che alla fine dovevo percorrere tutto un corridoio, senza svoltare. Poi, arrivata alla fine del corridoio dovevo andare a... destra, sì a destra e poi a sinistra. Quindi io in breve ho... Svoltato a destra, poi a sinistra e ho percorso il corridoio. Fino a qui ci sono. Poi? Dove devo andare? Destra? Sinistra? E se le provo entrambe e poi decido? Magari dovrei ricominciare da capo e...

"Ti sei persa?" chiese una voce alle mie spalle, scaraventandomi fuori dai miei pensieri e facendomi saltare sul posto dallo spavento. "Tranquilla, sono Stephen."
Roteai gli occhi al cielo e mi portai una mano al cuore per poi sentirlo battere velocemente contro il mio palmo aperto. "Ma ti sei bevuto il cervello, testa di caspio?" gli sussurrai arrabbiata, agitando in aria un braccio.
"Scusami ma ti ho visto passare di qui tre volte, ho pensato che avessi bisogno di aiuto." mi spiegò lui semplicemente.

"Ma che... Ma tu non eri tornato al dormitorio?" chiesi basita, guardandomi attorno per capire da dove era potuto apparire.
"No. In realtà ho fatto un giretto, non ho ancora sonno." si giustificò, allungando una mano nella tasca.
"In un'altra occasione ti picchierei, ma si da il caso che tu ora mi serva. Quindi prima ti sfrutto e poi ti picchio. Ottimo. Adoro questo piano." borbottai avvicinandomi a lui.

"Be' se la metti così posso sempre..."
"Stavo scherzando." ammisi, sottolineando l'ovvio. "Muoviti perché io a differenza tua ho sonno."
"Agli ordini, pasticcino." replicò lui, squadrandomi da capo a piedi. Mi rivolse un sorrisetto malizioso e poi mi sorpassò, iniziando a camminare tra le tenebre.
Scossi la testa e mi limitai a seguirlo senza fare domande. Ultimamente si stava comportando in modo strano. Be' a dire la verità anche nella Zona Bruciata era strano e lunatico, ma da quando lo avevo visto in quello stato pietoso nella Sala dei Tavoli, avevo capito che qualcosa non andava.

"Tu che esperimento hai dovuto affrontare?" chiesi dal nulla, accorgendomi solo dopo aver pronunciato l'ultima parola di aver fatto un grosso errore. Lo vidi bloccarsi e irrigidirsi: la sua schiena ora era dritta e potevo vedere i muscoli tremare – non capii se per rabbia o tensione –sotto la maglietta. I suoi pugni si chiusero su sé stessi e anche se una mano era infilata nella tasca potevo capire che si stava conficcando le unghie nella pelle, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa.

Quando alla fine parlò, non si girò completamente, ma voltò solo metà volto in mia direzione. "Non ho voglia di parlarne." disse a denti stretti, con la mascella serrata.
"Okay, scusa. Era pura curiosità." mi giustificai, temendo che potesse passare da una semplice espressione di rabbia e fastidio a una vera e propria sfuriata nei miei confronti. "È solo che dopo l'esperimento ti ho visto... come dire... debole. Ecco, sembrava avessi visto un fantasma e così mi sono preoccupata."

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora