Capitolo 32.

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Feci appena in tempo a uscire nel corridoio per vedere la sagoma di Newt entrare velocemente in una stanza. Il ragazzo non si era neanche preso la briga di abbassare la maniglia per entrare e aveva optato per una violenta spallata alla porta, che la fece aprire di scatto e poi sbattere contro il muro. Sentii un toc sonoro e dopo poco vidi la porta richiudersi leggermente su se stessa, ma senza chiudersi del tutto. Probabilmente non era stato il ragazzo a richiudere la porta, ma la botta che aveva dato contro di essa era stata abbastanza forte da farla aprire, sbattere contro il muro e farla socchiudere di nuovo da sola.

Mi morsi il labbro, accorgendomi solo in quel momento che i miei piedi si fossero bloccati sul pavimento, come se fossi entrata in del cemento fresco. Decisi di scuotere la testa per liberarmi da quell'intorpidimento e mi mossi in avanti senza attendere oltre.
Camminando a passi veloci finalmente raggiunsi la stanza, ma non entrai subito. Rimasi lì davanti, a fissare la vernice bianca con cui era stata ricoperta la porta, poi passai lo sguardo sulla fessura tra essa ed il muro. Allungai una mano titubante, ma dopo aver preso un bel respiro profondo entrai nella stanza, richiudendo la porta dietro di me.

Fissai per un'ultima volta la maniglia, poi mi decisi a voltarmi. Non appena lo feci sentii Newt parlare.
"Vattene, Eli." mormorò. Il ragazzo era seduto per terra cinque o sei metri più in là, con la schiena contro il muro e la testa tra le mani.
Aggrottai la fronte e aprii la bocca per parlare, ma Newt mi interruppe subito, non alzando neanche lo sguardo per guardarmi in volto. "Non dire una parola." grugnì.

Bell'inizio. Pensai incerta sul da farsi. Dopo aver riflettuto qualche minuto mi decisi ad agire e a comportarmi come ero sempre solita fare. Essere spontanei era la cosa migliore, ne ero certa.
Mossi qualche passo nella direzione del ragazzo e solo quando gli fui davanti, mi spostai di lato e mi sedetti a terra, con la schiena e la testa appoggiate contro il muro, proprio vicino a lui, tanto vicino che potevo sentire il suo calore dal contatto delle nostre spalle.
Non dissi nulla e non feci nulla – ad eccezione di fissare le luci di emergenza sul soffitto –, nemmeno quando con la coda dell'occhio lo vidi alzare la testa e voltarsi verso di me.

"Cosa stai facendo?" mi domandò scocciato. "Ti ho detto di uscire."
Feci spallucce e solo dopo qualche secondo lo guardai negli occhi. "Ho pensato che..." iniziai,  cercando di capire cosa lo stesse rattristando così tanto.
L'espressione che gli avevo visto addosso nel magazzino era stata come un colpo al cuore. Era strano vederlo triste. Certo, spesso era nervoso o preoccupato, ma di rado mostrava la sua tristezza agli altri, come se avesse paura di renderli infelici. "Ho pensavo che avrei potuto..."

"Be', non mi interessa. O esci da questa stanza con le tue gambe oppure ti ci porto io a calci." spiegò aggressivo, ma sapevo che non sarebbe mai riuscito a fare una cosa del genere. Poteva anche impazzire, ma lui sarebbe sempre rimasto Newt. Il mio Newt. E io ero la sua Elena. Sapevo che Newt non avrebbe permesso all'Eruzione di cancellare il mio ricordo, i nostri ricordi.
"Come stai?" chiesi ignorando palesemente la sua 'minaccia'.
"Ma che..." sbottò lui confuso. "Io ti dico di uscire e tu mi chiedi come sto." lo sentii sbuffare e subito dopo scattò in piedi infuriato. "Sai benissimo come sto, Eli. Gli occhi ce li hai anche tu, no?"

Feci un profondo respiro. Sapevo che non dovevo rimanerci male, che non era lui a parlare, o che magari era lui, ma che quelle cose non le pensava veramente.
Facendo pressione sul pavimento mi alzai in piedi anche io e lo fronteggiai con voce ferma e sguardo duro. "Newt, so cosa ti sta succedendo. Non sono né cieca, né stupida. Voglio solo aiutarti." spiegai.
Lui allungò il collo verso di me, aprendo la bocca e aggrottando le sopracciglia come se non credesse alle parole che avevo appena pronunciato. "A-Aiutarmi?" domandò frustrato. "Questa è bella. Come pensi di aiutarmi, sentiamo?"
"N-Non lo so..." balbettai colta alla sprovvista. "Forse potrei..." 

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora