Capitolo 17.

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Non appena svoltai ed entrai nel corridoio, impugnando saldamente il lanciagranate, capii che la guerra tra guardie e Radurai era già cominciata anche prima del mio arrivo: Minho stava sparando dozzine di colpi, senza mai battere ciglio e senza neanche dare il minimo segno di vacillamento dovuto ai forti contraccolpi che quell'arma regalava; Newt invece, nonostante si sforzasse di gonfiare i muscoli e mantenere i piedi saldi a terra, qualche volta si lasciava sfuggire qualche esitazione per tentare di riprendere il dovuto equilibrio; Stephen d'altro canto, era una macchina veloce e precisa, sparava pochi colpi, ma che andavano tutti a segno.

Mi impegnai al massimo per evitare di rimanere fritta prima ancora di cominciare a sparare, ma per quanto cercassi di rendermi utile, tentando di sparare anche io come i ragazzi, dalla mia arma non era partito neanche un solo colpo. Non che mi fossi arresa o non avessi capito come quell'aggeggio funzionasse, ma ogni persona che puntavo dopo cinque secondi era già stramazzata al suolo priva di sensi, colpita da uno dei ragazzi.
Riprovai per la decima volta a rimettermi in gioco: alzai l'arma – che si era rivelata tutt'altro che leggera –, la puntai contro una delle tante guardie, presi bene la mira, spostai il dito sul grilletto e... quella si accasciò a terra, colpita da una granata elettrica che non proveniva dal mio lanciagranate.

"Oh, andiamo!" gridai frustrata e stanca di essere così lenta. 
Erano rimaste ormai poche guardie, giusto cinque o sei, e quando quelle due di troppo vennero colpite rimanemmo finalmente equilibrati sul numero, ciò significava che ognuno di noi avesse una guardia da uccidere.
Approfittando di quel momento, desiderosa di entrare finalmente in scena anche io, alzai l'arma e la puntai, senza neanche prendere troppo la mira, sulla prima guardia che mi capitò davanti. Questa volta, senza esitare oltre, premetti il grilletto, facendo partire la granata elettrica che scintillò in aria per una frazione di secondo e poi si appiccicò esattamente in un punto tra le gambe dell'uomo che, urlando e ricoprendomi di insulti, si raggomitolò a terra, colto da spasmi.

Ero stata talmente tanto concentrata per vedere da che parte la granata sarebbe finita, che non mi accorsi neanche di essere stata scaraventata per terra dall'arma. Risi per la mia goffaggine e anche per essere finalmente riuscita a mettere fuori gioco una persona.
Presa dall'entusiasmo mi rialzai felice, rivolgendo ai ragazzi un sorriso da ebete per renderli partecipi del mio piccolo attimo di vittoria, ma quando rivolsi loro il mio sguardo mi accorsi che nessuno dei presenti mi degnava di attenzione, tutti troppo presi dall'ansia.

Mi guardai attorno e cercai di capire quale fosse il motivo di tanta preoccupazione. Insomma, dopotutto le guardie erano rimaste solamente in due, perché spaventarsi così tanto solo in quel momento?
Ma nell'istante stesso in cui entrambe le guardie mi puntarono i lanciagranate contro, capii che qualcosa non andava. Perché improvvisamente ero diventata io il loro bersaglio?
"Forza, ragazzina. Quello non è un giocattolo, posalo a terra." mi ordinò uno di loro, agitando il lanciagranate nella mia direzione.

"Non osare chiamarla ragazzina!" gridò Newt correndo in contro alla guardia che aveva appena parlato e usando il lanciagranate come fosse una mazza da baseball, per poi colpirlo in piena faccia, mandandolo al tappeto. 
Ma perché non ha semplicemente sparat... Oh, hanno finito i colpi, ecco perché tutti stavano puntando a me! Io ancora ho solo lanciato una granata! Bene! Pensai entusiasta. Aspetta... Non credo che sia una bella cosa...

La voce di Minho mi fece piombare nuovamente sulla terra, riportandomi alla realtà e ricordandomi che ancora la battaglia non era terminata: "Newt! Stai att..."
L'asiatico non ebbe neanche il tempo di finire la frase che una granata partì nell'aria, sovrastando la sua voce. Io venni catapultata nuovamente all'indietro dal contraccolpo del lanciagranate e fu solo quando le mie chiappe toccarono violentemente terra che capii di essere stata proprio io a sparare, senza neanche pensare a prendere la mira.

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora