Capitolo 2.

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"Be', ti pare questo il modo di salutare un vecchio amico? Puntandogli una pistola in faccia?" chiese arricciando la bocca in un sorriso molto lontano dall'essere rassicurante. "Andiamo, abbassa quell'affare."
Alzò la sua mano con fare sicuro e poi la appoggiò sulla canna della pistola, spingendola verso il basso. Non potei fare a meno di rimanere incatenata ai suoi occhi, con la bocca spalancata per l'orrore e lo stupore, ma soprattutto paralizzata dalla paura e la sorpresa.

Che stessi diventando matta? Forse stavo ancora sognando... Forse era solo un miraggio o magari...
"Allora? Che fai? Pensi di rimanere lì a fissarmi come un baccalà? Potresti anche darmi un'abbraccio in onore dei vecchi tempi!" mi schernì, aprendo le braccia e guardandomi con occhi vuoti.
"T-Tu sei... eri... T-Tu..." non riuscii neanche a mettere insieme poche parole per fare una frase, così mi limitai a dire l'indispensabile. "Morto."
"T-Tu... S-Sei..." mi schernì, ridacchiando. "Ti stai chiedendo perché sono vivo?"

Non riuscii a fare niente se non annuire.
"No, non sono mai morto... E hai le prove, mi pare: sono io, Zart, in carne e ossa." disse incrociando le braccia e ridendo in modo sinistro.
Aveva ragione, era vivo e vegeto, ma aveva qualcosa di strano e i suoi occhi erano così... diversi. Sembravano spenti, ma allo stesso tempo avevano un certo luccichio, come se fossero gli occhi di un automa. Scossi la testa. Come faceva a essere vivo? Lo avevano preso i Dolenti! Lui era morto! Lui è morto!
"Lo so, sembra incredibile, ma ehi... Sono sempre io!" esclamò girandosi di lato e chiudendo con un tonfo la porta.

Solo in quel momento mi risvegliai dalla mia trance momentanea. "Cosa diamine fai?" urlai abbandonando la pistola sulla scrivania per fiondarmi poi sulla porta, dandogli una spallata per spostarlo.
Mi attaccai alla maniglia e cercai in tutti i modi di riaprire anche solo una fessura, ma non accadde nulla e la porta non si mosse di un millimetro.

Mi ricomposi e allungai le braccia sui fianchi. Respirai profondamente e dovetti stringere i pugni conficcandomi le unghie nei palmi per cercare di contenermi e non saltargli addosso.
Mi girai lentamente e, sempre tenendo lo sguardo basso, bofonchiai qualcosa tra i denti.
"Cosa hai detto?" chiese lui fingendosi ingenuo.
"Ti ho chiesto perché caspio lo hai fatto." biascicai, stringendo la mascella quasi come se volessi farmi saltare tutti i denti.
"Non vedo perché avrei dovuto lasciarla aperta." disse lui semplicemente.
Alzai lo sguardo di scatto, furente. Uscire dal Labirinto lo aveva incretinito o cosa? "Ma sei idiota? Era la nostra unica via di uscita! Potevamo..." mi interruppi non appena lo vidi con in mano la pistola.

"Zart?" lo richiamai. Lui non mi degnò di uno sguardo e continuò a rigirarsi tra le mani quello stramaledetto affare, con un luccichio di malvagità negli occhi. "Zart cosa vuoi..."
"Ah, perché non te ne vuoi stare zitta?" chiese alzando lo sguardo spazientito e puntandomi la canna alla testa.
Spalancai gli occhi terrorizzata e chiusi immediatamente la bocca. Alzando le mani in segno di riappacificazione, mi allontanai da lui di qualche passo, incredula di come si fosse ribaltata all'improvviso la situazione.

Lo Zart che conoscevo era già parecchio pericoloso senza armi, figuriamoci con una pistola in mano. Dire che mi aveva in pugno era a dir poco limitativo. Ero proprio incastrata, in trappola, senza via di fuga. O in altre parole: morta. Potevo ritenermi morta e sepolta.
La goccia che aveva fatto traboccare il vaso in lui era stata la mia parlantina, ma sapevo di dover rischiare per forza e aprire bocca per chiarirmi le idee e cercare di calmarlo.
"Zart, ascoltami." dissi in tono molto calmo e dolce. "Parla con me. Possiamo trovare una soluzione. Non sei obbligato a farlo." 

Lui emise un verso strano, simile a una risata gutturale e soffocata, ma il suo viso non era segnato neanche da un minimo di divertimento, anzi aveva la mascella serrata e questo conferiva al suo volto ancora più durezza e autorità. "Non sono obbligato, dici? E tu cosa ne sai?"
"Oh, andiamo... Non ce l'avrai ancora con me perché pensi che tutte le morti dei Radurai siano colpa mia?" dissi esasperata, pentendomi subito dopo delle mie parole probabilmente sbagliate data la situazione poco favorevole. 
"In realtà lo credo ancora, ma non sono qui per questo." rispose pacato, caricando la pistola con un gesto repentino. Quel suono metallico mi fece rizzare i peli sulla nuca e capii che stavo solo perdendo tempo: non lo stavo di certo facendo ragionare, dovevo concentrarmi!

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora