Capitolo 46.

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L'agente riprese l'apparecchio e controllò il risultato su un piccolo schermo. "Be', chi l'avrebbe mai detto. Sei davvero un maledetto Mune. Ti dispiacerebbe spiegarmi come sei finito a Denver e come fai a non sapere un accidente del Nirvana o come riconoscere un drogato quando ne vedi uno?"
Oh, quindi l'uomo che sembrava privo di vitalità era sotto l'effetto del Nirvana. Pensai spalancando gli occhi sorpresa. E ciò voleva dire che... L'uomo ha l'Eruzione.
Ma certo... come avevo fatto a non arrivarci prima? La guardia aveva anche gridato di evacuare l'edificio perché c'era un infetto, ma probabilmente non avevo dato peso a quelle parole perché in quel momento ero concentrata sul tirare fuori Thomas da quella pessima situazione.
"Io lavoro per la  W.I.C.K.E.D." disse il ragazzo senza neanche rifletterci sopra.

Senza riuscire a trattenermi mi portai una mano sulla fronte e la trascinai sul volto. Come poteva essere così stupido e ingenuo? Fortunatamente la guarda fece una smorfia divertita e lo sbeffeggiò: "Credo a questa cavolata tanto quanto credo che i problemi di quel tizio non abbiano niente a che fare con l'Eruzione. Tieni il sedere incollato dov'è o comincerò a sparare."
Davvero una bella situazione. Pensai. Ci mancava solo questo. Ma alla fine abbiamo tutto il tempo del mondo, giusto? Newt non è da solo dentro una cavolo di Berga da giorni e Gally non ci sta di certo aspettando per ricevere una risposta sul Braccio Destro. Come ho detto: tutto va alla perfezione e possiamo permetterci di sprecare tempo!

Non mi accorsi nemmeno di aver serrato i pugni almeno fino a che non sentii una fitta di dolore a entrambi i palmi. Solo allora decisi di buttare giù tutta la rabbia e lo stress e di rilassarmi almeno finché non fossimo usciti da quella pessima situazione: presi un profondo respiro e impiegando tutta la mia forza di volontà rilassai i muscoli, flettendo le dita e distaccando le unghie dai palmi.
Proprio in quel momento sentii dei passi correre veloci nella nostra direzione e feci appena in tempo a voltarmi per notare quattro figure entrare nel bar di fretta, tutte vestite con una tuta di plastica verde che li copriva dalla testa ai piedi, tranne che per il viso, che era nascosto da dei grossi occhialini, sotto i quali c'era una maschera.

"Cos'è questa storia?" chiese uno di loro, quasi con una voce meccanica. "Ne hai presi due?"
"Non proprio." rispose l'agente. "Ho trovato un Mune, pensa di voler restare a godersi lo spettacolo."
"Un Mune?" l'altro uomo sembrava non credere alle proprie orecchie.
"Un Mune." confermò l'uomo. "È rimasto immobile mentre tutti gli altri sono schizzati fuori di qui, sostiene che voleva vedere cosa succedeva. E come se non bastasse, dice che sospettava che il nostro futuro Spaccato qui fosse sotto l'effetto del Nirvana e non l'ha detto a nessuno, ha continuato a bere il suo caffè come se niente fosse."

Mi morsi il labbro e mi impegnai con tutto il mio spirito a tenere la bocca chiusa e a non intervenire, ma quella situazione stava diventando veramente insostenibile, come se ogni parola pronunciata la peggiorasse attimo dopo attimo, aumentando il vortice di guai che girava senza sosta attorno a tutti noi.
L'agente fece un passo indietro mentre i quattro operatori sotto il telo di protezione circondavano l'uomo infetto che stava ancora singhiozzando, rannicchiato su un fianco per terra. Uno dei nuovi arrivati stringeva tra le mani un oggetto azzurro di plastica spessa con uno strano ugello e lo stava puntando verso l'uomo sul pavimento come se fosse un'arma. 

Per quanto piccolo fosse quell'aggeggio aveva un aspetto minaccioso, ma più mi sforzavo di ricollegarlo a qualche nome o alla sua funzionalità, più mi rendevo conto di stare pensando al nulla. Se non mi ricordavo cosa fosse quello strano strumento probabilmente la W.I.C.K.E.D. lo aveva inventato e poi tenuto nascosto, oppure semplicemente quando lo avevano inventato io ero già dentro il Labirinto.
"Devo chiederle di stendere le gambe, signore." disse il capo degli operatori. "Tenga il corpo fermo, non si muova, cerchi di rilassarsi."

"Non lo sapevo!" piagnucolò l'uomo. "Come facevo a saperlo?"
"Sì che lo sapevi!" gridò l'agente da un lato. "Nessuno prende il Nirvana tanto per prenderlo."
"Mi piace la sensazione che mi dà!" spiegò l'uomo piagnucolando. La sua voce mi fece provare una tristezza incredibile. Perché lo dovevano trattare in quel modo? Non aveva aggredito nessuno e perciò meritava di essere trattato come essere umano, non come animale.
"Ci sono molte droghe più a buon mercato di quella. Smettila di mentire e chiudi il becco." continuò l'agente con la camicia rossa, poi agitò la mano come se stesse scacciando una mosca. "Chi se ne frega. Impacchettate quell'idiota."

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora