Erano passati appena dieci minuti quando sentii bussare alla porta.
Mi ero rinchiusa nel bagno e per tutto quel tempo ero rimasta seduta in un angolo, nel pavimento freddo, con le ginocchia al petto e il volto rosso, bagnato e pieno rabbia.
Ben presto avevo capito che quel fiatone non fosse dovuto alla corsa che avevo fatto, ma ad un attacco di panico. Non era un'esperienza nuova per me, così cercai di gestirla al meglio, senza agitarmi nonostante sentissi l'aria mancarmi nei polmoni e la mia gola ingrossarsi. Come prima cosa avevo bagnato il volto con dell'acqua ghiacciata, cosciente che qualcosa di freddo mi avrebbe sicuramente aiutata a respirare meglio.Poi mi ero rintanata nell'angolino vicino alla piccola doccia, con la faccia ancora bagnata e gocciolante, e lì ero rimasta in attesa che l'attacco di panico si calmasse del tutto. Nonostante sapessi che un bel pianto di sfogo mi avrebbe aiutata senz'altro, non riuscivo a trovare le lacrime. Era come se mi fossi abituata a forza a tutto quel dolore, in modo da conviverci pacificamente. Oppure semplicemente non volevo piangere, mi sentivo una debole ogni volta che lo facevo. Troppo severa con me stessa per permettermi di crollare, avevo scelto invece la rabbia come rifugio.
Sentii qualcuno bussare di nuovo alla porta e questa volta decisi di scattare in piedi scocciata e raggiungere a falcate la porta. Non si poteva avere un po' di cacchio di privacy in quel posto, dannazione? In malo modo feci girare la serratura e spalancai la porta verso l'interno, rivelando la figura corrucciata di Stephen.
"Che vuoi?" domandai arrogante, rivolgendogli un'occhiataccia che sperai gli avrebbe fatto capire che non fosse il momento più adatto per parlare.
"Come stai?" domandò il ragazzo, guardandomi con un'espressione priva di sentimenti, come se non gli importasse della mia risposta, ma si sentisse comunque in obbligo di chiedermelo."Vaffancaspio, Stephen." sibilai tra i denti, afferrando la maniglia della porta e cercando di sbattergliela in faccia. Il ragazzo tuttavia fu più veloce e mi spintonò all'indietro, entrando dentro il bagno velocemente e chiudendo la porta dietro di sé. "Che diavolo fai?" gridai arrabbiata. "Esci."
"Ti ho fatto una domanda." rispose lui duro.
"E io ti ho dato un ordine. Fuori." ribattei furiosa, indicando la porta alle sue spalle.
Stephen alzò un sopracciglio, rifilandomi un'espressione annoiata, poi incrociò le braccia e scosse la testa, rimanendo immobile e ignorando completamente ciò che gli avevo appena detto."Oh, e va bene!" gridai esasperata. "Me ne vado io, allora." borbottai infilandomi nel piccolo spazio tra lui e il muro e cercando di sgattaiolare fuori dalla porta.
Ovviamente Stephen pensò bene di intercettare le mie mosse e di bloccarmi la strada, infatti fece un passo indietro e muovendosi veloce mi incatenò al muro, tenendomi ben salda per le spalle e guardandomi fisso negli occhi con la stessa, snervante, espressione facciale.
"Dio, ti odio quando devi fare così." mormorai digrignando i denti. "Io sto bene, perché non te ne torni da Hailie?"
"Sta dormendo ora, quindi vedi di non fare casino, grazie." ribatté lui, rivolgendomi un piccolo sorriso, che tuttavia durò poco.Sbuffai, alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa. "Okay... Cosa vuoi?" mormorai, abbassando lo sguardo e grattandomi la fronte.
"Voglio sapere come stai."
Scossi la testa e rilasciai una risatina nervosa. Come stavo? Stavo bene, a parte il fatto che mi sentivo totalmente vuota, come se ogni traccia di felicità fosse sparita nel nulla, come se non avessi mai più potuto sentirmi sollevata o gioiosa, come se quell'agonia fosse arrivata dentro di me per restarci per sempre. "Sto bene." mormorai sbattendo le palpebre e desiderando per un attimo di non doverle più aprire."Non mentirmi."
Spalancai gli occhi e alzai di scatto la testa, rivolgendo a Stephen un'occhiata di ghiaccio. "Cosa vuoi che ti dica? Eh? Vuoi sapere come sto? N-Non so nemmeno dirti... Non so nemmeno come..." mi morsi il labbro. Non gli dovevo nessuna spiegazione, volevo solo che se ne andasse.
"Parlami..." mormorò Stephen mettendo due dita sotto il mio mento e sollevandomi il volto. Sembrò improvvisamente preoccupato e, quando capì che avevo decifrato la sua espressione, si premurò di nasconderla. Probabilmente una vecchia abitudine a cui ancora rimaneva ancorato nonostante non fossimo più tra le grinfie della W.I.C.K.E.D.
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The Maze Runner - Run
Fanfiction{Threequel di The Maze Runner - Remember} I Radurai sono riusciti a sopravvivere anche alla Zona Bruciata e hanno conseguito il loro obbiettivo: raggiungere il Porto Sicuro entro due settimane per trovare la cura all'Eruzione, lo spietato morbo che...