Capitolo 55.

2.8K 153 92
                                    

"Non ci posso credere. Ti sei addormentata di nuovo!" mormorò una voce, una voce familiare.
Newt? Mi presi ancora qualche istante per gustarmi quegli ultimi attimi di sogno. Forse dovevo essere ancora in dormiveglia. Era ovvio che prima di svegliarmi stessi sognando Newt, ma non volevo interrompere la magia che ancora mi riempiva la testa.
"Avanti, apri gli occhi dormigliona! Jeff ha bisogno del tuo aiuto per curare Chuck: Zart gli ha di nuovo dato fastidio e non ne vuole sapere di farsi toccare da nessuno, ma credo che per te farà un'eccezione." spiegò nuovamente Newt.

Jeff? Chuck? La Radura? Forse stavo ancora sognando. Per quanto fossi ansiosa di vedere Newt di nuovo e di stringerlo tra le mie braccia, impedii a me stessa di aprire gli occhi. Avevo paura che se lo avessi fatto il sogno sarebbe finito all'istante, lasciandomi con una tristezza e un dolore laceranti.
"Oh, ho capito..." sussurrò il ragazzo, la sua voce talmente tanto vicina a me che potevo sentire il suo fiato caldo sul mio orecchio. Sorrisi. "Fingi di dormire, eh? Be' vediamo se questo ti sveglia."
In meno di un secondo sentii il corpo del ragazzo premere sul mio in modo delicato e la sua mano accarezzare dolcemente i miei capelli, come se stesse toccando una bambola di porcellana e avesse paura di romperla. 

Poi le sue labbra si appoggiarono lievemente alle mie e percepii la sua bocca incresparsi, come se stesse sorridendo. Senza riuscire più a resistere, aprii gli occhi e me lo ritrovai sopra: il suo volto era così vicino al mio che mi dovetti impegnare al massimo per non baciarlo. I suoi capelli biondi e arruffati mi accarezzavano la fronte e le guance. La sua bocca, proprio come mi ero immaginata, era increspata in un sorriso genuino, carico di gioia e tranquillità che non vedevo da tempo sul suo volto. I suoi occhi erano talmente tanto espressivi e brillanti che mi era difficile persino distogliere lo sguardo, troppo concentrata sulla luce che essi emanavano. Il suo naso era a stretto contatto con il mio e il suo respiro caldo e lento mi solleticava la pelle.

"Ti ho beccata." sussurrò il ragazzo, sfiorando le mie labbra con le sue mentre parlava. "Ora che ne dici se ci alziamo e andiamo da Jeff?"
"No..." brontolai, ritrovandomi ad accarezzare i suoi capelli ribelli e soffici. "Ti prego no..."
"E da quando sei diventata così pigra, Eli?" ridacchiò lui, dandomi un colpetto con il naso.
"Non è pigrizia, credimi. È nostalgia." gli spiegai, sentendo le lacrime iniziare a spingere dietro ai miei occhi. Perché la mia mente mi stava torturando in quel modo? Era già difficile per me abituarmi alla sua assenza durante il giorno, soprattutto se di notte mi capitava di sognarlo.
"Nostalgia? Ma se ci siamo visti appena ieri sera?" domandò lui, visibilmente perplesso. 

"Già, lo so." lo assecondai, gustandomi con tutta me stessa il suono della sua voce. Era così bella, profonda, rilassante, melodica... Amavo la sua voce.
"Che ti prende, Eli?" chiese preoccupato, facendo forza sui gomiti e sollevandosi leggermente da me.
"No, ti prego, non andartene. Ti prego." mi affrettai a dire, allungando le braccia verso di lui con una fatica incredibile, come se le mie mani fossero ancorate al terreno.
"Okay, okay." si scusò lui, riappoggiandosi delicatamente a me e accarezzandomi una guancia. Mi lasciai trasportare totalmente da quel suo gesto, sciogliendomi al suo tocco come se la sua mano fosse in fiamme. Come avrei fatto senza Newt? Se avessi potuto vivere in quel sogno, lo avrei fatto sicuramente. "Questa vicinanza mi rende impossibile resisterti." ammise il ragazzo.

"E allora non cercare di farlo." proposi, desiderando ardentemente che il contatto tra le mie e le sue labbra non fosse più semplicemente un lieve tocco, ma che si trasformasse in una vera e propria passione ardente.
"Mi arrendo con piacere, abbracciatrice di alberi." borbottò divertito, causandomi una piccola risata, prima di annullare totalmente le distanze tra di noi e premendo con forza, ma pur sempre con attenzione, le sue labbra sulle mie. Questa volta, come se le catene che tenevano le mie mani incollate al terreno si fossero polverizzate, fui libera di trasportare le mie dita tra i suoi capelli e tirare delicatamente alcune delle sue ciocche, causando a Newt un piccolo gemito che mi premurai di soffocare con un altro dei miei baci.

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora