Capitolo 44.

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Dopo aver fatto la doccia e aver mangiato, decisi di indossare i nuovi vestiti che mi ero comprata i giorni precedenti. Poi prendemmo un taxi e ci recammo subito nel posto in cui Jorge ci aveva detto che viveva Hans: un palazzo in condizioni di poco migliori rispetto a quello di Gally. Salimmo le scale fino al quarto piano e bussammo a una porta grigia di metallo. La donna che aprì disse di non aver mai sentito parlare di Hans, ma Jorge insistette. Poi, dietro di lei, spuntò un uomo brizzolato con la mascella larga. "Lasciali entrare." disse con voce roca.

Un minuto più tardi, eravamo tutti seduti intorno al tavolo traballante di una cucina e la nostra attenzione era tutta rivolta all'uomo burbero e freddo di nome Hans. "Sono contento di vedere che stai bene, Brenda." disse. "Anche tu, Jorge. Ma non sono in vena di rimpatriate. Arriviamo al sodo e ditemi quello che volete."
"Credo che tu conosca il motivo della nostra visita." rispose Brenda, poi fece un cenno con la testa verso noi Radurai. "Ma abbiamo anche sentito dire che la W.I.C.K.E.D. ha messo una taglia sulla tua testa. Dobbiamo fare questa cosa in fretta e poi dovrai andartene di qui."

Hans sembrò ignorare la seconda parte, intento a scrutare ognuno di noi, come a capire su cosa avrebbe dovuto operare, poi alla fine dopo averci squadrati in modo freddo, proprio come facevano i dottori della W.I.C.K.E.D., parlò. "Fatemi indovinare: avete ancora l'impianto."
Thomas annuì per tutti noi, si vedeva lontano un miglio che era nervoso, come tutti noi d'altronde. Per quanto mi riguardava non mi piaceva che altre persone giocassero con il mio cervello, ma in ogni caso non avevo scelta. Prima ci toglievamo quel disgustoso chip, prima saremmo tornati da Gally e da Newt.

"Voglio solo sbarazzarmi del dispositivo con cui mi controllano. Non voglio recuperare la memoria." specificò Thomas in modo da evitare fraintendimenti. "E prima voglio sapere come si svolge l'operazione."
Hans fece un'espressione disgustata. "Che razza di idiozia è questa? Brenda, chi è questo bamboccio codardo che hai portato in casa mia?"
"Non sono un codardo." disse Thomas prima che lei potesse rispondere. "È solo che hanno armeggiato in troppi nella mia testa."
Hans lanciò le mani verso l'alto, poi le sbatté sul tavolo, facendomi sussultare impaurita da quel gesto. Perché quelli che lavoravano o avevano lavorato per la W.I.C.K.E.D. erano tutti o lunatici o freddi? 

"Chi ti ha detto che avrei fatto qualcosa alla tua testa? Chi ti ha detto che mi piaci abbastanza da volerlo fare?"
"Esiste qualcuno di gentile a Denver?" mormorò Minho all'orecchio di Thomas, facendo però sentire quel commento a tutti.
"Tempo tre secondi e vi sbatto fuori da casa mia." spiegò Hans infuriato.
"State tutti zitti un attimo!" gridò Brenda. Poi si chinò verso Hans e parlò con voce più tranquilla. "Ascolta, questo è importante. Thomas è importante e la W.I.C.K.E.D. è disposta a fare qualunque cosa per mettere le mani su di lui. Non possiamo correre il rischio che si avvicinino quanto basta per cominciare a controllare lui, o anche Minho, o Stephen o... Elena." disse il mio nome con fare distaccato, come se il mio nome per lei non avesse importanza.

Hans fissò Thomas, scrutandolo come uno scienziato esamina un esemplare raro. "A me non sembra importante." poi però scosse la testa e roteò gli occhi al cielo, alzandosi. "Datemi cinque minuti per preparare tutto." disse, poi scomparve dietro una porta laterale senza altre spiegazioni.
Brenda si rimise seduta e fece un sospiro. "Non è andata poi tanto male."
Per ora... Pensai mordendomi il labbro agitata. Non sapevamo ancora se l'operazione sarebbe stata dolorosa e non eravamo al corrente di come quell'uomo intendeva procedere per togliere quel chip, perciò neanche volendo ci saremmo potuti preparare psicologicamente.

Da una parte ero sollevata che Hans ci avrebbe aiutati, ma guardandomi in giro il mio nervosismo non faceva che aumentare. Stavo per lasciare che uno sconosciuto mettesse le mani nel mio cervello in un vecchio appartamento sporco.
Minho accanto a me rise sotto i baffi, poi mi diede una gomitata. "Ehi, bambolina, hai l'aria spaventata." borbottò il ragazzo , lanciandomi un'occhiata di sfida, come se si aspettasse una mia frecciatina.
"Già, e tu sei stupido a non avere paura. Non pensare di essere coraggioso solo per questo." mormorai in cambio, accontentandolo e rilanciandogli la sfida. 

The Maze Runner - RunDove le storie prendono vita. Scoprilo ora