L'amore ha il tuo nome. Capitolo 29

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Emily.

Dolore! Dolore in tutto il corpo e voci alterate. Provo ad aprire gli occhi. Le palpebre pesano. Lui inferocito fa avanti e indietro per la stanza. Cosa ci faccio qui? La figura sfogata urla imprecando poi sparisce.

Non riesco a muovermi. Il corpo è sempre più dolorante, la testa è avvolta in una pressa vorrei dire a lui di smetterla di urlare ma ho la bocca troppo impastata per articolare una parola o semplicemente per muovere le labbra. Il buio mi avvolge di nuovo. Qualcosa di fresco mi scende giù per la gola: oh, grazie a Dio! L'acqua lenisce l'arsura. Lui continua a ruggire imprecazioni e ingiurie, e il buio mi trascina ancora con se sempre più giù.

Riesco a muovere le gambe. Ho di nuovo il controllo sui miei arti anche se indolenziti. Apro gli occhi, la luce è fastidiosa! Lui è davanti alla finestra e mi da le spalle. Sono in casa sua nuda, nel suo letto e debole, angosciata gli domando <<cosa mi hai fatto?>>. Lui si gira di scatto e con tono iroso <<accusi me della tua impudenza?>> <<Tu hai approfittato di me>>. Come una iena mi punta il dito contro <<non ci provare perché sono davvero stufo delle tue accuse e minacce se sei in questo stato è perché hai partecipato a un'orgia>>. Sbatto le palpebre più volte mentre la stanza intorno a me si allontana, poi arriva il buio. Sento delle voci. <<Dovevi usare più tatto>> è Irma che lo rimprovera. <<Sono fuori di testa. Averla vista nelle mani di quei quattro>> lui si giustifica a voce bassa, straziato. Nel buio si fa largo una luce, un ricordo insidioso, tante mani sconosciute che mi lambiscono il corpo. Una donna che mi da piacere con la lingua e tre maschere bianche con i membri eretti che si fanno strada in ogni parte percorribile di me. Sento i miei sospiri di piacere che li incidano a darmene di più sino a farmi perdere i sensi. Sbarro gli occhi con un urlo! Lui corre a sedersi sul bordo del letto e cerca di calmarmi dicendomi <<non preoccuparti hanno pagato con la vita per quello che ti hanno fatto>>. Con il petto squassato dai singhiozzi, gli dico <<Alex io ero consenziente>> <<no! Era la droga nei drink che ti ha dato quel farabutto e c'è di più. Quei tipi erano Vampiri notturni di Ludovic che ti hanno preso anche il sangue e l'invito alla festa era premeditato. Sono arrivati a te tramite Matteo, quella sua cliente era soggiogata da quel Simone che non era per nulla suo parente, ma io sono arrivato troppo tardi. Mi dispiace>>. Non riesco più a pensare, a ragionare ho il cervello avvolto nella nebbia. Irma mi passa un fazzoletto e mentre mi soffio il naso, lei mi dice <<mio padre sa quello che ti è successo>> <<perché glielo hai detto>> gli domando disperata, <<non farti strane idee! È stato lui a percepire quello che stavi facendo e a mandarci in tuo aiuto poiché non ha potuto farlo di persona perché è intrappolato in una cella in attesa di processo, grazie a te>>. Alex le lancia un'occhiataccia, che lei ignora, poi mi dice <<c'è un'altra cosa Emily. Il tuo amico Matteo è ricoverato in ospedale. La telefonata che ricevette quella sera era una scusa per allontanarlo da te e quando raggiunse la sua cliente in camera, i Vampiri che lo attendevano gli presero il sangue e in fine gli tagliarono la gola. L'abbiamo trovato in fin di vita. I medici lo tengono i coma farmacologico>> <<devo andare da lui>> urlo scalciando per scendere dal letto.

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