L'amore ha il tuo nome. Capitolo 69

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Quattro anni dopo.

Alex.

Gli uffici mi sono sempre stati stretti, non vedo l'ora di uscire da questa azienda, io sono uno spirito libero, ma per forze maggiori sono costretto a trascorrere buona parte di ore giornaliere della mia esistenza tra queste mura. Da quattro anni sono l'amministratore delegato dell'azienda del mio creatore. Eric, dopo un infausto avvenimento, ha dovuto rivoluzionare la sua esistenza e si è dedicato completamente alla sua famiglia e ha spedito me, ritenendomi il più idoneo, alla gestione dei suoi affari. E adesso eccomi qui alle prese con le problematiche degli umani e con la mia assistente. Dalila Letta! Questa donna, forse è esagerato pensarla come donna. Questa femmina appena ventiquattrenne è un iceberg! Di affascinante ha solo il nome, Dalila. Per il resto è minuta, più pallida di me, veste sempre come un uomo ed è asociale e cosa peggiore non sorride mai. E quando dico mai non esagero! Il suo atteggiamento costante è lo sguardo di sufficienza che rivolge a tutti, compreso me, e l'aria altezzosa quasi sprezzante verso il prossimo. Eric non poteva scegliere, assumere e affiancarmi, dopo un periodo di tirocinio, una femmina anche se efficiente ma antipatica come lei. <<Questa è la lista dei suoi impegni per i prossimi giorni. Le auguro un buon fine settimana signor Bilmar>> <<grazie, anche a lei signorina Letta>> dico all'iceberg mentre esce dal mio ufficio. Finalmente iniziano due giorni di libertà da dedicare al mio più grande divertimento, le donne, il sesso!

Raggiungo Matteo, all'appuntamento settimanale, in uno dei locali più in voga di Roma e dopo un abbraccio fraterno ci buttiamo nello sballo. Sì, qui c'è tutto quello che serve, musica incalzante, fiumi di alcol e donne disposte a tutto proprio come piacciono a me. Ordino, al barman, una bottiglia del più costo rum, ma lui invece mi passa una busta da lettera ben chiusa. Incuriosito la apro e leggo: Ti aspetto alla Casupola stanza numero otto. Annuso il biglietto e tra i vari odori ne riconosco uno. Tra tante proprio lei. E perché usare un messaggio simile. Sorpreso che fosse proprio lei inizio a chiedermi cosa possa mai volere da me! La risposta più logica è che voglia parlarmi lontano da orecchie indiscrete. Metto il biglietto in tasca, faccio un cenno di saluto a Matteo accerchiato da fanciulle scatenate ed esco dal locale e vengo investito dal rumore del traffico del venerdì sera e dai schiamazzi degli umani piuttosto brilli. La Casupola si trova a un isolato da qui e quando la raggiungo saluto il custode che al mio sguardo non osa farmi domande e mi reco alla stanza numero otto. Entro in camera e trovo proprio colei che avevo fiutato sul biglietto. Chiudo la porta poi le domando <<perché vedermi qui. Cosa è successo?>> <<Nulla. Voglio fare sesso>>. Cosa! Ma è impazzita? <<Perché quella faccia perplessa? Ho bisogno di un uomo ed ho scelto l'ideale>> <<Non credo proprio>> le dico fissandola come se avessi incontrato per puro caso un alieno. <<Un rifiuto non lo accetto>> mi dice avvicinandosi. Invece è proprio quello che otterrà da me. <<Ovviamente ci sono delle condizioni>> mi dice accarezzandomi la patta del pantalone, poi mi abbassa la lampo. Per la miseria! Chi l'avrebbe mai detto che una mano piccola come la sua fosse in grado di masturbare un uomo con tale maestria. <<Niente preliminari, niente carezze e principalmente niente baci>> mi dice indietreggiando di qualche passo e lasciando il mio membro vicino al raggiungimento della soddisfazione. La fisso sbalordito e con la bocca secca, mentre lei si sfila le mutandine. Me le mostra tenendole tra due dita, poi me le lancia sulla faccia <<ultima condizione, mi tolgo solo quelle>>. Afferro le mutandine di soffice e sottile pizzo bianco mentre scivolano sulla mia faccia le annuso. L'odore dell'eccitazione di questa femmina mi sconvolge e annienta le mie facoltà mentali specialmente la ragione. Infilo le mutandine in tasca mentre l'unico impulso è il desiderio di possederla e con un'unica falcata la raggiungo. La spingo sul letto, è talmente alta la voglia di sesso che le sue condizioni sono ben accette. Le apro le gambe e il mio membro, senza essere guidato, trova subito la giusta via e mi spingo in lei. Supero un ostacolo, una barriera. Lei stringe i denti tenendo lo sguardo fisso nel mio mentre io la penetro sempre più a fondo ma quando inizia a godere spingo con più foga raggiungendo un apice simultaneo. Cosa mi sta succedendo! Mi brucia la gola, arde di sete. Sangue urla ogni mi fibra! Mi alzo dal letto e lei mi segue, fisso la mia preda mentre si aggiusta la gonna, ho bisogno di nutrimi. Ho bisogno di spegnere questo fuoco alla gola e lei è ad un passo da me. Prendila mi urla il Vampiro e nell'attimo in cui stendo la mano per afferrarla lei si allontana ed esce dalla camera. Delle fitte tremende mi attanagliano le viscere e mi piego in due dal dolore. Il Vampiro prende il sopravvento ed ha un immagine fissa nella mente: lei! La sua preda. Sangue a sazietà. Morte. Sterminio. Un grugnito di sofferenza mi sale dal petto e in un momento di lucidità la mia parte umana mi illumina!

Appaio nella dimora del mio creatore e torcendomi sul pavimento urlo <<paaadreee>>. Accorre al mio fianco dicendomi con tono spaventato <<cosa ti succede Alex. Chi ti ha attaccato, sei ferito?>>. Lo afferro per la camicia sul petto e folle di sete gli dico <<non lasciarmi andare, rinchiudimi. Fai presto>>. Lui sembra comprendere lo stato in cui mi trovo e con il suo aiuto mi trascino nelle segrete del palazzo ripetendogli con voce rauca <<Rose. Rose>>. Lei arriva nell'attimo in cui entriamo in una cella di sicurezza e mentre casco sulle ginocchia sentendo il fuoco della sete scorrermi nelle vene un frastuono mi rimbomba nelle orecchie. Eric mi poggia la mano sul petto dicendomi <<accidenti! Chi è stato Alex?>> <<Fallo smettere>> lo supplico totalmente fuori controllo. Lui tenta di assorbire il mio dolore ma nessun potere sembra alleviare la mia condizione anzi peggiora. Ai miei occhi ho due prede da cui dissetarmi. Scatto per afferrare lui, ma lesto mi sfugge e in una frazione di secondo mi ritrovo incatenato al muro <<mi dispiace, ma è necessario. Sei preda alla brama di sangue>> mi dice la preda maschile. Mi ribello, minaccio, soffro, brucio. I miei occhi vagano per la cella poi poso lo sguardo su di lei assordato dal frastuono che emette il mio petto le urlo <<metti fine a questo supplizio>>. Buio totale.

Sollevo lentamente le palpebre e frastornato cerco di capire dove mi trovo. <<Ben tornato tra i vivi o tra i morti scegli tu>> mi dice Rose con tono derisorio. Lentamente il cervello riprende le sue funzioni e mi sollevo dalla branda mettendomi seduto poi mi prendo la testa tra le mani: come è potuto succedere! Eric si siede al mio fianco e mi porge una sacca di sangue. Il sostanza mi scende giù per la gola nutrendo le mie cellule dandogli vitalità, ma non mi basta. <<Allora sei pronto a dirmi chi è stato?>> mi domanda il mio creatore mostrandomi un paio di mutandine di pizzo bianco che tiene nella mano. <<Un iceberg>> gli dico. <<Oh! Ha un nome alquanto bizzarro la tua vergine. Congratulazioni, hai trovato l'altra parte di te>> esclama mio padre. Lo fisso con occhi sbarrati, scuotendo la testa. Rose sbadiglia fingendosi annoiata poi dice <<io sono di troppo. Vi lascio. Oh, Alex chiamami nuovamente se ti servo! E non ringraziarmi per averti immobilizzato con i miei poteri>>. E se ne va. Le sono grato per quello che ha fatto ma non riesco a dirglielo perché il mio cervello è concentrato su quello che mi ha detto Eric e su quella iceberg. Non è possibile! Lei, proprio lei l'altra parte di me. Come faccio! Come ne esco da questa situazione. Chi ha mai pensato di volerla per l'eternità. Non è nemmeno lontanamente il mio tipo ideale. E perché questo frastuono nel petto non la smette. Mi sento male! Mi manca il respiro. Mi sento soffocare. Mi pungono gli occhi. Mi sale un singhiozzo dalla gola. Eric mi cinge le spalle con un braccio <<calmati Alex. Farsi prendere dal panico non serve. L'amore quando arriva può sembrare alienante ma ti assicuro che reprimerlo non ti aiuterà. Adesso sei spaventato per tutto quello che rappresenta e che avverrà ed è normale ma ti garantisco che dopo il caos arriva l'ordine è una legge di natura>>. Rivolgo l'attenzione su mio padre, cosa sta dicendo. Io non soffro di crisi di panico. Io non sono innamorato. E cosa sono queste gocce rosate che mi colano sulle mani. <<Lacrime! Sono lacrime Alex. Ti ha preso proprio male>> mi spiega con tono consolatorio mio padre. Lacrime! Mi sono trasformato in un frignone. La uccido quella cazzo di iceberg.


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