TWO | Prima Stesura

Capitolo 14 - Scuse

Lo voleva fare per lei. Desiderava dimostrarlo a sé stessa prima che agli altri. Poco importava il risultato. Poco importava se fosse rimasta più sola ed isolata di quanto già non fosse.

Davvero difficile.

Voleva sbattere il faccia al mondo ciò che esso, con i suoi inganni e colpi bassi, aveva creato. Una nuova Faith. Un cambiamento che passava anche da quello.

Voleva prendere di nuovo in mano la sua vita.

Riallacciare i legami significava rivangare il passato, aprire nuovamente quella maledetta camera in cui aveva cercato di tombare i suoi errori. Significava sciogliere quei muri che l'amore per Cameron aveva costruito ed aiutato a dimenticare.

Ma doveva farlo. Era in guerra su più fronti e in guerra, si sa, si necessita di alleati fidati. In molti desideravano un pezzo di lei, un pezzo della sua felicità e di quell'amore finalmente reale.

Avrebbe combattuto. Lo avrebbe fatto da sola.

Justin, Maya, Savannah.

Questo il piano.

Si alzò dal letto. Cameron dormiva nonostante l'ora tarda.

Si vestì silenziosamente, colazione veloce ed uscì.

Guardò il cielo. Limpido. Forse il mondo approvava la sua scelta. Il sole riempiva l'aria tersa di quel novembre uggioso fino al giorno prima.

Un sorriso.

Forse è questa la strada. No! Nessun forse!

I "forse" erano per i perdenti. Erano per chi, come lei in passato, si lascia trasportare dagli eventi con la volontà di una di quelle foglie gialle che cadevano dai platani piantati ai lati della Main.

Non commetterò due volte lo stesso errore.

Quante volte ce lo ripetiamo a noi stessi. Eppure gli errori e le sconfitte insegnano più dei successi. Quest'ultimi ti portano in alto, dove la caduta è più dolorosa ed il fallimento più amaro.

Faith non aveva nulla da perdere. Cameron, il suo unico punto debole. Gli altri lo sapevano, i nemici lo sapevano, il mondo lo sapeva. Ed ora anche Faith.

Comprese quanto l'amore non sia facile, quanto esso sia disseminato di buche profonde e frane imminenti, quanto esso diventi il nostro punto debole, il nostro "qualcosa da perdere" e proprio per questo ancora più bisognoso di difese.

Avrebbe fatto di tutto ed il primo passo l'avrebbe mosso quel giorno.

Un sonnolento sabato mattina la accolse tra le mura del campus. Il palazzo principale e le sue aule giacevano deserte nella più completa oscurità.

Solo l'impresa di pulizie del college popolava quelle stradine con i loro mezzi.

Studenti attenti alla forma fisica correvano sui prati e nelle vie limitrofe.

Uno lo incontrò di fronte alla Beta Chi.

Faceva stretching appoggiando il piede destro su una panchina ed allungandosi verso esso.

« Ciao Justin! »

« Faith! »

Non le diede tempo di comprendere i propri sentimenti.

La abbracciò. La strinse forte a sé. Il profumo sicuro di una stretta fraterna.

« Mi sei mancata. » le sussurrò.

« Anche tu... scusami! »

« Smettila! Sono io che... non avrei dovuto! Ho fatto un casino e tu ci sei andata di mezzo... »

« Cosa stai dicendo Justin! Ti prego ascoltami! » disse Faith sciogliendo l'abbraccio. « Io, solo io, sono la causa di tutto ciò che è successo. Se una colpa ti può essere affibbiata è quella di essermi stato così amico, di essermi stato così vicino da soffrire anche tu dei miei errori. Justin... ho bisogno di te! Ho bisogno dei tuoi consigli sinceri, ho bisogno che tu mi sia amico e ti prometto che stavolta sarò una persona migliore. Ti prego non ti incolpare di sbagli che non hai commesso! Sto cercando di mettere ordine nella mia vita e tu sei gran parte di quell'ordine. Parlerò anche a Maya. Sistemerò tutto! »

« Non c'è nulla da sistemare... »

« Non dire così... »

« No Faith! » la interruppe sorridente Justin. « Non hai capito! Io e Maya siamo tornati insieme! » 

© G.

Angolo dell'autore:
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