Capitolo 3 - Risveglio

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Le prime luci portarono con esse le prime ombre della giornata.

Era stata una delle nottate più belle della sua vita ma ora doveva pagarne il prezzo.

Alzarsi, camminare, andare al bagno. Tutte abitudini che quella mattina erano accompagnate da un doloroso e quanto mai estraneo sforzo.

Era stato rude, violento, ed insieme gentile ed incredibilmente romantico.

Già: "incredibilmente".

Per gli standard di Cameron era spingersi in un impresa più grande del suo cuore. Quel ti amo sicuro, diretto era la reale prova di un mutamento epocale. Qualcosa che forse neppure Cameron sarebbe stato in grado di gestire.

Eppure svegliarsi accanto a lui era quanto di più simile al paradiso Faith avesse mai sperimentato. Guardarlo spettinato, con una mano sugli occhi a proteggersi dalla luce del sole, supino con una gamba nella parte del letto di Faith erano tutti gesti di vera quotidianità, erano il via libera che Faith attendeva da tanto, tanto tempo.

Erano i difetti a renderlo umano. Era guardare quegli occhi assonnati destarsi lentamente ed incontrare i suoi. Essere la prima vista di qualcuno.

Tutto nuovo. Per entrambi.

« Piccola... »

« Buongiorno! »

« C... che ore sono? » chiese sbadigliando.

Faith si voltò per afferrare l'orologio da polso lasciato sul suo nuovo comodino svedese.

Erano andati insieme a comprarlo qualche giorno prima. Si erano mescolati a coppie più grandi di loro ed a famiglie con bimbi urlanti. Erano dannatamente fuori posto eppure, in qualche modo, estremamente inseriti. Nessun imbarazzo, nessuna perplessità. Mano nella mano seguirono il flusso dettato dalle frecce luminose del grande mobilificio. Era divertente fingersi ciò che non si era. O non ancora.

« Le otto e trenta! »

« Cosa? È domenica Faith! Chiudi le imposte e rimettiti a dormire! »

« Ma le imposte sono chiuse! » protestò divertita.

« Allora da dove viene questa luce? »

« Da casa della signora Mulligan! Ogni mattina apre le finestre e proietta la luce qui dentro! »

« Maledetta vecchia! » bofonchiò sprofondando nel cuscino. « Come fai a vivere in questa stanza? Tra due mesi ci trasferiamo in camera di Harry! »

Già... Harry!

Di tanto in tanto veniva a rovinarle il sonno. Praticamente ogni notte le appariva in sogno.

« Ora però non ti intristire come al tuo solito quando si parla di lui! Non è mica morto! In fondo ha deciso lui di andare via! »

« Quali altre possibilità aveva? »

« Vediamo... rimanere? »

« Forse il fatto di aver perso tutto. »

« Ma qui aveva una sorella! »

Già... una sorella...

E Faith, una volta di più, si sentì morire dentro. Il senso di colpa era diventato il suo coinquilino più assiduo dopo Cameron.

Ovviamente ne aveva parlato con sua madre la quale, altrettanto ovviamente visti i trascorsi del marito, non ne fu colta di sorpresa. Ciò che la sconcertava maggiormente era la serie di coincidenze che aveva portato Harry e Faith ad incontrarsi. Una sequela di eventi che neppure il più fervido scrittore avrebbe potuto ordire.

Cece rimase all'oscuro degli avvicinamenti tra i due fratelli prima della sconcertante rivelazione.

Cosa dovrei dirle? Che ci siamo baciati? Che abbiamo quasi... no!

Il senso di colpa la torturava già abbastanza senza l'ausilio di una sua alleata pronta a girare il dito nella piaga come era solita fare sua madre.

« Devo assolutamente parlare con quella vecchia! » continuava a lamentarsi Cameron ignaro. « Ehi! Cosa hai? »

« Niente... »

« Sicura? »

« Si... »

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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