Capitolo 27 - Spiegazioni

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« Come vuole lei signor Bolton. Riunirò immediatamente il consiglio disciplinare. Spero si riprenda presto! » disse il rettore uscendo dalla stanza.

Una pietra. Un ciclopico carico ora opprimeva il futuro di Justin. Ora che la sua relazione con Maya procedeva spedita. Ora che la sua carriera di quarterback era decollata. Ora il destino cospirava contro di lui. Una situazione che Faith conosceva fin troppo bene.

Ma lei ne era sicura. Avrebbe messo non una, ma entrambe le mani sul fuoco per lui.

Justin non può essere la causa del suo stato!

« Che cos... »

« No! Ti fermo subito Faith! Non provare a difenderlo. So benissimo che è un tuo caro amico ma, nonostante so che non è stato lui la mente, è stato il braccio che mi ha ridotto così! »

Una Faith sempre più confusa fu costretta a sedersi. Come immaginare ciò che era accaduto? Come prevedere minimamente ciò che ne sarebbe scaturito?

Faith non poteva ed una volta di più la vita scelse per lei.

« Spiegami, ti prego! » chiese Faith.

« C'è poco da spiegare. È successo ieri sera. Il sonno non ne voleva sapere di arrivare ed i pensieri continuavano a impormi di girarmi e rigirarmi senza sosta nel letto. Sono uscito dal dormitorio per fare una corsa. Era tardi... saranno state le undici, forse mezzanotte. Nel nostro settore del campus la luce era andata via e i vicoli erano immersi nella più totale oscurità. Mi diressi verso la Omega Lambda correndo lungo il viale Hancock. Forse due o tre minuti di corsa. Tanto durò. Prima di raggiungere i lampioni funzionanti sono stato letteralmente placcato e gettato a terra da un ombra. Non l'ho visto in faccia, o meglio non li ho visti. Quando mi rialzai un secondo individuo mi bloccò afferrandomi alle spalle mentre il primo cominciò a tirare pugni allo stomaco. » si fermò per aprire il grembiule e mostrare le ecchimosi. « Non ho idea di quanto sia durata. Non vengo coinvolto spesso in risse ma so determinare la forza del mio aggressore. Erano sportivi, sicuramente. La presa che mi bloccava era studiata e decisamente salda. Mi alleno in palestra tre volte a settimana ma lui mi superava. Quando mi lasciarono andare il sangue che mi usciva dalla bocca era copioso e bagnava l'erba. Terminarono con tre costole rotte con un calcio mentre ero già a terra. »

La voce tremante. Gli occhi luminosi e lucidi. Spasmi di dolore percorrevano i suoi connotati quando le parole tagliavano il fiato.

« Mi dispiace... »

« Non è colpa tua. Ti racconto tutto ciò solo per spiegarti che era Justin uno di loro. Quando si allontanarono verso la loro confraternita riuscì a vedere la giacca della divisa dei Cossaks. »

« Tutto qui? Ci sono una trentina di giocatori nella squadra tra titolari e riserve! Come fai a... »

« Uno dei due si è complimentato con l'altro chiamandolo Justin! »

Le certezze di Faith vacillarono. Eppure nessuno poteva essere tanto stupido da fare il proprio nome durante una rissa soprattutto se fai di tutto per non essere scoperto.

« Mi sembra ridicolo! Justin non è il tipo. È la persona più pacifica che conosco e soprattutto non avrebbe motivo di picchiare uno che neppure conosce! »

« Ma conosce te! E conosce noi. »

« Spiegati! »

« "Stai lontano da Faith!". Così mi ha sussurrato all'orecchio prima di rompermi le costole. »

P... perché?

« Faith... mi dispiace ma so quello che ho visto e ciò che è successo. L'ho dovuto fare. Ho dovuto denunciarlo. Se è vero ciò che dici avrà sicuramente la possibilità di discolparsi, ma fino a prova contraria tre indizi fanno una prova e per me una certezza! »

« Ti supplico! Ripensaci! »

« Temo sia troppo tardi. »

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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