Capitolo 39 - Domande

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Era lì. Difficile da credere, ancor più da vedere.

Pupille perse nel movimento che le dita trasmettevano al vetro ed infine al liquore, o qualsiasi altro veleno ci fosse dentro quel piccolo bicchiere.

Non aveva bisogno di guardarla. Nick conosceva perfettamente ogni minimo aspetto di Faith. La ammirava nei suoi sogni, la spiava nel mondo reale.

Sogno ed incubo. Quando il primo si trasforma nel secondo? Quante volte esso si deve ripetere per affermare di averne abbastanza?

Ma Nick sapeva. Lei, Faith, era lì, in quel bar ed era nei suoi sogni con la stessa inconsistente materialità, incapace di raggiungerla, legato ai suoi peccati.

Faith, dal canto suo, era scivolata giù dalla sedia, avvicinandosi con circospezione, a quella losca figura che, china, trangugiava in un sol sorso quel forte alcolico.

« Nick? Sei davvero tu? »

« Purtroppo. »

Forse era ubriaco. Forse era solo stanco di quella vita.

Maya tornò con il bicchiere d'acqua.

« Ecco a te Faith! »

« Maya! Quanti ne ha bevuti? » le chiese Faith indicando il drink tra le dita di Nick.

« In realtà è il primo! »

« Meglio così! Non gliene servire più! Voglio sia sobrio! »

« Vi conoscete Faith? »

« No! » rispose Nick in sua vece. « Ma la colpa è solo mia! »

Maya confusa si avvicinò rapida all'orecchio di Faith.

« Vuoi che lo caccio via? Ho una pistola sotto il bancone. »

« No! » esclamò Faith prima di accorgersi che la discussione era quanto mai confidenziale e che sarebbe stato meglio abbassare il tono della voce. « Voglio dire... no, non preoccuparti. Lo conosco. Ho solo bisogno di parlare faccia a faccia con lui. »

Maya studiò un'ultima volta quel nuovo cliente.

« Come vuoi tu. Comunque ti guardo le spalle. »

« Non preoccuparti. Non ce ne sarà bisogno! »

Maya si allontanò di qualche metro fermandosi a spillare la birra e facendo un cenno di intesa verso Faith.

Un sospiro. Un istante per saggiare i suoi argomenti.

Forse merita un'ultima occasione: l'occasione di confessare spontaneamente le sue colpe e dimostrare la sua buona fede.

Con passo incerto Faith si accostò a quella persona così vicina eppure, in fondo, mai del tutto raggiunta. Il suo comportamento, il costante tentativo di racimolare attenzioni, elemosinare affetto, rubare un bacio che, freddo, si perdeva nel misero atto fisico.

Perché tutto ciò?

Quello. Quello era il famoso momento della verià, nel senso basilare del termine. Non si trattava di scoprire il funzionamento o meno di qualcosa e neppure il coronamento di sfiancanti sforzi.

Ciò che si ricercava era la più umile e vera verità, sperando che l'alcool non l'avesse già ottenebrata.

Scostò lo sgabello più prossimo a quello di Nick.

« Ti va di parlare? » chiese Faith.

« In realtà, prima che Cameron ti chiedesse di sposarlo, eri tu che mi chiedesti di potermi parlare. Ora sei qui! Chiedi ciò che vuoi! »

Ancora una volta. Quel ragazzo sfuggì nuovamente trincerandosi dietro i suoi attacchi, la migliore difesa che poteva usare.

« Perché sei qui? » chiese Faith.

« Perché sono qui... gran bella domanda! Se me lo avessi chiesto un mese fa ti avrei risposto: "Per i soldi!", anzi in realtà queste sono le uniche parole che non avrei pronunciato, ma sarebbe stata la verità.»

« E ora? »

« E ora... cosa? » chiese confuso.

« E ora perché sei qui? »

« Sono qui nonostante sia troppo tardi! »

« Per cosa? Ti prego parla! Non costringermi a farti le domande! »

« Per te Faith! » confessò voltandosi finalmente verso quegli occhi tanto evitati.

« Per me? »

« Posso farti io una domanda Faith? Sei sicura di non fare l'errore più grande della tua vita? »

« Quale errore? »

« Sposare un Raileigh! »

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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