Non fu affatto facile. Anche la vecchia Chevy sembrava risentirne.
Ora, su più fronti, il cuore di Faith doveva difendersi. Savannah, la famiglia di Cameron, Nick... ed ultima, in ordine di tempo, la sua mente.
Impossibile mantenere salda la rotta del proprio amore. Volente o nolente anche Faith iniziava quasi a credere a quelle accuse.
Justin non avrebbe avuto alcun motivo di aggredirlo, non ora che la sua relazione era stata definita, non adesso che la sua carriera sportiva aveva intrapreso finalmente la via che il suo talento meritava.
Fu così che la Shoreline diventò la scenografia di un pianto liberatorio e singhiozzato. Un pianto che invano tentava di lavare via un destino sempre più opprimente che, come un compattatore, iniziava a stritolare il suo amore ed il suo desiderio sotto il peso dei complotti.
Difendersi da sola. Quello era stato un mantra che fin troppe volte la sua mente aveva convintamente ripetuto, ma in fondo mai creduto.
Accostò.
Uno spiazzo sterrato si affacciava sull'oceano. Trenta metri di nuda roccia la separavano dalle turbolente onde che un temporale lontano formava e destinava alla costa come avvertimento.
Ogni punto cardinale ne era origine.
Lontani. Quei fulmini non avrebbero mai potuto raggiungerla. Quella tempesta distante, o forse più vicina di quanto chiunque si potesse aspettare.
Lei, quella costa. Lei, la roccia che l'erosione del mare agitato cominciava a sgretolare. Lei, non cosi forte da resistere.
Ed io che pensavo...
La salsedine si mescolò alle lacrime rendendole ancora più sapide ed stucchevoli di quanto il suo stomaco potesse reggere.
Lo stress fece il resto.
Dovette chinarsi a terra prima di dare di stomaco. La fronte quasi a toccare quel misto di sabbia e ciottoli tenuti insieme dalla bellezza del paesaggio e dalla consapevolezza che il vento della bufera li avrebbe separati.
Ma lo stomaco sembrò non voler accennare a svuotarsi. Un secondo conato la spinse a sorreggersi i capelli con le mani.
Trenta secondi dopo uno schifoso sapore le riempiva la bocca e le bruciava la gola.
Corse in macchina per afferrare quella bottiglietta d'acqua reperto del suo viaggio di arrivo in quella parte d'America.
Il liquido che conteneva sapeva di un cocktail tra plastica fusa e calcare, ma il sapore era sicuramente più piacevole di ciò che il vomito le aveva portato.
Si sedette sul cofano per riprendere fiato prima di convincersi che il peso dei pensieri era troppo.
Si stese su di esso.
Gli occhi si persero nel cielo. Nuvole grigie si fondevano e si scioglievano in una danza che seguiva solo la direzione del vento e fagocitava i pochi spazi di cielo azzurro.
Ci aveva provato.
Dio solo sa quanto ci ho provato.
Si era trincerata dietro un sorriso impenetrabile ed a tratti idiota. Persa nel suo amore per Cameron aveva abbassato la guardia ed il destino ne aveva approfittato. Come un tramonto che credi eterno ma che alla fine ti volti ed è già troppo tardi.
Maya, Justin... forse Tuck. Questi i suoi pochi alleati. Cameron? Sì, ovvio. Lui si che era forte. Lui si che sapeva come difendersi e difenderla.
Allora perché mi sento tanto sola?
Forse il senso di colpa.
Mesi difficili quelli passati. Mesi in cui i dubbi avvolgevano le paure proprio come quelle nubi sopra di lei facevano. Guardarle le ricordava quanto le persone da lei amate avessero sofferto e quanto poco lei avesse fatto per aiutarle.
Anzi.
Essere sempre, costantemente il pomo della discordia, essere sempre in scena, al college, a lavoro, perfino a casa propria erano venuti a cercarla, vedi signora Raileigh.
La paura conduce al logoramento. Ed essa aveva scavato così affondo da scoprire la carne viva del suo cuore.
Ho bisogno di aiuto...
Un suono dalla tasca. Ne estrasse il cellulare.
Messaggio da Harry:
Ciao Faith, non so neppure da dove iniziare. Probabilmente se ti dicessi cosa mi ha spinto a scriverti mi prenderesti per matto. Al diavolo, ce ne sono capitate così tante che so non ti scandalizzerai. Non immagini che mareggiata è arrivata sai? Forse non te l'ho mai detto ma io adoro surfare. Dov'ero arrivato? Ah sì! Ero sulla tavola, come sempre aspettando un'onda perfetta che per me non arriva mai. Il mare mosso come non mai. La muta non impediva a freddo di penetrare pur essendo la più pesante che possiedo. Nonostante la bandiera rossa la spiaggia era un brulichio di persone intente a prepararsi strofinando paraffina sulle tavole e saltellando qua e là cercando di infilarsi un'aderentissima muta.
Difficile dire cosa sia accaduto.
Era lì. Veniva da me, Faith. Un'onda perfetta, solitaria. L'onda più pulita che abbia mai visto. Tra le tante lei cresceva costantemente ed in modo eccezionale. Remai. Ci misi tutta la forza che avevo in corpo. Cercai di anticiparla. Ci riuscii. Mi prese. Mi spinse rapido. Sentivo il vento abbandonare la terra ed asciugarmi il viso. Ero in piedi. Avevo il pieno controllo di lei. Basso sulla tavola non percepivo neppure un'asperità, neppure un'increspatura. Liscia come l'olio.
Ma forse l'avevo sottovalutata.
Virai a destra verso il lato aperto dell'onda. Io ne ero certo Faith. Ero certo di averla compresa. Ero sicuro che ce l'avrei fatta.
Ma lei mutò. Più veloce e forte di me. Tentai di resistere, piegarmi il più possibile ed entrare nel tubo che sopra la mia testa aveva formato. Un'istante. Collassò.
L'oceano si chiuse sopra di me gettandomi in acqua. Il cielo plumbeo si spense ancora più sotto la superficie assomigliando al fondo del mare. Ero al buio. Vorticavo su me stesso urlando dal terrore e più lo facevo più l'aria mi abbandonava. Da un momento all'altro mi attendevo lo scontro con il fondale.
Poi avvenne qualcosa.
Una mano mi prese il polso. Era gentile e calda in quel gelido oceano. Mi mostrò la strada verso l'alto. Guardai quelle dita, corsi lungo il braccio, infine la vidi.
Eri tu Faith. Ne sono certo. Ti riconoscerei anche nel buio più accecante. Mi guardavi sorridente, tendendomi la mano e battendo i piedi per guadagnare la salvezza. Non guardavi la destinazione. No. Non hai mai smesso di sorridermi. Eri luminosa e sicura di te. Eri forte come quando ti ho conosciuta.
Riaffiorai alla vita e l'aria tornò a fluire in me. Eppure non ero felice.
La gioia di abbracciarti svanì quando attorno a me non vidi che onde ed acqua a non finire. Mi issai sopra l'unico frammento galleggiante della mia tavola distrutta. Ti cercai ma ovviamente...
Mi dispiace Faith. Mi dispiace per come mi sono comportato.
La notizia che la mia famiglia non fosse solo un ricordo, la certezza che tu, la persona che amavo, fossi parte di essa mi ha sconvolto. Ed ora ti chiedo scusa perché non sono lì con te a salvarti come tu hai fatto con me, un'altra volta.
Ma forse è meglio così.
Cameron è la persona giusta per te e ti potrà offrire tutto ciò che desideri e che, soprattutto, meriti dalla vita. Ti saluto Faith. Ti saluto con la promessa che qualsiasi cosa ti accada dalla parte opposta del paese uno stupido ragazzo starà ancora pensando a te.
© G.
Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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TWO | Prima Stesura
Teen Fiction__ SEQUEL DI "ONE" __ Sono trascorse tre settimane. Faith è cambiata. Le sue priorità, la visione che aveva del mondo, della vita, del passato. Tutto cancellato. E se da un lato, quello del cuore, la direzione è tracciata, le ultime rivelazioni han...