Capitolo 53 - Incurabile

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L'alba arrivò accompagnata dal suono di un aspirapolvere.

Strofinarsi gli occhi e guardarsi attorno per accorgersi di non essere più a North Windfield. Ripensare ai motivi di quella fuga ed essere colpiti dalla vita reale.

Una nottata d'inferno.

Maya si era rotolata nel letto tutta la notte, scalciando, russando e spingendo Faith sulla soglia di chiamare Justin ed avvertirlo con quale calamità avrebbe dormito.

Ma forse già lo sa.

Vuoi per l'amicizia in comune, vuoi per i trascorsi a volte più che amichevoli con Justin ma, a pensarci bene, l'amica era sempre stata piuttosto riservata circa la sua relazione.

Mai un pettegolezzo o una chiacchiera spinta. Mai nulla potesse farla arrossire e spingerla oltre l'abito di perfezione che vestiva.

Forse è un argomento off limits...

Il bagno la accolse con un fetido odore di fogna stagnante proveniente dalle tubature, costretto all'interno della stanza dall'assenza di qualsivoglia apertura verso l'esterno. Solo una ventola, nel punto più alto della parete di fondo, avrebbe potuto dare conforto ma giaceva immobile da parecchio tempo a giudicare dalle ragnatele costruite attorno.

Ora, con la luce, questa stanza non appare più tanto "discreta".

Il basso ventre le doleva, accadendo già da due giorni consecutivi. Liberare la vescica era l'unico fine che la spinse ad usare quella stanza.

Quando terminò, la vide.

La carta igienica con la quale si pulì si era colorata di rosso facendola sprofondare in quel fuoco che erano i ricordi ad alimentare e che lacrime non lo avrebbero certo spento. Esse avevano solo l'amara conseguenza di serrare la gola, mozzare il fiato ed impedirle di urlare il suo dolore.

« Faith! » esclamò Maya trovandola curva su se stessa appoggiata al gabinetto. « Dai, non fare così! »

Sorretta, la spinse verso il letto. Situazione complicata perfino per un'amica che avrebbe fatto l'impossibile.

Ma forse l'impossibile non era abbastanza.

Lacrime a spegnersi sul lenzuolo mentre Maya cercava parole dal senso meno retorico possibile. Una mano sulla spalla per trasmettere calore.

« Nessuno Faith, nessuno che non sia passato da un tale lutto può comprendere. Io sono tua amica, lo sai. Ti sarei sorella se avessimo gli stessi genitori ma l'affetto che provo per te è il medesimo, quindi poco importa. Sì, posso aiutarti, per quel poco che i nostri anni di differenza mi hanno insegnato ma tu Faith hai trovato una parte di me che neppure io sapevo di avere. Forse perché, per gran parte della mia vita, quest'ultima è ruotata attorno a mio padre, forse perché il mio mondo è fatto soprattutto di aridi e vecchi e stanchi ubriaconi che buttano via la loro vita insieme ai soldi. Ma ora ho un'amica che mi ha fatto conoscere l'amore, che mi ha mostrato che in pochi mesi si può amare, soffrire, gioire come in una vita intera, che ha combattuto per ciò in cui credeva essere giusto e poco importa se, alla fine, non era ciò che ci si aspettava. Mi hai mostrato una ragazzina indecisa come nessuna diventare una leonessa che non si arrende al destino e si rialza in cerca dell'amore. Mi hai fatto ricredere su me stessa e su ciò che credevo fosse il romanticismo e ora so che esso è un valore. È il valore di chi non si arrende, di chi sa che là fuori l'unica verità e la sola soluzione la sta cercando e vuole corrergli incontro.

Non so quanta strada hai ancora da fare Faith. Nessuno lo sa. È un viaggio al buio cercando una luce che forse si spegnerà quando ci saremo avvicinati abbastanza ma so, con tutta ma stessa, che la tua luce, tu, l'hai già trovata ed ora la raggiungiamo! »

© G.

Angolo dell'autore:
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